La diversità genetica delle piante delle foreste del mondo è a rischio. A lanciare l’allarme è l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (Fao) con la pubblicazione di due nuovi rapporti internazionali che fotografano una situazione preoccupante: molte specie vegetali stanno scomparendo dai loro ambienti originari e circa un terzo degli alberi del pianeta risulta oggi minacciato.
La posta in gioco è altissima. Proteggere le risorse genetiche di piante e foreste non è un’azione da addetti ai lavori: serve a garantire sistemi agroalimentari capaci di adattarsi a un clima in continuo mutamento. In un mondo dove l’80% del cibo consumato deriva dalle piante, e dove fame, malnutrizione e povertà colpiscono centinaia di milioni di persone, la tutela della biodiversità agricola diventa letteralmente una questione di sopravvivenza poiché consente agli agricoltori di coltivare colture e varietà adatte ai loro ambienti locali, migliorando la sicurezza alimentare e i mezzi di sussistenza.
Due nuovi rapporti globali
I documenti, pubblicati questa settimana nel corso della 20ma Sessione della Commissione sulle Risorse Genetiche per l’Alimentazione e l’Agricoltura della Fao, sono il Terzo Rapporto sullo Stato delle Risorse Genetiche Vegetali per l’Alimentazione e l’Agricoltura (24 marzo 2025) e il Secondo Rapporto sullo Stato delle Risorse Genetiche Forestali del Mondo (26 marzo 2025). Il primo offre una valutazione globale dello stato di conservazione e dell’uso sostenibile delle risorse fitogenetiche; il secondo valuta la conservazione, l’uso sostenibile e lo sviluppo delle risorse genetiche degli alberi e di altre piante legnose.
Tra i dati più preoccupanti emersi: oltre il 40% delle taxa (raggruppamenti) esaminate non è più presente in almeno una delle aree in cui si trovava originariamente, mentre circa il 30% delle specie arboree è oggi minacciato. Le cause? Deforestazione, incendi, malattie, parassiti, cambiamenti climatici e la crescente pressione antropica.
Durante la sessione della Commissione, governi e attori non statali hanno esaminato la situazione globale e sostenuto politiche e pratiche che proteggano e promuovano la diversità genetica nei sistemi agroalimentari. C’è infatti un urgente bisogno di fermare la perdita delle risorse genetiche che supportano i sistemi agroalimentari, esacerbata, oltre dalle cause già menzionate, dal degrado del suolo e dai conflitti.
La diversità genetica vegetale alla base della sicurezza alimentare
Le risorse fitogenetiche, spiega la Fao, comprendono qualsiasi materiale genetico di origine vegetale con un valore effettivo o potenziale per l’alimentazione e l’agricoltura, utili tra le altre cose per la produzione di alimenti, mangimi, medicinali, carburante, tessuti, piante ornamentali.
Il nuovo rapporto Fao, basato sui dati di 128 Paesi e diversi centri di ricerca internazionali, mette in luce la crescente perdita di questa biodiversità, ma segnala anche alcuni progressi.
Ad esempio, dal 2009 si è registrato un aumento dell’8% nella conservazione di semi e altri materiali vegetali attraverso le collezioni di germoplasma. Anche il valore del mercato globale delle sementi è cresciuto da 36 a oltre 50 miliardi di dollari tra il 2007 e il 2020, con 40 Paesi (di cui oltre due terzi in via di sviluppo) che hanno migliorato i propri sistemi sementieri.
Il rafforzamento di queste capacità è fondamentale per attuare pienamente il Secondo Piano d’Azione Globale per le Risorse Fitogenetiche per l’Alimentazione e l’Agricoltura e per rispettare altri impegni globali, come gli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e il Quadro Globale per la Biodiversità di Kunming-Montreal.
Come sottolinea il direttore generale della Fao QU Dongyu nella prefazione del rapporto: “Rafforzare la conservazione e l’uso sostenibile delle risorse fitogenetiche non è solo una priorità agricola, ma è una necessità fondamentale per garantire un futuro più sostenibile, resiliente e sicuro dal punto di vista alimentare”.
Foreste in pericolo: serve più attenzione alle risorse genetiche arboree
Anche le foreste sono al centro dell’attenzione della Fao. Il Secondo rapporto globale sulle risorse genetiche forestali evidenzia che la disponibilità di informazioni su tale tipo di risorse è aumentata, ma rimane ancora insufficiente per una gestione efficace. Su circa 58mila specie arboree esistenti, circa 1.600 specie di bambù legnoso e quasi 500 specie di rattan (palme rampicanti), la maggior parte resta poco studiata, e molte sono già minacciate.
Le specie arboree in pericolo, circa il 30% del totale, si trovano in tutto il mondo, ma la maggior parte è in aree tropicali e subtropicali. Quasi due terzi dei Paesi mantengono inventari nazionali delle risorse genetiche forestali. A livello globale, gli Stati hanno segnalato più di 2.800 specie di alberi e altre piante legnose, di cui quasi 1.800 sono state caratterizzate geneticamente. Circa 1.400 e 1.100 specie sono incluse rispettivamente nei programmi di conservazione in situ ed ex situ.
I programmi nazionali di raccolta e conservazione dei semi forestali esistono in molti Paesi, ma soffrono la carenza di materiali riproduttivi, ostacolando la riforestazione e il raggiungimento dell’obiettivo globale di aumentare del 3% la superficie forestale entro il 2030.
Un’eredità da proteggere
La biodiversità genetica non è solo una questione scientifica: è anche culturale, sociale, economica. Dietro alla conservazione delle risorse genetiche ci sono i piccoli agricoltori, le comunità locali, i popoli indigeni, custodi di pratiche agricole e varietà antiche spesso dimenticate.
Anche per questo, i due rapporti Fao presentati questa settimana rilanciano un appello alla cooperazione globale, al rafforzamento delle capacità nazionali e a politiche più incisive per fermare la perdita di biodiversità e invertire la rotta.
“Investire nelle risorse genetiche forestali e gestirle in modo sostenibile consentirà l’adattamento delle foreste del mondo ai cambiamenti climatici, aumentando al contempo la produttività e sviluppando nuovi prodotti; aiuterà a salvaguardare il benessere umano e a mantenere la salute delle foreste”, ha concluso il dg della Fao.