Elefante entra in un minimarket: il video dalla Thailandia è virale ma nasconde una crisi ecologica

Subito dopo, lo stesso pachiderma è entrato in una casa per prendere altro cibo
9 Giugno 2025
5 minuti di lettura
Elefante Supermercato Thailandia Fi
Due screenshot dal video virale

Un elefante asiatico entra con naturalezza in un minimarket thailandese, afferra con la proboscide cracker di riso e uova ed esce con la stessa calma regale con cui era entrato. Il video di Plai Biang Lek, questo il nome del pachiderma protagonista dell’episodio, ha fatto il giro del mondo suscitando sorrisi e stupore. Ma dietro l’apparente ironia di questa “spesa alternativa” si cela una realtà ben più complessa: la crescente pressione degli animali selvatici verso gli spazi umani, fenomeno che dalla Thailandia all’Italia sta ridisegnando gli equilibri tra uomo e natura.

Il video dell’elefante che entra nel supermercato

 
 
 
 
 
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L’inaspettato cliente del minimarket

Il 2 giugno scorso, nella provincia di Nakhon Ratchasima, a circa tre ore da Bangkok, le telecamere di sicurezza hanno immortalato una scena surreale. Plai Biang Lek, elefante maschio di circa trent’anni proveniente dal Parco Nazionale di Khao Yai, si è presentato davanti al minimarket di Kamploy Kakaew con le idee chiare.

Il pachiderma ha attraversato la soglia del negozio abbassando il capo e si è diretto verso gli scaffali, dove ha consumato con metodica precisione nove sacchetti di cracker di riso dolci, un panino e alcune banane fresche acquistate dal titolare quella stessa mattina.

Forse la reazione del negoziante è ancora più scioccante del video: l’uomo, lungi dal mostrarsi spaventato o sorpreso, ha raccontato l’accaduto all’Afp con un misto di divertimento e rassegnazione: “Nel pomeriggio è venuto a mangiare degli snack freschi e delle uova”. L’elefante ha lasciato il minimarket senza ferire nessuno, portando con sé un ultimo sacchetto di snack nella proboscide, lasciando tracce di fango sul pavimento e qualche danno al soffitto.

Questo episodio non rappresenta un caso isolato per Plai Biang Lek. Danai Sookkanthachat, operatore volontario del parco che conosce bene l’animale, ha confermato che il pachiderma è famoso nella zona per le sue incursioni domestiche: “Dopo aver lasciato il negozio, è andato ad aprire la finestra di una camera da letto di un’altra casa”, ha spiegato a The Associated Press. Gli abitanti locali lo conoscono da tempo e hanno imparato a convivere con le sue visite non annunciate, anche se questa è stata la prima volta che si è avventurato in un esercizio commerciale.

Animali in città, un fenomeno in rapida espansione

L’elefante goloso di Nakhon Ratchasima rappresenta la punta dell’iceberg di un fenomeno globale in rapida espansione. Dai cinghiali che scorrazzano per le strade di Roma ai leopardi che attaccano i sobborghi di Mumbai, la fauna selvatica sta progressivamente rivendicando spazi urbani che un tempo considerava proibiti.

In Thailandia, secondo le autorità locali, gli elefanti selvatici hanno iniziato a uscire dai boschi per saccheggiare le cucine delle persone da anni, ma quest’anno si sono spinti verso luoghi sempre più improbabili, come riporta Abc News. Come è facile intuire, questa ‘migrazione urbana’ è provocata dall’attività dell’uomo: in Thailandia vivono circa quattromila elefanti selvatici e questa popolazione di pachidermi ha a disposizione habitat sempre più ridotti a causa dell’espansione agricola. La pressione antropologica costringe questi giganti a cercare fonti alternative di cibo, spingendoli in incontri e situazioni che a volte sono letali.

L’espansione agricola come causa delle migrazioni animali

Questa crescente interazione tra fauna selvatica e centri urbani affonda le proprie radici nelle trasformazioni del territorio degli ultimi decenni. L’espansione agricola rappresenta la principale responsabile della perdita di habitat naturali: secondo i dati Fao, tra il 2010 e il 2020 il mondo ha perso circa 47 milioni di ettari di foreste, una superficie equivalente a quasi il doppio del Regno Unito. Questa deforestazione, dovuta principalmente all’agricoltura intensiva, all’urbanizzazione e all’industria del legname, costringe la fauna a cercare nuove aree di sostentamento.

