“Signore, lei è stressato. Le prescrivo una settimana di forest bathing”.
“In che senso?”
“Dimentichi il suo cellulare, si immerga in un bosco e respiri profondamente”.
Lingua a parte, questa conversazione potrebbe sentirsi più volte in Giappone, dove il forest bathing (letteralmente “farsi un bagno di foresta” nel senso di immergersi in questo contesto) è riconosciuto a livello medico. I medici giapponesi prescrivono questa pratica, chiamata Shinrin-yoku, per alleviare disturbi legati a stress, ansia e affaticamento mentale.
Cosa è il forest bathing
Nato negli anni ’80, il forest bathing è stato pensato inizialmente come risposta allo stress derivante dall’urbanizzazione e dal boom tecnologico prima che numerosi studi condotti (anche) in Giappone dimostrassero scientificamente i benefici del forest bathing sulla salute.
Trascorrere tempo nei boschi può abbassare i livelli di cortisolo, il cosiddetto “ormone dello stress”, ridurre la pressione sanguigna e migliorare la funzione del sistema immunitario. Questo è possibile grazie alla presenza di fitoncidi, composti aromatici rilasciati dagli alberi che stimolano il sistema nervoso parasimpatico, favorendo uno stato di rilassamento profondo. Gli effetti benefici possono persistere anche per più settimane dopo l’esperienza.
La pratica non richiede attrezzature specifiche: basta immergersi in un’area boschiva, camminare lentamente e lasciare che la natura faccia il resto. Tra i passi suggeriti per massimizzare i benefici ci sono il lasciare i dispositivi elettronici spenti, ascoltare i suoni naturali, respirare profondamente e rimanere presenti nel momento.
Così come la ricca flora e fauna della foresta, anche il respiro è un atto naturale, ma spesso lo sottovalutiamo, dando per scontato che sia giusto respirare così come ci viene naturale. Invece, respirare bene può fare una differenza enorme nella nostra vita, tanto che persino una leggenda dello sport come Novak Djokovic ne ha sottolineato l’importanza: “Respirare bene è uno dei migliori consigli mentali” che il campione serbo si sente di dare agli altri.
I benefici del forest bathing
Il forest bathing, o Shinrin-yoku, si distingue per i suoi benefici comprovati su mente e corpo. Questa pratica consiste nell’immersione consapevole nell’atmosfera forestale, dove il contatto con la natura non solo riduce lo stress ma favorisce il benessere generale. I benefici di questa pratica sono:
- Riduzione dello stress: diversi studi hanno dimostrato che il forest bathing riduce i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress, e abbassa la pressione sanguigna. È stato osservato anche un miglioramento del battito cardiaco e della variabilità del ritmo, segnali di rilassamento del sistema nervoso;
- Rafforzamento del sistema immunitario: i phytoncides, sostanze chimiche emesse dagli alberi, svolgono un ruolo centrale nel potenziamento delle cellule natural killer (NK) del sistema immunitario, che aiutano a combattere infezioni e, in alcuni casi, anche cellule tumorali;
- Miglioramento dell’umore e della creatività: il contatto con la natura durante queste sessioni favorisce un aumento delle emozioni positive e riduce pensieri negativi e ruminazioni. Alcuni studi suggeriscono un miglioramento della creatività grazie alla connessione con l’ambiente naturale;
- Sostegno alla salute mentale: il forest bathing è particolarmente efficace per le persone con difficoltà a praticare la meditazione tradizionale, offrendo un approccio più intuitivo e accessibile per la riduzione dell’ansia e l’aumento della consapevolezza.
La natura come terapia nel mondo
In Giappone, il Shinrin-yoku è parte integrante del sistema sanitario e viene prescritto come terapia preventiva. Dal 1982, oltre 70 “foreste terapeutiche” sono state designate per promuovere il benessere e proteggere l’ambiente. Il Regno Unito, attraverso studi condotti dal Forest Bathing Institute, sta replicando queste ricerche per inserirlo nelle prescrizioni del sistema sanitario nazionale.
L’idea di usare la natura per curare non è esclusiva del Giappone. In altri Paesi, pratiche analoghe stanno guadagnando terreno. Ad esempio:
- In Scandinavia, il friluftsliv (vita all’aria aperta) è una filosofia che sottolinea i benefici fisici e psicologici di trascorrere del tempo nella natura, specialmente durante i mesi invernali;
- in Corea del Sud, il governo ha creato vere e proprie “terapie forestali”, con programmi gestiti da esperti per trattare depressione e ansia;
- negli Stati Uniti, alcuni medici prescrivono “green prescriptions”, ovvero il tempo trascorso all’aria aperta, per migliorare la salute cardiovascolare e ridurre il rischio di obesità.
Maggiore consapevolezza
Nell’era dell’Intelligenza artificiale, la comunità scientifica è sempre più incline a sottolineare l’importanza della natura per ridurre i rischi di malattie e in alcuni casi per curarle, o almeno lenirne i sintomi. In questo senso va anche la proposta di legge che vuole trasformare l’attività sportiva in una spesa deducibile dalla dichiarazione dei redditi.
Studi epidemiologici dimostrano che una vita sedentaria aumenta significativamente il rischio di malattie cardiovascolari, diabete di tipo 2, obesità e alcuni tipi di cancro. L’Organizzazione Mondiale della Sanità indica che l’inattività fisica è uno dei principali fattori di rischio per le malattie cardiovascolari, contribuendo a un’incidenza elevata di infarti e ictus.
Parallelamente, la migrazione interna porta sempre più persone nei grandi centri abitati, lontani dalle campagne e dalla natura con gravi ricadute sulla salute. Le emissioni di Pm 10 e 2.5, insieme alle altre sostanze nocive per l’essere umano e per l’ambiente, sono una costante minaccia alla nostra salute. Basti pensare che solo nel 2021 l’inquinamento dell’aria è stato responsabile di 8,1 milioni di morti, come testimoniato dal report dello State of Global Air (SoGA), pubblicato dall’Health Effects Institute (Hei) in collaborazione con Unicef.
In più, lo stress urbano e gli alti ritmi di lavoro aumentano lo stress a livello globale. In Italia, l’analisi dei dati raccolti dall’Inail nel primo trimestre del 2024 ha rivelato un aumento significativo delle denunce di malattie professionali legate a disturbi psichici e comportamentali, con oltre 22.000 denunce ed un aumento del 17,9% rispetto all’anno precedente.
Forse, abbiamo tutti bisogno di fare un po’ di forest bathing.