Dissesto idrogeologico in Italia: +15% di zone a rischio frane e alluvioni

7 Ottobre 2025
4 minuti di lettura
Maltempo Faenza 9 Afp
Alluvione in Emilia-Romagna (Afp)

Il territorio italiano mostra crepe sempre più profonde. Il quarto Rapporto sul Dissesto Idrogeologico in Italia dell’Ispra certifica che le zone esposte a rischio frane sono aumentate del 15% nel triennio 2021-2024: da 60.481 a 69.553 chilometri quadrati, equivalenti al 23% della superficie nazionale. Un dato che riaccende l’allarme su un Paese dove la fragilità del suolo si intreccia a decenni di urbanizzazione selvaggia e cambiamenti climatici sempre più estremi.

Il dissesto idrogeologico rappresenta una delle emergenze ambientali più pressanti per l’Italia. Il nostro territorio, geologicamente giovane e morfologicamente complesso, presenta caratteristiche che lo rendono naturalmente vulnerabile a frane, smottamenti e alluvioni. Ma è l’intervento umano ad aver trasformato una predisposizione naturale in una vera minaccia sistematica, come dimostrano le tragedie che ogni anno travolgono il territorio italiano.

Le zone italiane più a rischio

La mappatura dell’Ispra, realizzata armonizzando i dati delle Autorità di Bacino Distrettuali attraverso i Piani di Assetto Idrogeologico, dimostra che l’instabilità attraversa l’intera Penisola. L’Istituto ha censito attraverso l’Inventario dei Fenomeni Franosi oltre 636mila frane sul territorio nazionale, in collaborazione con Regioni, Province autonome e Agenzie regionali per l’ambiente. Regioni come Calabria, Campania, Emilia-Romagna e Liguria registrano concentrazioni particolarmente elevate di territorio ad alto livello di rischio.

La montagna appenninica, con i suoi versanti ripidi e le sue formazioni argillose, si conferma tra le zone più esposte, mentre la densità abitativa amplifica il livello di rischio per persone e infrastrutture. L’incremento documentato dal rapporto riflette la convergenza di tre dinamiche:

– eventi meteorologici estremi più frequenti, che accelerano i fenomeni erosivi;

– un aggiornamento delle tecnologie di monitoraggio, capace di identificare situazioni critiche prima invisibili;

– il progressivo deterioramento di versanti già compromessi da interventi passati.

Le piogge che cambiano volto al territorio

A causa del cambiamento climatico e della conseguente estremizzazione dei fenomeni, le precipitazioni intense sono sempre più frequenti, mentre diminuiscono quelle moderate e distribuite nel tempo. Quando l’acqua cade con violenza su suoli impermeabilizzati o disboscati, il terreno non riesce ad assorbirla. Il risultato è un effetto domino: ruscellamento superficiale, erosione, saturazione degli strati argillosi, innesco di movimenti franosi.

I dati pluviometrici degli ultimi anni mostrano un aumento della frequenza di eventi con accumuli superiori ai 100 millimetri in 24 ore, soglia oltre la quale il rischio idrogeologico cresce esponenzialmente. Le bombe d’acqua, fenomeno un tempo eccezionale, sono diventate ricorrenze stagionali che mettono alla prova la tenuta del territorio.

Il peso del cemento e della urbanizzazione

L’espansione edilizia degli ultimi decenni ha lasciato cicatrici profonde sul paesaggio italiano. Costruzioni sorte in aree golenali, cementificazione di alvei fluviali, edificazione su versanti instabili: scelte urbanistiche che oggi presentano il conto. La superficie impermeabilizzata sottrae al suolo la capacità di regolare il deflusso delle acque, trasformando ogni precipitazione intensa in una potenziale emergenza.

Nonostante la crisi demografica, il consumo di suolo continua, anche se a ritmi ridotti rispetto al passato. Ogni ettaro sottratto alla permeabilità naturale riduce la resilienza complessiva del territorio, mentre le infrastrutture esistenti richiedono manutenzione costante per prevenire cedimenti e crolli.

