In 8 ore è caduta l’acqua di un anno intero, così il surriscaldamento climatico mette in ginocchio i territori
Il bilancio delle vittime della DANA in Spagna sale a 95, e si teme che possa peggiorare. Ma cosa è successo in Spagna? Si parta da un dato: secondo le stime, in 8 ore è caduta la pioggia che cade in un anno intero a causa del fenomeno estremo DANA (Depresión Aislada en Niveles Altos), comunemente chiamato “goccia fredda”, che sta colpendo in modo sempre più frequente le coste della Spagna e del Mediterraneo occidentale.
Il primo ministro spagnolo Pedro Sánchez ha dichiarato che un numero imprecisato di persone risulta disperso a causa delle inondazioni e ha chiesto ai cittadini di agire con “grande cautela” ed evitare di muoversi se non necessario. Il governo spagnolo ha istituito un comitato di crisi, secondo quanto riportato dal Palazzo della Moncloa. Le piogge hanno causato blackout che hanno isolato 115mila persone, chiusure stradali e la sospensione del servizio ferroviario ad alta velocità tra Madrid e la Comunità Valenciana e del corridoio mediterraneo verso Barcellona.
Come si forma la DANA
La DANA si verifica quando una massa d’aria fredda si isola ad alta quota, creando un contrasto termico con l’aria calda e umida del Mediterraneo, che porta a violente piogge torrenziali e temporali. L’aggravamento di questi eventi è collegato al riscaldamento climatico, con temperature marine che alimentano umidità e energia, rendendo le piogge più intense e frequenti.
Il processo della DANA si origina dalla corrente a getto polare, che trasporta aria fredda verso l’Europa occidentale. Quando questo flusso freddo incontra le acque calde del Mediterraneo, si creano condizioni perfette per forti temporali e inondazioni. La situazione diventa particolarmente critica nelle zone costiere, dove la temperatura elevata delle acque favorisce una risalita di aria umida, intensificando la forza e la durata delle piogge. Questo rende la DANA un evento devastante per le comunità e gli ecosistemi locali.
L’aumento della frequenza della DANA e il cambiamento climatico
Negli ultimi anni, l’incidenza delle DANA è aumentata perché il Mediterraneo si sta riscaldando a ritmi allarmanti, fino a raggiungere 31 gradi. Le temperature estive record del mare, prolungate fino all’autunno, accentuano la quantità di acqua precipitabile nell’atmosfera. Studi recenti indicano che, rispetto ai decenni passati, oggi le precipitazioni intense sono meno frequenti, ma più violente. Ciò è attribuibile a un clima più caldo che trattiene maggiormente l’umidità, liberandola poi in episodi estremi.
Precedenti storici e danni
Eventi come la DANA non sono nuovi, ma la loro intensità è in aumento. Le alluvioni storiche della “Pantanada de Tous” nel 1982 e quelle di Gandía nel 1987 sono tra i casi più devastanti. L’episodio di Tous, in particolare, causò il crollo di una diga e l’inondazione di vaste aree. Oggi, l’episodio più recente di fine ottobre ha visto piogge torrenziali e gravi alluvioni, con 95 morti e 12 province ancora in allerta per le precipitazioni, soprattutto a Tarragona e Castellón.
DANA e gli impatti socioeconomici
Gli effetti delle DANA colpiscono duramente anche l’economia e la sicurezza delle comunità costiere, dove inondazioni e piogge estreme distruggono infrastrutture e proprietà e mettono in pericolo la vita dei cittadini. Oltre ai danni materiali, queste crisi climatiche rappresentano una sfida continua per le amministrazioni locali, chiamate a implementare strategie di adattamento. La situazione richiede interventi di mitigazione più efficaci, e un adattamento delle infrastrutture per proteggere meglio le popolazioni vulnerabili.
Questa dinamica riguarda più in generale le conseguenze del surriscaldamento climatico, come dimostra la morìa di cozze che in alcune località, come Taranto, sta mettendo in ginocchio intere famiglie la cui sussistenza era da anni basata sulla miticoltura.
La necessità di adattamento climatico e interventi preventivi
Le DANA evidenziano la necessità di strategie preventive mirate alla protezione del Mediterraneo occidentale. Occorrono politiche di adattamento che includano piani urbanistici più resilienti, argini più sicuri e una gestione efficiente dei corsi d’acqua. Gli esperti propongono inoltre di investire nella ricerca e nella tecnologia per prevedere e mitigare gli impatti delle DANA. Ragionando in prospettiva, questa ennesimo disastro climatico, a un mese e mezzo dalla tempesta Boris, risulta evidente la necessità di accelerare la transizione energetica per evitare che il cambiamento climatico diventi irreversibile. Il che è un rischio enorme per l’essere umano e per le altre specie viventi, più che per il pianeta che sa sempre adattarsi alle nuove condizioni.