Astroturismo, cos’è e dove farlo (in Italia e nel mondo): il cielo come nuova risorsa 

Un’esperienza tra scienza, lentezza e paesaggi da rigenerare: ecco perché l’osservazione delle stelle conquista i viaggiatori consapevoli
14 Maggio 2025
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Casa Stelle Astroturismo

L’astroturismo emerge come una delle tendenze più interessanti nell’ambito dei viaggi esperienziali e sostenibili del 2025. Non si tratta semplicemente di osservare le stelle, ma di un approccio integrato al turismo che unisce astronomia, sostenibilità ambientale e valorizzazione dei territori a basso impatto antropico. La domanda di destinazioni con cieli notturni incontaminati è in costante crescita, spinta da esigenze di riconnessione con la natura, ricerca del silenzio e desiderio di esperienze autentiche.

Cos’è l’astroturismo

Il termine “astroturismo” si riferisce a una varietà di attività che spaziano dall’osservazione astronomica in luoghi remoti, alla partecipazione a eventi tematici come eclissi, piogge di meteoriti o semplici serate divulgative con telescopi. Ma il fenomeno è anche un indicatore culturale: segnala un cambio di rotta nelle aspettative dei viaggiatori, sempre più orientati verso un turismo rigenerativo, che non si limita a “consumare” paesaggi ma contribuisce alla loro conservazione e valorizzazione.

Dove fare astroturismo in Italia

L’Italia è un paese con una forte vocazione all’astroturismo, grazie alla varietà di paesaggi naturali e alla presenza di numerose aree protette con basso inquinamento luminoso. Negli ultimi anni sono nate iniziative locali per valorizzare le potenzialità astronomiche dei territori, spesso in collaborazione con enti di ricerca e osservatori. L’obiettivo è duplice: promuovere il turismo in zone marginali e proteggere l’ambiente notturno.

Tra le mete più significative troviamo:

  • Val d’Ega (Trentino-Alto Adige): zona certificata “Starlight Stellar Park” dall’Unesco. Il Planetario Alto Adige offre esperienze guidate e attività didattiche. La valle, nel cuore delle Dolomiti, ha sviluppato un’offerta integrata di escursioni notturne e soggiorni tematici.
  • Parco Nazionale del Gran Paradiso: un ambiente alpino incontaminato dove il cielo è ancora visibile in tutta la sua estensione. In collaborazione con l’Istituto Nazionale di Astrofisica, si organizzano serate pubbliche e trekking astronomici.
  • Monte Subasio (Umbria): qui si trova una delle prime “Starlight Destination” italiane. L’area, in prossimità di Assisi, ospita numerose attività didattiche e iniziative legate alla divulgazione scientifica.
  • Parco delle Madonie (Sicilia): grazie alla certificazione come Starlight Stellar Park, l’area ha attivato numerosi programmi di valorizzazione astronomica con osservazioni guidate ed eventi pubblici.

Questi luoghi rispondono a una domanda turistica nuova: non solo bellezza paesaggistica, ma anche fruibilità notturna, silenzio ambientale e servizi di accoglienza pensati per i viaggiatori lenti. L’impatto positivo si registra anche a livello economico: agriturismi, piccoli B&B e guide locali beneficiano di una destagionalizzazione del turismo e della diversificazione dell’offerta. Nel contesto italiano, l’astroturismo può rappresentare un volano per le aree interne e montane, contribuendo alla loro rivitalizzazione con un turismo leggero e orientato alla qualità, non alla quantità.

Mete internazionali tra cielo e deserto

A livello globale, il fenomeno dell’astroturismo è in forte espansione. Dall’emisfero sud all’estremo nord, numerose destinazioni stanno investendo sulla certificazione dei propri cieli e sulla creazione di strutture ricettive a basso impatto ambientale. In particolare, i Dark Sky Parks e le Starlight Reserves stanno diventando attrattori turistici consolidati.

