Cagliari conquista lo scettro di città italiana con il clima più vivibile, mentre Brescia precipita all’ultimo posto della classifica nazionale. Il verdetto emerge dall’Indice di vivibilità climatica elaborato dal Corriere della Sera in collaborazione con iLMeteo.it, uno studio che ha analizzato 17 parametri climatici attraverso oltre 402 milioni di dati e tecniche avanzate di intelligenza artificiale (utilizzata anche per i nuovi Tutor 3.0). L’indagine ha riguardato 108 capoluoghi di provincia italiani.
La classifica conferma che al Mezzogiorno il clima è di gran lunga migliore: il Sud domina la top 10, con Napoli e Salerno che completano il podio, seguite da Brindisi e Agrigento, mentre le città del Nord sono quasi tutte nella parte basse della classifica nonostante il grande balzo di Torino, che è salita in 12ma posizione dopo il 51mo posto del 2023.
Classifica clima 2024
La classifica della quarta edizione dell’Indice di vivibilità climatica è:
1. Cagliari
2. Napoli
3. Salerno
4. Brindisi
5. Agrigento
6. Barletta
7. Biella
8. Catanzaro
9. Reggi Calabria
10. Vibo Valentia
11. Imperia
12. Torino
13. Bari
14. Ancona
15. Crotone
16. Trapani
17. Cuneo
18. Palermo
19. Trieste
20. Genova
(…)
107. Cosenza
108. Bolzano
109. Vicenza
110. Brescia
Oltre a quello del capoluogo piemontese, anche la provincia di Napoli ha registrato un balzo vertiginoso dalla 79ª alla 2ª posizione, grazie a un microclima che ha saputo difendersi meglio dagli eccessi termici che hanno colpito altre aree.
L’indice conferma che il 2024 è stato l’anno più caldo mai registrato (anche) in Italia, con una temperatura media superiore di 1,36°C rispetto al trentennio di riferimento 1991-2020. Un dato che assume contorni ancora più preoccupanti al Centro-Sud, dove il termometro ha sfondato la soglia critica dei +1,5°C, linea rossa stabilita dagli Accordi di Parigi come limite da non superare per evitare conseguenze irreversibili. L’allarme siccità in Sicilia e il conseguente razionamento dell’acqua potabile sono eloquenti del rischio desertificazione che interesse il Meridione.
Il caso di Torino
Torino risulta prima tra le grandi metropoli settentrionali e seconda città piemontese dopo Biella (settima in classifica). La provincia torinese si è classifica 12ª con un balzo di quasi 40 posizione rispetto alla classifica dell’Indice di vivibilità climatica 2023. Il risultato è reso ancora più interessante dal fatto che già nell’edizione precedente, il capoluogo piemontese aveva fatto un grande balzo in avanti salendo dall’86esimo al 51esimo.
In questi due anni (2023 e 2024) Torino ha guadagnato posizioni grazie a un clima che, sebbene non ottimale, ha mostrato un minor numero di giorni di caldo estremo rispetto a prima. Un elemento determinante è stato il numero esiguo di giornate con caldo africano (temperature oltre i 34°C): solo una nel 2024 secondo i rilevamenti della stazione meteorologica di Torino Consolata.
Un’Italia spaccata in due: diluvi al Nord, stabilità al Sud
Anche il clima divide la penisola. Il Meridione gode di una maggiore stabilità metereologica, mentre il Settentrione affronta un’escalation di precipitazioni. In particolare, a Milano che ha registrato 111 giorni di pioggia e un incremento del 58% nelle precipitazioni rispetto alla media, non pioveva così tanto da 250 anni.
La metamorfosi data dal cambiamento climatico risulta particolarmente evidente analizzando il fenomeno della siccità: il Nord-Ovest, che nel 2022 languiva per l’assenza di piogge, nel 2024 ha fronteggiato l’eccesso opposto, con precipitazioni record che hanno allagato città e compromesso infrastrutture. Ultime in ordine cronologico quelle che hanno colpito violentemente la Toscana.
I nuovi parametri della vivibilità climatica
L’Indice elaborato dagli esperti si basa su indicatori che ridefiniscono il concetto stesso di benessere climatico. Non solo temperature medie, ma un intreccio di fattori che determinano la qualità della vita quotidiana:
- Brezza estiva: la presenza di un vento costante che mitiga la percezione del caldo
- Comfort per umidità: la percentuale di giorni con umidità compresa tra il 30% e il 75%
- Notti tropicali: le serate in cui il termometro non scende sotto i 20°C
Emblematico il caso di Reggio Calabria, che ha vissuto ben 129 notti tropicali nell’ultimo anno, una condizione che favorisce il disagio notturno ma che, a causa del cielo quasi sempre terso, non le ha impedito di conquistare il nono posto in classifica grazie all’equilibrio degli altri parametri.
Il vantaggio del mare, ma non per tutti
La vicinanza alla costa emerge come fattore decisivo nella nuova geografia climatica italiana. L’influenza del mare, con il suo effetto termoregolatore, protegge le città costiere dagli sbalzi termici più estremi. Tuttavia, non tutte le località marine hanno saputo mantenere il proprio status privilegiato: Imperia, regina incontrastata del clima ideale nel 2021 e nel 2023, è scivolata all’undicesima posizione a causa dell’aumento dell’afa.
Ancora più sorprendente il dato su Cremona che, pur trovandosi al Nord, ha registrato il maggior numero di giorni con caldo africano, superando persino molte città meridionali – un’anomalia che le è costata il terzultimo posto in classifica.
Roma e Milano: le metropoli alla prova del clima
Le due principali metropoli italiane raccontano storie diverse ma ugualmente emblematiche. Roma, nonostante un miglioramento di 25 posizioni, si arresta al 68° posto, frenata dalle ondate di calore estive sempre più intense e prolungate. Milano precipita all’88ª posizione, schiacciata tra l’aumento delle precipitazioni estreme e le temperature record registrate nei mesi estivi.
Questi dati sollevano interrogativi cruciali sulla capacità delle grandi aree urbane di adattarsi agli shock climatici e sulla necessità di ripensare profondamente urbanistica, edilizia e infrastrutture per fronteggiare la nuova normalità meteorologica.
Esiste ancora un clima ideale?
I risultati dello studio tracciano un quadro in rapida evoluzione: il concetto stesso di “clima ideale” sta subendo una profonda trasformazione. Mentre il Sud si afferma come (parziale) rifugio dai fenomeni estremi, il Nord fronteggia oscillazioni sempre più marcate che mettono a repentaglio economia, territorio e cittadini.
La sfida che si profila all’orizzonte non riguarda solo la ricerca di un’oasi climatica ideale – che potrebbe diventare sempre più evanescente – ma soprattutto la capacità delle città di reinventarsi, adattandosi a condizioni meteorologiche inedite e imprevedibili.
In questo scenario fluido, la pianificazione urbana sostenibile non rappresenta più un’opzione, ma una necessità imprescindibile per garantire vivibilità e benessere alle comunità che abiteranno le città del futuro.