Roma, Napoli, Milano e Genova tra le dieci città europee con più morti per il caldo estremo

Entro il 2050 sono previsti decessi 4,6 volte superiori rispetto alla media europea. Tra le dieci città più a rischio quattro sono italiane
30 Gennaio 2025
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Caldo Estremo Canva

Il dato sul caldo estremo è allarmante. Tra le città europee con più morti previste per le ondate di calore, quattro su dieci sono italiane: Roma (seconda città più esposta), Napoli (terza), Milano (quinta) e Genova (decima).

Questo è il preoccupante scenario delineato da uno studio pubblicato sulla rivista Nature Medicine e condotto dalla London School of Hygiene & Tropical Medicine, secondo cui il caldo estremo potrebbe provocare 2,3 milioni di decessi in Europa entro il 2100.

Lo studio sottolinea che l’aumento della temperatura è associato alla crescita delle aree urbane e della popolazione. “Se non si fa nulla per mitigare il riscaldamento globale, le conseguenze potrebbero essere disastrose, soprattutto nell’area del Mediterraneo”, ha avvertito Pierre Masselot, primo autore dello studio.

In Italia si prevede un’impennata del numero delle vittime

Secondo il rapporto, l’Italia subirà un aumento dei decessi superiore alla media dei Paesi dell’Europa meridionale. I decessi aumenteranno del 16% nella prima metà del secolo e poi dell’11% circa tra il 2050 e il 2100. In valori assoluti, gli incrementi ogni 100.000 abitanti per anno sono di 54,7 vittime (contro i 45,9 della media del Sud Europa) tra 2015 e 2050 e di 138,6 vittime (contro 124) nella seconda metà del secolo. Rispetto all’aumento della mortalità a livello europeo (non solo dell’Europa meridionale), l’Italia registra valori 4,6 volte più alti entro il 2050 e 3 volte più alti entro il 2100.

Lo studio utilizza dei modelli previsionali per stimare l’incremento di morti per caldo estremo in 854 città europee con una popolazione superiore a 50.000, che coprono un totale di circa il 40% di 30 Paesi europei. Il calcolo riguarda l’aumento netto, quindi la riduzione di mortalità dovuta a meno episodi di freddo estremo.

La Capitale si posiziona al secondo posto con una previsione di 147.738 morti causate dal caldo estremo entro il 2100. Segue Napoli, con 147.248 decessi, mentre Milano è al quinto posto con 110.131 morti. Genova chiude la classifica delle dieci città più a rischio con 36.338 decessi previsti. L’unica città europea che registra un dato peggiore di Roma è Barcellona, dove si prevede che le ondate di calore provochino 246.082 decessi entro la fine del secolo. Lo studio evidenzia un forte effetto Mediterraneo, con gli effetti netti più elevati nella Spagna orientale, nella Francia meridionale, in Italia e a Malta.

Il Belpaese avrà un tasso medio di mortalità per caldo di 91,2 ogni 100.000 abitanti nel periodo 2050-54, cifra che salirà a 191,3 nel 2095-99 con un’impennata significativa rispetto ai livelli attuali (nel 2022 il Paese ha registrato 295 decessi per milione di abitanti, ovvero 29,5 ogni 100.000 abitanti). Da valutare anche la pressione sul sistema sanitario nazionale, che è già in grave difficoltà.

I numeri sono preoccupanti in primis per la salute pubblica, ma anche per il sistema sanitario, le infrastrutture urbane e l’agricoltura, ancora fondamentale per una parte del Paese. Il surriscaldamento globale sta già modificando le colture prodotte lungo i terreni, sempre più arsi, dello stivale.

Metodo di calcolo e vittime in Europa

Per comprendere come il cambiamento climatico potrebbe influenzare la salute pubblica in Europa, i ricercatori hanno sviluppato tre scenari, ciascuno basato su diverse traiettorie socioeconomiche, demografiche e ambientali offrendo una precisione e una varietà di scenari più ampia rispetto agli studi precedenti.

Questi modelli ci aiutano a visualizzare come le nostre scelte di oggi potrebbero plasmare il domani.

Il primo scenario, denominato SSP1-2.6, dipinge il quadro più ottimistico. In questo futuro, l’Europa abbraccia pienamente la sostenibilità e si impegna a ridurre significativamente il proprio impatto ambientale. La società si muove verso stili di vita più sobri e consapevoli, mentre i governi implementano misure concrete sia per la mitigazione del cambiamento climatico che per l’adattamento ai suoi effetti. Questo approccio integrato mira a proteggere le fasce più vulnerabili della popolazione dagli effetti delle ondate di calore.

Nel secondo scenario (SSP2-4.5), l’Europa mantiene sostanzialmente la sua attuale traiettoria. Le disuguaglianze sociali persistono e il settore privato assume un ruolo sempre più dominante. I progressi verso la mitigazione e l’adattamento climatico procedono lentamente, limitando la capacità della società di proteggere i suoi membri più vulnerabili dalle conseguenze del riscaldamento globale.

