Il ghiacciaio di Flua è estinto, ecco perché la scomparsa dei ‘giganti bianchi’ è un problema

La terza tappa della Carovana dei ghiacciai 2024 ha certificato la morte del ghiacciaio, che nell''800 era grande come 112 campi da calcio
28 Agosto 2024
4 minuti di lettura
Monte Rosa
Il Monte Rosa (Maurizio Maule/Fotogramma)

Se sei un ghiacciaio, nemmeno stare sulla seconda montagna più alta delle Alpi ti può salvare. Ne è un tragico esempio il ‘gigante bianco’ di Flua, ormai ufficialmente estinto. Una constatazione emersa dalla terza tappa della Carovana dei ghiacciai 2024, la campagna sullo stato di salute dei ghiacciai promossa da Legambiente in collaborazione con CIPRA Italia e con la partnership scientifica del Comitato Glaciologico Italiano. La campagna, iniziata il 18 agosto in Francia per monitorare il ghiacciaio Mer de Glace, si è poi spostata in Valle D’Aosta (ghiacciaio della Valpelline) e in Piemonte.

Per dare un’idea delle dimensioni del problema, Legambiente in una nota sottolinea che il ghiacciaio di Flua nell’’800 era grande come 112 campi di calcio. Oggi invece è solo un mare di rocce e detriti, un “un lungo cordone morenico che rende la montagna sempre più fragile e instabile”. Colonizzato già da insetti e piante, sta dando vita sostanzialmente a un nuovo ecosistema. Un fenomeno, questo, chiamato ‘plant colonization’ ed a sua volta preoccupante, tanto più che ‘corre’ dalle 21 alle 45 volte più velocemente rispetto ai modelli previsionali.

Ma la tappa piemontese della spedizione porta anche altre brutte notizie, per quanto purtroppo non sorprendenti: i ghiacciai delle Piode e di Sesia-Vigna (ramo orientale) sono arretrati dagli anni ‘80 di oltre 600 metri lineari, con una risalita della quota minima frontale di oltre 100 metri.

Fa troppo caldo: i ghiacciai si sciolgono ‘come neve al Sole’

Sciogliersi è ormai il destino dei ghiacciai, a causa della crisi climatica e del riscaldamento globale. Fa troppo caldo, insomma. Dal 2050 in avanti si prevede perciò la dipartita dei ghiacciai alpini situati sotto i 3500 metri; tra questi, il ghiacciaio dell’Adamello e quello della Marmolada. Ma il problema, come dimostra il Flua, è sempre più grave: lo zero termico si sta spostando sempre più in alto; perciò, nemmeno le più alte montagne delle Alpi sono al sicuro.

Non solo, ma in sette mesi, da inizio anno a luglio, sulle regioni dell’arco alpino l’Osservatorio Città Clima di Legambiente ha registrato 101 eventi climatici estremi. Nello stesso periodo, erano stati 87 nel 2023 e 70 nel 2022. La tendenza all’aumento insomma è chiara. Lombardia, Veneto e Piemonte sono state le regioni più colpite in questi primi mesi del 2024, rispettivamente con 40, 27 e 13 eventi estremi. Ma anche il versante sud del Monte Rosa è stato interessato da forti piogge a fine giugno.

“La morte dei ghiacciai si avvicina sempre di più”

“Il ghiacciaio di Flua – dichiara Vanda Bonardo, responsabile nazionale Alpi di Legambiente e presidente di CIPRA Italia – ci mette davanti ad una triste e tremenda realtà, la morte dei ghiacciai che si avvicina sempre di più. Da una parte ghiacciai che si estinguono, dopo una lunga agonia, a causa della crisi climatica che avanza, dall’altra parte anche la consapevolezza che il vuoto dei ghiacciai verrà colmato da nuovi ecosistemi. Con Carovana dei ghiacciai torniamo a ribadire l’importanza di mettere in campo politiche di mitigazione e adattamento, senza dimenticare che l’altra grande sfida sarà quella di tutelare e proteggere i nuovi ecosistemi che si stanno formando ad alta quota come conseguenza alla fusione ed estinzione dei ghiacciai”.

