Usa, colpo di scure alle foreste: Trump apre al disboscamento

Con due decreti firmati a marzo, più tagli, meno controlli ambientali e niente ricorsi: il tycoon accelera sulla produzione interna. A rischio un'area grande come la California
9 Aprile 2025
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Deforestazione scure sugli alberi

Trump ha firmato un decreto d’urgenza che toglie le tutele a oltre metà delle foreste Usa rispetto a futuri progetti di disboscamento. Il decreto, deciso a marzo, va di pari passo con un altro atto firmato nello stesso mese che mira ad aumentare lo sfruttamento delle aree boschive attraverso il logging, ovvero l’attività di taglio e trasporto di alberi per ricavare legname.

Nel concreto, i due provvedimenti aprono allo sfruttamento da parte della potente industria della legna Usa di migliaia di ettari di foreste e terreni gestiti dallo U.S. Forest Service.

Cosa prevedono i decreti di Trump

Il primo decreto, che definisce il legname e i prodotti derivanti di importanza critica per la sicurezza nazionale americana, stabilisce un aumento del 25% del legname offerto. A tal fine, i funzionari del Servizio Forestale dovranno elaborare piani per aumentare il volume di legname prodotto nei prossimi quattro o cinque anni, anche identificando progetti che potrebbero essere esentati da stringenti analisi ambientali.

Il secondo provvedimento consente di ridurre i controlli sull’impatto ambientale dei progetti che prevedono la riduzione della superficie forestale, previsti dall’Endangered species act.

Inoltre, impedisce che organizzazioni della società civile, rappresentanti delle popolazioni e governi locali possano presentare ricorsi amministrativi che ritarderebbero l’avvio delle nuove iniziative. Allo stesso modo, limita la lista di alternative possibili che possono essere avanzate dai funzionari federali al momento della valutazione dei progetti di disboscamento.

Gli obiettivi di Trump

Il tycoon ha due obiettivi in testa: una “immediata espansione nella produzione di legname” americano, a favore di costruttori di case e industria edile, e la riduzione delle importazioni, sua vecchia e tenace ossessione che ha portato anche all’attuale guerra dei dazi. In questo caso, nel mirino c’è il commercio dal Canada, ma anche da Brasile e Germania.

La produzione di legname, carta, bioenergia e altri prodotti in legno è fondamentale per il benessere della nostra nazione“, ha scritto Trump. Più in generale, infatti, i favorevoli al provvedimento sostengono che creerà posti di lavoro e ridurrà il rischio di incendi.

Non è scontato che la mossa ottenga i risultati voluti: i media americani sottolineano che anche la precedente amministrazione guidata da Joe Biden aveva provato ad aumentare il disboscamento nelle foreste pubbliche, ufficialmente per ridurre il rischio di incendi. Ma la vendita di legname a stelle e strisce era rimasta stabile.

Impattata un’area grande come la California

La normativa riguarda 455mila chilometri quadrati localizzati soprattutto nel Sud e nell’Ovest degli Usa. Per capire l’entità della questione, si tratta di un’area più grande della California, e copre il 59% dei terreni del Servizio Forestale. Molti di questi boschi sono considerati ad alto rischio di incendi e in crisi per insetti e malattie.

Le conseguenze del disboscamento

I due decreti sono stati presentati come rimedio al crescente rischio di incendi, secondo il principio ‘meno alberi meno fiamme’, come d’altronde previsto dal Project 2025, il ‘manuale’ dei conservatori stilato dal think tank conservatore Heritage Foundation, che ispira l’azione del presidente Usa. Già Biden comunque aveva fatto ricorso a tale ‘giustificazione’.

Ma secondo gli scienziati, la deforestazione piuttosto aumenta il rischio di incendi, perché provoca maggior caldo e aridità della vegetazione: condizioni che favoriscono lo svilupparsi di fiamme.

E non è questa l’unica conseguenza che il disboscamento porta con sé. Intanto, meno alberi significa meno capacità di assorbire le emissioni di CO₂, andando quindi ad aumentare il riscaldamento globale. Si pensi che secondo la Fao, dalla deforestazione e dal degrado dei boschi dipende circa l’11% delle emissioni globali di CO₂. Un problema di cui si è già molto discusso – e si discute – riguardo la foresta Amazzonica, messa in pericolo dalle politiche dell’ex presidente Jair Bolsonaro e dalla costruzione di un’autostrada.

Il disboscamento selvaggio impatta anche sulla biodiversità, poiché causa la perdita degli habitat naturali. E ancora, dato che le foreste regolano l’umidità dell’aria e favoriscono le precipitazioni, la loro eliminazione può causare siccità nelle regioni vicine e compromettere la qualità e disponibilità dell’acqua nei bacini idrografici.

Inoltre, le radici degli alberi tengono compatto il terreno: il loro abbattimento, perciò, favorisce l’erosione del suolo e aumenta i rischi di frane e desertificazione. Infine, le foreste sono barriere naturali tra esseri umani e fauna selvatica. La loro distruzione facilita il salto zoonotico (trasmissione di virus dagli animali all’uomo), tanto che studi recenti collegano la deforestazione alla maggiore probabilità di malattie infettive emergenti.

Trump contro le politiche climatiche

I provvedimenti di Trump preoccupano scienziati, ambientalisti e comunità locali, tanto più perché si inseriscono in una più ampia visione politica simboleggiata nell’ordine di eliminare ogni riferimento al clima, al riscaldamento globale e ai problemi connessi dai siti e dalle comunicazioni federali.

E che nel pratico ha portato il presidente Usa ad uscire (per la seconda volta) dagli Accordi di Parigi, a consentire nuove trivellazioni, a dare priorità al ritorno ai combustibili fossili e addirittura a ripristinare l’uso delle cannucce di plastica al posto di quelle biodegradabili. A tutto questo si aggiungono il licenziamento di i migliaia di forestali e di persone impiegate nelle agenzie federali che si occupano di clima, meteo e ambiente – anche di monitoraggio come il Nooa – (un’altra delle ‘prescrizioni del Project 25), oltre all’interruzione di finanziamenti relativi alla piantumazione di nuovi alberi.

È così che Trump intende “migliorare la gestione forestale”.

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