Il terzo scenario (SSP3-7.0) presenta la prospettiva più preoccupante. In questo futuro, l’Europa affronta tensioni regionali sempre più forti e disuguaglianze sociali sempre più marcate (in linea con quanto sta accadendo negli ultimi anni). Questi fattori impediscono qualsiasi azione significativa verso la mitigazione del cambiamento climatico o l’adattamento ai suoi effetti, lasciando la popolazione estremamente vulnerabile agli impatti delle temperature estreme.

Per ciascuno di questi scenari, i ricercatori hanno prima esaminato una situazione base di “nessun adattamento”, dove la vulnerabilità al calore dipende esclusivamente dalla distribuzione dell’età nella popolazione locale. Gli autori dello studio anche hanno prospettato diversi livelli di intervento, analizzando come le misure di adattamento potrebbero ridurre la mortalità legata al calore del 10%, 50% e 90%.

In tutti i casi, l’aumento dei decessi correlati al caldo ha superato la riduzione dei decessi correlati al freddo. Si prevede che, in caso di mancato adattamento al surriscaldamento globale, la mortalità correlata alla temperatura aumenti in tutti gli scenari e i periodi per la maggior parte dell’Europa. Allo stesso tempo, il numero di decessi previsto in relazione al caldo estremo varia molto tra i tre scenari.

Nello scenario più estremo (il terzo, denominato SSP3-7.0), si prevedono un aumento del 50% nei tassi di mortalità correlati alla temperatura e un numero totale di decessi cumulativi superiore a 2.000.000 verso la fine del secolo. Le vittime potrebbero essere ridotte di almeno due terzi negli scenari più favorevoli (SSP1-2.6 e SSP2-4.5) a riprova dei benefici per la salute derivanti dalle politiche che puntano a ridurre le emissioni di carbonio.

Proiezione delle variazioni nette nei tassi di mortalità in eccesso correlati alla temperatura dal 2015 al 2099 in assenza di adattamento al calore per tre scenari SSP in 854 città – Fonte: rivista Nature Medicine

Gli eventi estremi in Europa

Il 2024 è stato il quinto anno consecutivo più caldo della storia e gli effetti sono stati evidenti. L’Europa è stata flagellata da una serie di eventi climatici estremi: siccità, inondazioni e tempeste hanno spezzato la vita di centinaia di persone. La tragedia più grande si è verificata nell’area di Valencia dove, a fine ottobre, la DANA ha provocato la morte di almeno 222 persone e un indefinito numero di dispersi. A causa della Depresión Aislada en Niveles Altos, in 8 ore è caduta la pioggia che normalmente cade in un anno intero. Pochi mesi prima, la tempesta Boris aveva messo in ginocchio l’Europa centrale e quella orientale provocando almeno 24 morti raggiungendo anche l’Emilia-Romagna e altre parti del Nord Italia.

Nel 2020, il numero di eventi climatici estremi a livello globale ha raggiunto un picco storico di 416 eventi, secondo il database internazionale Em-Dat. Tra questi, 60% sono stati legati a inondazioni e tempeste, in gran parte collegabili al riscaldamento climatico.

La Banca Mondiale stima che entro il 2030, senza politiche di mitigazione adeguate, oltre 132 milioni di persone potrebbero essere spinte in condizioni di estrema povertà a causa dei disastri climatici.

L’aumento della frequenza e intensità dei fenomeni climatici estremi è una conseguenza diretta del surriscaldamento globale, aggravato dall’inquinamento atmosferico. I gas serra, principalmente anidride carbonica (CO₂) e metano (CH₄), intrappolano il calore nell’atmosfera, causando un riscaldamento continuo. Dati del World Meteorological Organization (Wmo) mostrano che la temperatura media globale è aumentata di circa 1,1°C rispetto all’era preindustriale e nel 2023, per la prima volta nella storia dell’umanità, si è superata per la prima volta la soglia di +2°C rispetto al periodo preindustriale.

Chiaramente, tutto il mondo è esposto ai rischi del cambiamento climatico come dimostrano, ultimi in ordine cronologico, gli incendi di Los Angeles. Il rapporto “Quantifying the Impact of Climate Change on Human Health”, realizzato dal World Economic Forum insieme a Oliver Wyman, analizza gli effetti diretti e indiretti di eventi climatici come inondazioni, siccità, ondate di caldo, tempeste tropicali, incendi e innalzamento del livello del mare sulla salute umana.

Una delle proiezioni più preoccupanti del rapporto è che entro il 2050 il cambiamento climatico potrebbe causare un aumento significativo delle morti premature, con stime che indicano 14,5 milioni di morti in più rispetto a quelle attuali. Anche l’impatto economico sarà devastante, con perdite intorno ai 12,5 trilioni di dollari e costi aggiuntivi per i sistemi sanitari globali pari a 1,1 trilioni di dollari. La Banca Mondiale stima che entro il 2030, senza politiche di mitigazione adeguate, oltre 132 milioni di persone potrebbero essere spinte in condizioni di estrema povertà a causa dei disastri climatici.

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