“Diavolo nero” avvistato nelle Canarie, potrebbe essere il primo caso al mondo – Video

Il predatore degli abissi è stato immortalato dal fotografo naturalista David Jara Boguñá. Il video sta facendo il giro del web
11 Febbraio 2025
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Diavolo Nero Avvistamento Screen Video
L'avvistamento del diavolo nero_screenshot video

Il “diavolo nero” è stato avvistato in superficie al largo di Tenerife, nelle isole Canarie. Si tratta di un avvistamento estremamente raro dato che il melanoceto (nome scientifico “Melanocetus johnsonii”), è uno dei pesci abissali più rari e sfuggenti. Secondo la ong Condrik Tenerife, specializzata nella tutela di squali e razze nell’arcipelago delle Canarie, potrebbe essere il primo registrato al mondo di un diavolo nero vivo, alla luce del giorno e vicino alla superficie dell’acqua.

Come qualsiasi elemento sublime, le immagini dell’animale sono affascinanti e al contempo minacciose soprattutto per via dei denti aguzzi per cui il melanoceto è stato rinominato “diavolo nero”.

Il pesce è stato trovato dalla biologa marina Laia Valor il 26 gennaio scorso a soli due chilometri dalla costa di Playa San Juan, mentre David Jara Boguñá, fotografo naturalista e studioso di fauna marina, ha ripreso gli spostamenti del “diavolo nero” lasciando senza parole la comunità scientifica e gli utenti sui social media.

L’avvistamento ha destato grande interesse perché il melanoceto è una creatura tipicamente relegata alle profondità oceaniche, tra i 200 e i 2.000 metri sotto il livello del mare. La possibilità di osservarlo in acque superficiali, e per di più in pieno giorno, rappresenta un’occasione scientifica senza precedenti.

Avvistato il “diavolo nero”, poi è morto

Il fotografo David Jara Boguñá ha condiviso le immagini dell’esemplare attraverso i suoi canali social in collaborazione con Ong Condrik Tenerife, organizzazione specializzata nello studio di squali e razze.

Potrebbe trattarsi del primo avvistamento al mondo di un esemplare adulto in pieno giorno e in acque superficiali”, spiegano. “Si tratta di un pesce leggendario che pochissime persone hanno avuto il privilegio di osservare vivo”. Finora erano stati avvistati in quella posizione (di superficie e vicino alla costa) solo embrioni o esemplari già morti.

Le sue fotografie hanno immediatamente fatto il giro del mondo, suscitando reazioni entusiastiche tra gli esperti di biologia marina, che ora cercano di comprendere le cause dietro questa apparizione fuori dal comune. “Non è normale. È un avvistamento molto specifico e singolare”, ha spiegato la biologa Valor. I membri della Ong sono rimasti vicini all’animale per qualche ora: l’esemplare non era in buono stato di salute e di lì a poco è morto. Questa circostanza è al vaglio degli scienziati, che si chiedono come è possibile che il predatore degli abissi sia arrivato fin lì.

Come è fatto il “diavolo nero”

Il Melanocetus johnsonii, noto come “diavolo nero” per il suo aspetto inquietante, appartiene alla famiglia dei Melanocetidae, un gruppo di pesci abissali caratterizzati da adattamenti estremi alla vita nelle profondità oceaniche.

Il suo aspetto è inconfondibile:

  • Corpo globoso e di colore nero o marrone scuro, utile per mimetizzarsi nel buio degli abissi;
  • Testa sproporzionata e bocca enorme, dotata di denti affilati e ricurvi, perfetti per intrappolare prede di dimensioni anche maggiori del proprio corpo;
  • Escrescenza bioluminescente sulla testa, chiamata illicio, una sorta di “esca luminosa” che attira le prede nel nulla dell’oceano.

Questo predatore si muove con lentezza, aspettando pazientemente che una vittima ignara si avvicini al bagliore della sua esca prima di ghermirla in un attimo. La sua bioluminescenza, ottenuta grazie a batteri simbionti, è una strategia di caccia essenziale nelle profondità, dove la luce del sole non arriva.

Perché il “diavolo nero” è emerso in superficie?

L’apparizione di un pesce abissale in acque così basse è un fenomeno estremamente raro. Gli scienziati stanno valutando diverse ipotesi per spiegare cosa possa aver spinto il melanoceto a emergere così vicino alla costa:

  1. Malattia o disorientamento – l’esemplare potrebbe essere stato affetto da una condizione patologica che ne ha compromesso l’orientamento, spingendolo a risalire in superficie;

  2. Correnti ascensionali anomale – le acque profonde possono generare correnti che trasportano organismi dalle profondità alla superficie, specialmente in caso di fenomeni oceanografici particolari;

  3. Fuga da un predatore – alcuni pesci abissali, per sfuggire ai predatori, possono nuotare rapidamente verso l’alto. Questo però è un comportamento inusuale per il melanoceto, che di solito preferisce restare nascosto nel buio;

  4. Rigurgito da un predatore – una teoria più insolita suggerisce che il pesce possa essere stato ingerito da un predatore più grande e poi rigurgitato ancora vivo.

Cambiamenti climatici e biodiversità marina: esiste un legame?

Un’altra ipotesi, tutta da verificare, riguarda i cambiamenti climatici. L’aumento delle temperature oceaniche e la conseguente alterazione delle correnti marine stanno modificando la distribuzione di molte specie. Alcuni pesci, infatti, si stanno spostando in habitat insoliti, costretti dalle mutazioni degli ecosistemi marini.

Nel caso del melanoceto, non ci sono ancora prove certe che il cambiamento climatico abbia influito sulla sua emersione, ma eventi come questo potrebbero essere campanelli d’allarme per alterazioni profonde negli equilibri marini.

L’importanza della ricerca sugli abissi

Gli oceani rappresentano il più grande ecosistema del pianeta, ma rimangono ancora in gran parte inesplorati. Si stima che oltre l’80% dei fondali marini sia ancora sconosciuto, e gli abitanti degli abissi rimangono tra le creature più misteriose della Terra.

L’avvistamento del diavolo nero a Tenerife è una rara opportunità per approfondire la conoscenza di una specie sfuggente, ma anche per sensibilizzare sull’importanza di proteggere gli ecosistemi marini, sempre più minacciati da inquinamento, pesca eccessiva e riscaldamento globale.

Come sottolineano i ricercatori marini, ogni nuova osservazione di queste creature è un tassello in più per comprendere il funzionamento della vita nelle profondità oceaniche e per sviluppare strategie di conservazione più efficaci.

Un monito dalla natura

L’apparizione improvvisa del “diavolo nero” non è solo un evento affascinante, ma anche un promemoria della fragilità dell’ecosistema marino. La conservazione della biodiversità, anche nelle aree più inesplorate del pianeta, è fondamentale per mantenere l’equilibrio dell’intero sistema Terra.

Se questo incontro con un abitante degli abissi è stato un’eccezione o il sintomo di qualcosa di più profondo, lo diranno le prossime ricerche. Quel che è certo è che il melanoceto rimane una delle creature più enigmatiche del mare, e ogni sua apparizione è un’occasione unica per scoprire i segreti del mondo sommerso.

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