In Italia il fenomeno ha assunto dimensioni particolarmente evidenti con i cinghiali, presenti ormai in 105 città italiane. La popolazione di questi ungulati è raddoppiata nel periodo 2010-2020, raggiungendo il milione di esemplari che vagano per il territorio nazionale. In questo caso, le ragioni risalgono al Secondo Dopoguerra: il boom economico e l’urbanizzazione hanno ridotto lo sfruttamento dei boschi, mentre la diminuzione della popolazione di lupi – principale predatore naturale dei cinghiali – ha eliminato un importante fattore di controllo.

Il richiamo irresistibile della città

Ci sono poi altri fattori che favoriscono queste speciali incursioni. La fauna urbana trova nelle città condizioni particolarmente favorevoli che ne spiegano l’attrazione crescente. In primis, le temperature più elevate delle aree urbane, specialmente durante l’inverno, offrono un rifugio termico ideale. La disponibilità di ripari, l’illuminazione notturna che influenza gli insetti e quindi la catena alimentare, l’assenza di predatori naturali e la sospensione dell’attività venatoria creano un ambiente protetto.

Tuttavia, il fattore decisivo rimane la facilità di reperimento del cibo. I rifiuti urbani rappresentano una fonte alimentare costante e accessibile per molte specie, dai cinghiali che frugano tra i cassonetti della spazzatura ai gabbiani che sorvolano le discariche. Questa abbondanza ‘artificiosa’ modifica i comportamenti naturali degli animali, rendendoli sempre più dipendenti dalle risorse umane e progressivamente meno capaci di procacciarsi il cibo in ambienti naturali.

Mumbai sotto assedio: il caso dei leopardi urbani

L’esempio più drammatico di questo conflitto emergente si registra a Mumbai, dove i leopardi hanno letteralmente assediato la metropoli indiana. Nel solo mese di giugno 2024, nove persone sono state uccise da questi felini nei sobborghi della città. Il 19enne Raju è stato trascinato fuori dalla sua baracca nella Aarey Colony mentre dormiva, mentre il 55enne Kashiram, sacerdote di un santuario, è stato attaccato durante il sonno, come riporta Asia News.

I leopardi provengono dal vicino Sanjay Gandhi National Park, area protetta che le autorità denunciano sempre più minacciata dall’abusivismo edilizio. La crescente pressione urbanistica sta restringendo gli spazi vitali di questi predatori, costringendoli a cercare prede alternative nei quartieri popolari della megalopoli.

Verso una coesistenza necessaria

La gestione di questi conflitti richiede approcci complessi che vadano oltre le soluzioni immediate. L’Iucn (Unione internazionale per la conservazione della natura) definisce questi scenari come “conflitti che emergono quando la presenza o il comportamento della fauna selvatica rappresenta una minaccia reale o percepita agli interessi umani”. La soluzione non può limitarsi alla rimozione degli animali problematici, ma deve affrontare le cause strutturali del fenomeno.

Roma ha sperimentato una strategia innovativa trasformando i cinghiali catturati nelle aree verdi in “selvaggina a filiera controllata” destinata ai supermercati della capitale. Il progetto, sviluppato con Regione Lazio e Asl, punta a creare benefici economici e sociali dalla gestione del problema, escludendo però le zone colpite dalla peste suina.

Anche l’educazione rappresenta un elemento fondamentale per una convivenza sostenibile. Le autorità thailandesi, pur sottolineando la singolarità dell’episodio di Plai Biang Lek, invitano i residenti a mantenere le distanze e a non offrire cibo agli animali per evitare reazioni imprevedibili. La confidenza acquisita dagli animali verso l’uomo, infatti, non solo compromette le loro capacità di sopravvivenza naturale ma aumenta i rischi per entrambe le parti.

Il caso dell’elefante goloso di cracker di riso, dietro la sua apparente ilarità, fa luce su una delle sfide più sottovalutate del nostro tempo: come ridefinire i confini tra spazi umani e naturali in un periodo che vede questi confini assottigliarsi sempre di più.

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