C’era una volta Bari, porto dell’Adriatico, città di passaggio più che di destinazione, nota per i suoi traghetti verso la Grecia e per un centro storico da fare invidia. Oggi, Bari è al centro di una nuova prospettiva, pronta a collegarsi direttamente con New York grazie ai nuovi voli settimanali operati dalla compagnia Neos che partiranno da giugno.
È la prima volta nella storia che la Puglia dialoga via cielo con gli Stati Uniti.
Una svolta simbolica e concreta. Dietro questo traguardo c’è il lavoro ostinato di Antonio Maria Vasile, presidente di Aeroporti di Puglia, che ha convinto i vettori a guardare a Bari come un nuovo polo turistico: “Non vogliamo essere relegati al Sud”, ha dichiarato Vasile al New York Times, rifiutando quel cliché che per decenni ha relegato il Mezzogiorno a ruolo di spettatore nel grande teatro del turismo globale.
Da periferia a protagonista
Bari non è Roma, non è Venezia, non è Firenze. E proprio per questo potrebbe essere tutto. Dove le prime tre sono già oggi schiacciate dal peso del proprio successo – afflitte da overtourism e gentrificazione – Bari è ancora un racconto in divenire, una tela che si sta ridipingendo dopo decenni difficili. Eppure, il rischio di seguire la stessa traiettoria è reale. I voli diretti dall’aeroporto Jhon Fitzgerald Kennedy di NY sono un successo mediatico e turistico, ma mettono la città di fronte a una scelta difficile: crescere o proteggersi?
Nel cuore di Bari Vecchia oggi si fanno tour guidati tra la Basilica di San Nicola e la cattedrale. Le donne che impastano orecchiette in strada convivono con i turisti in cerca di autenticità. Eppure, i sospetti di frodi alimentari e i controlli contro la vendita di pasta industriale spacciata per artigianale (quattro pastaie di Bari vecchia sono state multate per 5mila euro a testa, ndr) mostrano quanto sia sottile la linea tra folklore e folklore da cartolina.
Una trasformazione in bilico
Come Venezia ha dovuto imporre ticket d’ingresso per arginare l’assalto giornaliero dei visitatori, Bari teme un futuro dove l’identità locale venga sacrificata sull’altare del profitto. Lo racconta bene il New York Times, che dà voce a studenti preoccupati per l’aumento degli affitti brevi e la scarsità di alloggi accessibili, o a professori universitari che ricordano come, in assenza di investimenti sui trasporti pubblici, il turismo rischi di arricchire pochi e penalizzare molti.
Come Roma, Bari rischia di diventare una città da cui i giovani fuggono dopo gli studi. E come Firenze, è esposta al fascino, ma anche al pericolo, di essere “museificata”, svuotata della sua vita quotidiana e riempita solo di chi passa, fotografa e riparte.
Malamovida, una nuova emergenza urbana
La “rinascita” di Bari ha portato con sé un’altra sfida: la malamovida. Gli episodi recenti durante la festa di San Nicola – con residenti esasperati che lanciavano secchiate d’acqua contro i giovani che cantavano fino a tarda notte – mostrano un conflitto latente tra il desiderio di attrattività e la tutela della vivibilità.
È un problema noto in molte città turistiche, ma che a Bari assume un tono particolare: qui, fino a pochi anni fa, le strade del centro storico erano tranquille: oggi sono vive, forse troppo.
L’ambiente sotto pressione
A ciò si aggiungono i rischi per il territorio: il turismo di massa, se mal gestito, può mettere sotto stress le aree naturalistiche che fanno della Puglia una meta da sogno – dalle riserve marine alle campagne del Salento, dai trulli della Valle d’Itria ai borghi costieri come Polignano e Monopoli. Il modello Borgo Egnazia (resort di lusso scelto per il G7) rappresenta una visione esclusiva e sostenibile solo per pochi.
Secondo i dati diffusi dall’assessorato allo Sviluppo economico, Turismo e Blue economy del Comune di Bari, dal 1° gennaio al 18 aprile 2025 le presenze registrate sulla piattaforma PayTourist sono state 482.884, con un incremento del 34% rispetto allo stesso periodo del 2024, quando le presenze si erano fermate a 361.135.
Ma quale sarà il modello per il turismo diffuso?
Perché Bari? Perché adesso?
Scegliere Bari non è stato casuale. È un capoluogo di regione da oltre 330mila abitanti, ben collegata via autostrada e ferrovia, con un’identità forte ma ancora capace di evolversi. Inoltre, molti italoamericani – soprattutto pugliesi – riconoscono in questa città le loro radici. Per Neos e per gli operatori turistici, Bari è una porta d’accesso a tutta la Puglia. Per gli americani, è la possibilità di esplorare un’Italia meno nota, più autentica. Almeno per ora.
Bari ha risvegliato, perciò, il suo orgoglio, e il mondo se ne è accorto. I voli diretti dagli Stati Uniti sono l’inizio di una nuova stagione, ma anche un punto di non ritorno. La città deve scegliere che tipo di capitale vuole essere: una nuova Venezia, una Firenze sul mare, una Roma internazionale, o una città che cresce proteggendo la sua identità – non solo una meta, ma come casa per chi non ha mai voluto andarsene.