La risposta istituzionale

In questo contesto, l’esecutivo ha destinato parte delle risorse del Pnrr a interventi di mitigazione del rischio idrogeologico. I progetti includono consolidamento di versanti, sistemazione di corsi d’acqua, delocalizzazione di edifici in aree critiche. L’efficacia di questi interventi dipenderà dalla capacità di integrarli in una strategia di lungo periodo, che superi la logica dell’emergenza per abbracciare una visione di prevenzione strutturale. Dal canto loro, le amministrazioni locali affrontano la sfida di bilanciare sviluppo economico e tutela del territorio, spesso con risorse limitate e pressioni contrapposte.

Convivere con il rischio

L’aumento del 15% documentato dall’Ispra impone una riflessione sulla capacità di adattamento. L’azzeramento completo del rischio è impossibile: il territorio italiano è intrinsecamente dinamico. Diventa quindi necessario costruire le basi per una convivenza consapevole con questa dinamicità, attraverso monitoraggio continuo, sistemi di allerta efficaci e una diffusa cultura della prevenzione.

La tecnologia offre strumenti sempre più precisi: satelliti che misurano millimetrici spostamenti del suolo, sensori che rilevano variazioni di pressione interstiziale, modelli predittivi che elaborano scenari di rischio. Ma la tecnologia da sola non basta. Serve una comunità informata, istituzioni reattive, investimenti costanti nella manutenzione del territorio.

Il 15% in più di aree a rischio non è solo una statistica. Sono case, strade, vite umane esposte a un pericolo crescente. Rappresenta la necessità di ripensare il rapporto tra insediamenti umani e ambiente naturale, riconoscendo che la sicurezza del territorio è la precondizione per ogni forma di sviluppo sostenibile, come hanno dimostrato le tragedie degli ultimi anni.

I più gravi disastri idrogeologici in Italia dal 2022 ad oggi

Se in Europa, un cittadino su 8 è a rischio alluvioni o siccità, l’Italia rappresenta uno dei Paesi più esposti ai fenomeni estremi, sia a causa della sua posizione, che per la sua conformazione morfologica.

Ecco i principali disastri idrogeologici che hanno colpito il Paese negli ultimi tre anni:

Alluvione Marche – settembre 2022

  • Dove: province di Ancona e Pesaro-Urbino (Senigallia, Barbara, Cantiano)
  • Quando: 15-16 settembre 2022
  • Vittime: 13 morti
  • Danni: devastazione di centri abitati, infrastrutture e attività produttive con danni ingenti non quantificati ufficialmente;

Frana Ischia – novembre 2022

  • Dove: Casamicciola Terme (Napoli)
  • Quando: 26 novembre 2022
  • Vittime: 12 morti
  • Danni: colate rapide di fango e detriti, evacuazione di centinaia di persone, distruzione di abitazioni;

Alluvione Emilia-Romagna – maggio 2023

  • Dove: province di Ravenna, Forlì-Cesena, Bologna, Modena
  • Quando: maggio 2023
  • Vittime: 17 morti
  • Danni: 8,5-9 miliardi di euro, 50.000 evacuati, 65.000 frane attivate

Alluvione Toscana – novembre 2023

  • Dove: province di Firenze, Pistoia, Prato (Campi Bisenzio, Montemurlo, Prato)
  • Quando: novembre 2023
  • Vittime: 8 morti
  • Danni: circa 2 miliardi di euro

Nubifragio Ostuni (Brindisi) – ottobre 2025

  • Dove: Ostuni, contrade di Gorgognolo e Torre Merlata (Brindisi)
  • Quando: 2 ottobre 2025
  • Vittime: 1 morto (Oronzo Epifani, 63 anni)
  • Danni: acqua e fango in città con allagamenti diffusi.

Solo contando questi eventi, dal 2022 ad oggi più di 50 persone hanno perso la vita in Italia a causa dei disastri idrogeologici. I dati Ispra invitano le istituzioni a intervenire in maniera più decisa e strategica, per ridurre al minimo il numero delle vittime e i danni futuri.

Territorio | Altri articoli