Tra le mete più rilevanti:

  • Deserto di Atacama (Cile): grazie alla sua altitudine (oltre 2.400 m), all’aria secca e alla quasi totale assenza di nuvole, è considerato uno dei migliori luoghi al mondo per l’osservazione astronomica. L’Eso (European Southern Observatory) ospita qui uno dei più grandi complessi di telescopi terrestri.
  • Namibia: il NamibRand Nature Reserve è una delle prime Dark Sky Reserve africane, dove è possibile soggiornare in eco-lodge dotati di telescopi privati. Il turismo astronomico è integrato in pacchetti naturalistici che includono safari e fotografia notturna.
  • Canarie (Spagna): l’isola di La Palma, grazie alle sue caratteristiche orografiche e legislative (esiste una “Legge del Cielo” dal 1988), è una delle capitali europee dell’astroturismo. L’osservatorio del Roque de los Muchachos è visitabile e collabora con enti turistici per promuovere esperienze accessibili.
  • Parco di Jasper (Canada): uno dei più estesi Dark Sky Parks al mondo. Ogni ottobre si tiene il Jasper Dark Sky Festival, che unisce scienza, cultura e divulgazione. Le attività vanno dalle escursioni notturne alle sessioni fotografiche guidate.

Queste destinazioni dimostrano come l’astroturismo sia diventato un segmento maturo del mercato turistico, in grado di attrarre sia appassionati che semplici curiosi. In molti casi, le autorità locali hanno adottato normative sull’inquinamento luminoso e avviato percorsi di certificazione internazionale, segno di un impegno crescente per la tutela del cielo notturno come bene comune.

L’astroturismo come leva rigenerativa

L’astroturismo, nel suo sviluppo attuale, rappresenta una frontiera significativa del turismo rigenerativo. A differenza delle forme turistiche tradizionali, non si limita a minimizzare l’impatto ambientale, ma produce valore ecologico e sociale per i territori che lo ospitano. In molte regioni, l’attivazione di progetti astroturistici ha innescato sinergie tra enti scientifici, amministrazioni locali e comunità. Osservatori, agriturismi e guide locali collaborano per offrire pacchetti integrati di esperienza, che includono astronomia, gastronomia, escursionismo e educazione ambientale.

Un altro aspetto fondamentale riguarda l’educazione alla sostenibilità luminosa. La dispersione artificiale di luce ha effetti negativi su biodiversità, salute umana e consumo energetico. L’astroturismo contribuisce a sensibilizzare cittadini e istituzioni, promuovendo interventi di riduzione dell’illuminazione superflua, sia in contesti rurali che urbani. Infine, dal punto di vista economico, l’astroturismo si distingue per il suo potenziale destagionalizzante e anticongestionamento: si svolge prevalentemente in bassa stagione, spesso in territori fuori dai circuiti di massa, e coinvolge un pubblico attento alla qualità dell’esperienza più che alla quantità dei servizi.

Inquinamento luminoso: perché perdiamo il cielo notturno

Un elemento determinante per lo sviluppo dell’astroturismo è la qualità del cielo notturno, sempre più compromessa dall’impatto crescente dell’inquinamento luminoso. Le luci artificiali, in particolare quelle provenienti da centri urbani e infrastrutture mal progettate, aumentano sensibilmente la luminanza del cielo notturno, generando il cosiddetto bagliore artificiale: l’effetto più visibile e diffuso dell’alterazione del paesaggio notturno.

A fornire una dimensione concreta del fenomeno è lo studio pubblicato su Science Advances, “The New World Atlas of Artificial Night Sky Brightness”, che rappresenta la prima mappatura globale ad alta risoluzione dell’inquinamento luminoso. Utilizzando dati satellitari aggiornati e misurazioni di precisione condotte a terra, i ricercatori hanno quantificato che oltre l’80% della popolazione mondiale e il 99% di quella statunitense ed europea vivono sotto cieli inquinati dalla luce artificiale. La Via Lattea è invisibile per più di un terzo dell’umanità, inclusi circa il 60% degli europei e quasi l’80% dei nordamericani. Inoltre, il 23% delle superfici terrestri tra i 75° N e i 60° latitudine sperimenta notti luminose, con percentuali che salgono all’88% in Europa e al 50% negli Stati Uniti.

In questo scenario, l’astroturismo assume anche un ruolo educativo: sensibilizza sulle implicazioni ambientali e culturali dell’eccesso di luce artificiale, promuovendo una nuova consapevolezza sull’illuminazione sostenibile. È un turismo lento e a basso impatto, connesso a logiche di tutela paesaggistica, spesso affiancato da attività come il trekking notturno, la fotografia del cielo e l’osservazione astronomica divulgativa.

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