Le estati europee non sono più quelle di vent’anni fa. I bollettini raccontano di picchi record, le cronache registrano incendi e blackout, i sistemi sanitari fanno i conti con migliaia di ricoveri legati al caldo. A complicare il quadro c’è il fatto che la minaccia non è solo la colonnina di mercurio: umidità, vento, radiazione solare e risposta fisiologica del corpo rendono l’impatto del clima molto più complesso da decifrare.
Proprio per colmare questo vuoto nasce Thermal Trace, la nuova applicazione sviluppata dal Copernicus Climate Change Service (C3S) e dall’Ecmwf (Centro Europeo per le Previsioni Meteorologiche a Medio Termine): un archivio interattivo che mette a disposizione oltre 80 anni di dati sullo stress termico, trasformandoli in mappe e grafici intuitivi.
Cos’è lo stress termico e perché conta per la salute
Lo stress termico è un concetto che sfugge alla percezione comune. Siamo abituati a misurare il caldo e il freddo con un numero preciso sul termometro, ma il corpo umano non funziona così. A influenzare la risposta fisiologica non è solo la temperatura dell’aria, bensì un insieme di variabili che determinano il carico complessivo a cui siamo sottoposti: umidità, vento, radiazione solare, temperatura superficiale degli ambienti circostanti. Questo mix produce un effetto che può variare anche di diversi gradi rispetto alla “temperatura ufficiale”. È la differenza tra i 35°C che leggiamo su una stazione meteo e i 40°C che il nostro organismo percepisce in una giornata afosa e senza vento.
Per quantificare questa realtà, la comunità scientifica utilizza l’Universal Thermal Climate Index (UTCI), un indice che restituisce la cosiddetta “temperatura percepita” e la classifica in categorie di stress. Sul fronte caldo: da “moderato” (26–32 °C) a “forte” (32–38 °C), “molto forte” (38–46 °C) fino a “estremo” oltre i 46 °C. Sul fronte freddo: da un lieve disagio (+9–0 °C) fino a uno stress estremo sotto i -40 °C. È un approccio più vicino alla realtà biologica che ai numeri secchi.
Le conseguenze sono concrete. Secondo il rapporto europeo sullo stato del clima 2024, nel 2023 in Europa si sono registrati circa 48mila decessi legati al caldo. L’Oms riconosce lo stress da calore come una delle principali cause di mortalità associata al meteo, con impatti maggiori sulle fasce vulnerabili: anziani, malati cronici, bambini e lavoratori esposti all’aperto. Anche il freddo estremo, seppur meno frequente, resta un fattore di rischio con effetti cardiovascolari e respiratori.
Parlare di stress termico, quindi, non è un tecnicismo climatologico: significa leggere il rapporto tra condizioni atmosferiche e salute pubblica. È il passaggio chiave per capire perché un’ondata di caldo a 38 °C può essere sostenibile in un contesto e devastante in un altro.
Il nuovo strumento di Copernicus
Per trasformare lo stress termico da concetto astratto a dato concreto, il Copernicus Climate Change Service e il Centro Europeo per le Previsioni Meteorologiche a Medio Termine hanno sviluppato Thermal Trace, un’applicazione interattiva gratuita che permette di esplorare e visualizzare oltre 80 anni di dati climatici. L’app si propone come strumento rapido e intuitivo per monitorare le condizioni di caldo e freddo percepito a livello globale.
Il cuore di Thermal Trace sono le rianalisi Era5, il dataset meteorologico che copre il periodo dal 1940 a cinque giorni indietro in tempo reale. Grazie a un’interfaccia accessibile, l’utente può generare mappe e grafici su diverse scale temporali – giornaliere, mensili, stagionali e annuali – e scaricare statistiche come il numero di giorni con stress da calore intenso o il conteggio delle cosiddette notti tropicali, quando la temperatura minima non scende sotto i 20 °C.
Il direttore del C3S, Carlo Buontempo, ha sottolineato come Thermal Trace non si limiti a mostrare mappe e grafici, ma metta l’utente in condizione di interrogare direttamente gli archivi climatici. Con Thermal Trace è possibile esplorare domande molto concrete, come dove si siano registrati recentemente episodi di stress da caldo estremo, qual è stata la temperatura percepita più alta durante le ondate di calore di quest’estate o la più bassa durante l’ondata di freddo dello scorso inverno, quanti giorni di stress da caldo molto intenso si siano verificati in un mese specifico o quanti in più se ne sperimentino oggi rispetto al passato, fino a confrontare lo stress da freddo dello scorso inverno con la media climatica.