La fusione dei ghiacciai e gli eventi meteorologici estremi generano lungo le pendici del Monte Rosa una serie di effetti a cascata – dichiara Marco Giardino, vice presidente del Comitato Glaciologico e professore dell’Università di Torino – che vanno rilevati e monitorati costantemente e che non possono essere sottovalutati. “Cascate” di ghiaccio dalle cime più elevate, cascate di acqua che si originano dalla fusione glaciale, cascate di detriti che queste acque veicolano verso il basso durante gli eventi piovosi più intensi, cascate di blocchi che staccandosi per frana dalle pareti rocciose ricoprono in parte i ghiacciai. Abbiamo potuto riconoscere ciascuno di questi fenomeni salendo in quota, osservando il versante sud del Monte Rosa”.

Le conseguenze dello scioglimento dei ghiacciai

Se per molti di noi la perdita dei ghiacciai può sembrare un problema generico o turistico, comunque molto lontano, la realtà è più vicina a noi di quanto immaginiamo. Oltre alla sparizione di bei paesaggi e biodiversità, il rapido ritirarsi delle fronti glaciali implica:

  • Aumento del livello del mare: una minaccia per le zone costiere, per gli habitat naturali e per intere città e popolazioni;
  • Perdita di habitat per specie animali: le specie che dipendono dai ghiacci, come gli orsi polari, le foche e i pinguini si trovano in grave difficoltà a causa della sparizione del loro ambiente naturale e rischiano di ridursi in numero o addirittura di estinguersi;
  • Alterazione dei modelli climatici: i ghiacciai giocano un ruolo importante nel riflettere la luce solare (albedo). La loro scomparsa aumenta perciò l’assorbimento di calore da parte della Terra, contribuendo al riscaldamento globale e portando a fenomeni meteorologici estremi come uragani, siccità e inondazioni;
  • Impatto sulle risorse idriche: i ghiacciai sono una riserva d’acqua dolce fondamentale per molte regioni del mondo, specialmente in Asia e in America Latina. Se vengono a mancare, si riduce la disponibilità di acqua per milioni di persone, un problema per la sopravvivenza e per l’agricoltura, l’industria e in generale per gli usi domestici;
  • Rilasci di gas serra intrappolati: lo scioglimento dei ghiacciai e del permafrost libera gas serra come il metano e l’anidride carbonica, che erano intrappolati nel ghiaccio. Questo fenomeno accelera ulteriormente il cambiamento climatico, dando vita a un circolo vizioso;
  • Rischio di catastrofi: il crollo delle dighe naturali create dai ghiacciai può provocare frane, inondazioni improvvise e instabilità del terreno. Inoltre il permafrost (il terreno perennemente ghiacciato) degradandosi rende instabili i versanti montuosi, con importanti rischi per le infrastrutture di alta quota;
  • Implicazioni geopolitiche: il ritiro dei ghiacciai nelle regioni polari apre nuove rotte commerciali e rende accessibili risorse naturali prima inaccessibili, come petrolio e gas. Questo potrebbe portare a tensioni tra le nazioni per il controllo di queste risorse.

Le prossime tappe della Carovana dei ghiacciai 2024

Conclusa la terza tappa, la Carovana dei ghiacciai 2024 procede ora per le successive tre: dal 28 al 31 agosto sarà in Lombardia per monitorare lo stato di salute del ghiacciaio Fellaria, poi si sposterà in Friuli-Slovenia (31 agosto- 5 settembre) per osservare i ghiacciai delle Alpi Giulie, e infine in Veneto (dal 5-9 settembre) dove si concentrerà sul ghiacciaio della Marmolada.

Monitoraggi, mobilitazioni, escursioni, arte e musica caratterizzano ogni tappa, con l’obiettivo di diffondere la consapevolezza sulla necessità di combattere la crisi climatica, di tutelare la biodiversità, di promuovere politiche per l’adattamento ai cambiamenti ambientali e le buone pratiche di sviluppo sostenibile. Non mancano poi testimonial provenienti dal mondo accademico e dell’arte, della cultura, della musica, pronti a sostenere il viaggio della Carovana dei ghiacciai.

Territorio | Altri articoli