L’arcipelago giapponese è stato travolto da un’ondata di calore eccezionale che ha trasformato giugno in agosto, lasciando dietro di sé un bilancio drammatico: almeno tre vittime e centinaia di persone ricoverate negli ospedali. Le temperature hanno raggiunto picchi record, con Tokyo che ha toccato i 34,4 gradi Celsius nel centro cittadino, mentre quattordici città hanno stabilito nuovi primati termici per il mese di giugno.
Il caldo killer ha messo in ginocchio il sistema sanitario della capitale: 220 persone hanno richiesto cure mediche, in un solo giorno si sono registrati 169 ricoveri.
Giappone, i numeri del surriscaldamento
Questa ondata di calore non è un episodio isolato, ma si inserisce in un quadro climatico che sta sconvolgendo il quadro meteorologico del Giappone. L’estate 2024 ha segnato un record assoluto: l’arcipelago ha vissuto la stagione più calda mai registrata, con temperature superiori di 1,76°C rispetto alla media del periodo 1991-2020. Un dato che ha superato persino i record del 2023 e del lontano 1898. Non a caso, quello passato è stato l’anno più caldo di sempre a livello globale.
I numeri sono inquietanti: 8.821 episodi di caldo estremo con temperature pari o superiori ai 35°C, un incremento di 2.129 eventi rispetto al record precedente. Durante l’estate scorsa, oltre 70.000 persone sono state trasportate negli ospedali per colpi di calore.
L’emergenza sanitaria ha messo in evidenza la vulnerabilità della popolazione giapponese, che è la più anziana nel mondo. Con un’inversione demografica che vede un aumento della popolazione anziana e una diminuzione del tasso di natalità, il Giappone si trova di fronte a una situazione in cui un numero sempre maggiore di persone anziane muore o si trasferisce in strutture di assistenza a lungo termine.
Il fenomeno ha radici profonde nel cambiamento climatico. Come spiegato dall’Agenzia meteorologica giapponese, “l’aria calda ha teso a coprire l’intero Paese e, da luglio ad agosto, un sistema di alta pressione del Pacifico ha coperto principalmente il Giappone occidentale, con conseguenti cieli sereni e forte luce solare”.
I paradossi di un clima impazzito
Un po’ come l’Italia, il Giappone sta vivendo il doppio effetto della crisi climatica: sempre meno precipitazioni (in Sicilia la siccità è diventata una “guerra tra poveri”) e sempre più ondate di calore potenzialmente letali. Mentre il versante pacifico brucia sotto ondate di calore sempre più intense, il lato opposto dell’arcipelago ha registrato precipitazioni ai minimi storici durante l’inverno 2024-2025. A Ofunato, nella prefettura di Iwate, febbraio 2025 ha registrato il record negativo di precipitazioni nella storia del Giappone. La siccità e le ondate di calore stanno mettendo in crisi persino la produzione di riso, emblema dell’alimentazione nipponica, è in crisi.
Anche il Monte Fuji rischia di passare da simbolo del Giappone a simbolo del cambiamento climatico che minaccia il Paese: l’anno scorso, per la prima volta in 130 anni, la montagna sacra è rimasta senza neve fino a novembre perché le temperature estive si sono protratte in autunno, impedendo l’arrivo dell’aria fredda necessaria per la formazione del manto nevoso. Una dimostrazione tangibile di come il riscaldamento globale stia alterando i ritmi millenari della natura giapponese.
Le proiezioni scientifiche: uno scenario preoccupante
Gli studi scientifici delineano un futuro complesso per l’arcipelago. Secondo l’analisi condotta dall’Istituto nazionale per gli studi dell’Ambiente del Giappone e da altre ventisette associazioni di settore, entro la fine del secolo il 60% delle spiagge giapponesi potrebbe scomparire a causa dell’innalzamento del livello del mare. Il riscaldamento globale farebbe alzare di 60 centimetri il livello marino lungo le coste, sommergendo il 96% delle aree costiere se l’aumento delle temperature raggiungesse i 4°C rispetto al periodo preindustriale. Uno scenario lontano, ma non più improbabile adesso che la lotta al cambiamento climatico è tornata ad essere secondaria nelle agende delle principali economie mondiali.
Le zone più vulnerabili del Giappone includono il Nord dell’isola di Hokkaido, le spiagge urbane di Sagaminada alla periferia di Tokyo e gli atolli del Pacifico di Ogasawara. A Chigasaki, a sud della capitale, la costa si è già ritirata di cinquanta metri negli ultimi cinquant’anni.
I protocolli di emergenza contro le ondate di calore
Le autorità giapponesi hanno già implementato protocolli di emergenza, invitando la popolazione, soprattutto gli anziani, a rifugiarsi in ambienti climatizzati durante le ondate di calore. Tuttavia, la frequenza crescente di questi eventi estremi richiede strategie di adattamento più strutturali.
L’esperienza cinese offre uno spaccato delle misure drastiche che potrebbero diventare necessarie: a causa delle temperature estreme, l’inizio dell’anno scolastico è stato posticipato in diverse province, incluse Jiangxi, Chongqing e Sichuan.
Il professor Hisashi Nakamura del Centro di ricerca per le scienze avanzate dell’Università di Tokyo ha sottolineato l’eccezionalità degli eventi meteorologici recenti: “Lo scorso mese abbiamo assistito a un’ondata di freddo della durata di circa una settimana, un evento rarissimo che si è ripetuto due volte nello stesso mese”. Questa instabilità crescente rappresenta la nuova normalità climatica dell’arcipelago.
Verso un futuro incerto
Le previsioni dell’Agenzia meteorologica giapponese per il 2025 indicano un graduale indebolimento delle condizioni che causano La Niña, il fenomeno climatico naturale che interessa l’Oceano Pacifico tropicale e comporta temperature superficiali del mare più fredde del normale con ricadute a cascata sul clima della zona. Si prevede un’alta probabilità (circa l’80%) di ritorno a un regime di neutralità entro la primavera, ma questa transizione non garantisce una diminuzione degli eventi estremi, che secondo gli esperti diventeranno sempre più intensi e frequenti a causa del riscaldamento globale.
Mentre alcuni turisti temono l’arrivo del 5 luglio per una profezia fatta da un’autrice di manga, i giapponesi devono fare i conti con una minaccia concreta e attuale. Le estati sono sempre più torride, gli inverni sempre più stravolti e i paesaggi iconici come le spiagge e i paesaggi innevati del Monte Fuji stanno via via scomparendo. Questa trasformazione che richiederà non solo adattamenti tecnologici e infrastrutturali, ma anche un ripensamento profondo del rapporto tra società e ambiente in un Paese che ha fatto della contemplazione della natura una filosofia di vita.