Una colonna di fumo nero, densa e visibile a chilometri di distanza, ha squarciato il cielo notturno di Reggio Emilia nella notte tra il 10 e l’11 febbraio 2025, quando un vasto incendio è divampato nello stabilimento Inalca, azienda del gruppo Cremonini specializzata nella lavorazione delle carni.
L’allarme è scattato poco dopo l’1:30, quando una guardia giurata in servizio nella zona industriale di via Due Canali ha segnalato la presenza delle fiamme. Testimoni raccontano di aver udito un “forte boato” prima che l’incendio si propagasse rapidamente.
Sul posto sono accorse squadre dei vigili del fuoco da Reggio Emilia, Modena, Parma e Bologna, impegnate per ore nel tentativo di domare le fiamme. Le operazioni si sono rivelate particolarmente complesse a causa della natura dei materiali coinvolti e del rischio di ulteriori esplosioni. Alle 14 di oggi i focolai non sono stati ancora completamente domati, le operazioni dei vigili del fuoco potrebbero durare fino a stasera per scongiurare conseguenze peggiori.
Incendio Inalca, la paura dei residenti e l’intervento delle istituzioni
Le fiamme hanno rapidamente avvolto gran parte del complesso industriale, costringendo all’evacuazione della zona circostante. Il calore sprigionato ha sciolto le tapparelle di alcune abitazioni vicine, mentre la densa colonna di fumo ha reso l’aria irrespirabile.
Decine di chiamate sono giunte ai centralini delle forze dell’ordine da parte di cittadini preoccupati. Un residente nella zona del Tondo ha raccontato: “Stavo dormendo quando ho sentito un’esplosione fortissima, ho pensato fosse un terremoto. Poi ho visto una luce arancione fuori dalla finestra e ho capito che qualcosa stava bruciando. Dopo pochi minuti, l’aria era irrespirabile.”
L’incendio ha provocato rallentamenti anche lungo l’autostrada A1, da cui la colonna di fumo era chiaramente visibile.
Il sindaco di Reggio Emilia, Marco Massari, ha seguito da vicino l’evoluzione della situazione, invitando la popolazione alla prudenza: “Insieme ai Vigili del Fuoco e alla Protezione Civile, stiamo monitorando l’andamento del vasto incendio. Per precauzione, abbiamo consigliato ai residenti di tenere le finestre chiuse e di evitare attività all’aperto fino a nuovi aggiornamenti.” Massari ha aggiunto: “Per fortuna non ci sono feriti, ma siamo consapevoli dell’impatto di questo evento sui circa 400 lavoratori dell’impianto. Sarà nostra priorità collaborare per garantire loro il massimo supporto”.
Incendi in città, quali sostanze nell’aria?
Incendi industriali come quello di Inalca sollevano interrogativi cruciali sulla qualità dell’aria e i rischi per la salute pubblica. Gli stabilimenti del settore agroalimentare utilizzano materiali plastici, solventi e prodotti chimici per la sanificazione che, bruciando, possono liberare nell’atmosfera sostanze altamente inquinanti.
In questi casi, tra le sostanze più pericolose rilasciate nell’aria potrebbero esserci:
- Diossine e furani: composti tossici e persistenti, rilasciati dalla combustione di materiali plastici e organici. Sono altamente cancerogeni e possono accumularsi nel suolo e negli alimenti;
- Monossido di carbonio (Co): gas tossico che, se inalato in alte concentrazioni, può ridurre l’ossigenazione del sangue e provocare intossicazioni acute;
- Ossidi di azoto (NOx): irritanti delle vie respiratorie, contribuiscono alla formazione di smog e piogge acide;
- Particolato fine (Pm10 e Pm2.5): penetra nei polmoni e nel sistema circolatorio, aumentando il rischio di malattie cardiovascolari e respiratorie;
- Acido cianidrico (Hcn) e acido cloridrico (Hci): rilasciati dalla combustione di materiali contenenti azoto e cloro, possono causare gravi irritazioni polmonari e oculari.
Uno studio pubblicato su Environmental Science & Technology evidenzia che gli incendi industriali sono tra le principali fonti accidentali di diossine e furani, con impatti a lungo termine sulla qualità dell’aria e della catena alimentare.
Nel caso dell’incendio di Inalca, il peggio pare scongiurato. Secondo le prime analisi dell’Arpae (l’Agenzia regionale per la prevenzione, l’ambiente e l’energia dell’Emilia-Romagna) i valori delle sostanze inquinanti sono al di sotto dei limiti. L’Agenzia informa che verranno avviati monitoraggi a più lunga durata nelle prossime 24-48 ore per avere un ulteriore riscontro.
Per quanto tempo queste sostanze rimarranno nell’aria?
La persistenza degli inquinanti atmosferici dipende da diversi fattori, tra cui la densità dei fumi, la composizione chimica e le condizioni meteorologiche.
Il monossido di carbonio e gli ossidi di azoto tendono a dissiparsi in poche ore se le condizioni atmosferiche favoriscono la dispersione mentre il particolato fine (Pm10 e Pm2.5) può rimanere in sospensione per giorni, peggiorando la qualità dell’aria anche nelle aree più lontane. Lo sanno bene, purtroppo, i residenti del Nord Italia, la zona più inquinata d’Europa. Le diossine e i furani, invece, si depositano nel suolo e possono contaminare la catena alimentare per mesi o anni.
Quali sono i rischi per la popolazione?
Le principali conseguenze per la salute umana possono variare da sintomi lievi a effetti gravi, a seconda della durata e dell’intensità dell’esposizione.
Nel breve termine, le sostanze immesse nell’aria dagli incendi possono provocare irritazione agli occhi e alle mucose; difficoltà respiratorie, soprattutto nei soggetti con patologie preesistenti o sintomi come nausea, mal di testa e vertigini.
In caso di esposizione prolungata a diossine e furani aumenta il rischio di: tumori e patologie endocrine; disturbi dello sviluppo nei bambini; malattie cardiovascolari e respiratorie croniche.
L’accumulo di diossine nell’organismo può avere effetti tossici anche sul sistema immunitario e neurologico.
Cosa fare per proteggersi?
Il sindaco Marco Massari ha dato delle chiare raccomandazioni ai suoi cittadini dopo l’incendio di Inalca: “In attesa di conoscere l’esatta dinamica dell’accaduto e le eventuali ripercussioni sulla qualità dell’aria, per cui Arpae è già al lavoro, abbiamo consigliato, in via precauzionale, a residenti, esercizi, uffici, scuole nelle vicinanze di tenere le finestre chiuse e possibilmente di non svolgere alcuna attività all’aperto”.
In effetti, le regole base da seguire in queste situazioni di emergenza sono:
- Tenere le finestre chiuse, soprattutto nelle prime 48 ore dall’incendio;
- Limitare l’attività all’aperto, in particolare per bambini e anziani;
- Indossare mascherine Ffp22 o Ffp3 per ridurre l’inalazione di particolato;
- Lavare accuratamente frutta e verdura coltivate all’aperto;
- Monitorare gli aggiornamenti delle agenzie per il monitoraggio dell’aria e la tutela dei cittadini, nonché le linee guida fornite dagli enti locali.