La struttura tecnica si appoggia a Zarr, un formato open source che consente di gestire enormi archivi climatici caricando solo i dati necessari. È la stessa logica che sta dietro ad altre applicazioni C3S, come Climate Pulse ed Era Explorer. In questo modo, anche dataset complessi diventano fruibili senza necessità di software specialistici.
Dalle ondate di calore al Big Freeze: leggere gli eventi estremi
Thermal Trace non è solo un archivio: funziona come una lente che permette di leggere eventi passati e presenti alla luce dello stress termico. Basta scegliere il periodo, la variabile e la località per ottenere mappe tematiche, grafici temporali e serie storiche che mettono in prospettiva la portata degli episodi estremi.
Un caso recente è il giugno 2025, terzo più caldo mai registrato a livello globale. Le mappe mostrano un’Europa meridionale sotto pressione, con picchi di stress da calore molto forte e estremo. A Roma, ad esempio, i dati evidenziano un trend netto: 76 giorni con almeno “forte stress termico” nel 2022, saliti a 96 nel 2023. Numeri che, se incrociati con i dati sanitari, fotografano un rischio crescente per la popolazione urbana.
Thermal Trace permette anche di risalire indietro nel tempo. Il “Big Freeze” del 1962/63, l’inverno che paralizzò il continente, appare come un’anomalia blu scura nelle mappe dell’Europa nord-occidentale, con valori minimi molto inferiori alla media del trentennio 1991–2020. Grazie alle visualizzazioni, la memoria storica diventa comparabile con gli eventi più recenti, rivelando continuità e differenze.
Un altro esempio è Cordova, Spagna, il 4 agosto 2025: 40,2 °C la temperatura dell’aria, 43,3 °C quella percepita. Tre gradi che fanno la differenza tra disagio e pericolo, tra una giornata torrida e un potenziale sovraccarico per il sistema cardiovascolare. Thermal Trace rende visibile questa discrepanza, mettendo in luce il ruolo di umidità e radiazione solare.
Il valore dell’app sta proprio in questa capacità: trasformare eventi climatici in metriche comparabili, storiche e geografiche. Un archivio che non si limita a registrare, ma rende leggibili fenomeni che altrimenti resterebbero confinati tra bollettini meteorologici e memorie individuali.
Chi usa Thermal Trace e perché
La disponibilità di uno strumento come Thermal Trace apre scenari che vanno oltre la climatologia. Chiara Cagnazzo, Principal Scientific Officer del C3S, ha sottolineato l’aspetto operativo: “Lo stress termico è un problema critico che, in alcuni casi, può diventare una materia letterale di vita o di morte: la traccia termica e il set di dati post-elaborato che abbiamo rilasciato possono essere una risorsa utile per il pubblico in generale, i responsabili politici, i giornalisti, gli scienziati e i decisori di una serie di settori e organizzazioni, per capirlo meglio, per monitorare il passato e prepararsi per il futuro”.
- Per il settore sanitario, avere un indicatore affidabile dello stress termico significa correlare più facilmente i dati di ricovero e mortalità con le condizioni ambientali, pianificando meglio le risposte durante le ondate di calore.
- Per le amministrazioni locali, la possibilità di misurare notti tropicali o giorni di caldo estremo in un quartiere aiuta a identificare le aree più vulnerabili, orientando interventi come piani di raffrescamento urbano o campagne di allerta mirate.
- Il mondo dell’informazione trova in Thermal Trace un alleato prezioso per contestualizzare le cronache di emergenza. Parlare di 38 °C non rende giustizia a un’ondata di calore se il corpo umano ne percepisce 43. Visualizzare il numero di giorni sopra una certa soglia, confrontarli con il passato e inserirli in un quadro europeo rende più solida e meno aneddotica la narrazione.
- Anche la ricerca accademica trae beneficio da un archivio accessibile. L’applicazione consente di esplorare rapidamente dataset che prima richiedevano competenze e software specifici, favorendo l’integrazione tra discipline: climatologia, epidemiologia, scienze sociali.
- Il messaggio politico implicito è altrettanto chiaro: i dati sullo stress termico non sono solo numeri, ma strumenti per prendere decisioni. Se nel 2023 l’Europa ha registrato 48mila morti legati al caldo, la capacità di anticipare e contestualizzare il rischio diventa parte integrante delle strategie di adattamento climatico.