Le Alpi verso il decennio record delle scomparse glaciali

Tra il 2033 e il 2041 il numero di ghiacciai destinati a sparire potrebbe raggiungere il massimo storico
16 Dicembre 2025
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Ghiacciaio innevato
Ghiacciaio alpino

Le Alpi stanno entrando in una fase di riduzione accelerata che ha già una collocazione temporale precisa. Tra il 2033 e il 2041 l’arco alpino è destinato a registrare il più alto numero di scomparse di ghiacciai mai stimato su base annuale. Non si tratta di una generica tendenza al ritiro, ma di una concentrazione di perdite che segna un cambio di scala nel fenomeno: in pochi anni potrebbero sparire più ghiacciai di quanti ne siano scomparsi in interi decenni del passato recente.

La stima proviene da uno studio coordinato dall’ETH Zurich e pubblicato su Nature Climate Change, che introduce un criterio di lettura diverso rispetto alle analisi tradizionali. L’attenzione non è rivolta solo alla quantità di ghiaccio che si assottiglia, ma al numero di ghiacciai che cessano di esistere come corpi distinti. Applicato alle Alpi, questo approccio individua una fase critica ravvicinata, in cui il sistema glaciale europeo entra in una dinamica di contrazione rapida e difficilmente reversibile nel breve periodo.

Quando scompare un ghiacciaio

Per lungo tempo la perdita dei ghiacciai è stata descritta attraverso parametri cumulativi: metri di spessore, chilometri quadrati, gigatonnellate di ghiaccio. Indicatori utili, ma che tendono a diluire nel tempo un processo che, sul terreno, procede per salti improvvisi. Lo studio guidato dall’ETH Zurich, realizzato insieme al WSL e alla Vrije Universiteit Brussel, ribalta il punto di osservazione e si concentra sul numero di ghiacciai che scompaiono e sul momento esatto della loro scomparsa. L’obiettivo è ricostruire una cronologia delle estinzioni glaciali, regione per regione.

Attraverso tre modelli globali di ultima generazione, i ricercatori hanno simulato diversi scenari di riscaldamento, assegnando a ciascun ghiacciaio una traiettoria temporale. “Per la prima volta abbiamo messo un anno alla scomparsa di ogni singolo ghiacciaio sulla Terra”, ha dichiarato Lander Van Tricht, primo autore dello studio e ricercatore presso la cattedra di Glaciologia dell’ETH Zurich. Il risultato è una mappa temporale che evidenzia come le regioni ricche di ghiacciai piccoli e a bassa quota siano destinate a una contrazione rapida e concentrata.

Le Alpi rientrano pienamente in questo profilo. Il sistema glaciale alpino è composto in larga parte da ghiacciai di dimensioni ridotte, particolarmente sensibili anche a variazioni contenute della temperatura media. I dati osservativi degli ultimi decenni confermano la direzione del processo: tra il 1973 e il 2016, più di mille ghiacciai sono scomparsi in Svizzera. Il nuovo studio non aggiunge un segnale isolato, ma inserisce questa sequenza in una traiettoria che accelera nel prossimo futuro.

Il picco delle scomparse tra 2033 e 2041

Il fulcro dell’analisi è l’introduzione del concetto di “Peak Glacier Extinction”, il momento in cui il numero di ghiacciai che scompaiono in un singolo anno raggiunge il valore massimo. Non indica la fine della fusione, ma il punto in cui il processo è più intenso sul piano numerico. Dopo il picco, il ritmo annuale delle scomparse diminuisce perché molti dei ghiacciai più piccoli non esistono più.

Per le Alpi, questo picco è collocato tra il 2033 e il 2041. In questa finestra temporale l’arco alpino potrebbe perdere, anno dopo anno, più ghiacciai di qualsiasi altro periodo stimato dai modelli. La dinamica è legata alla struttura stessa del sistema glaciale alpino, che risponde rapidamente all’aumento delle temperature e alla riduzione dell’accumulo nevoso.

Su scala globale, il picco di estinzione si colloca più avanti nel tempo. In uno scenario in cui il riscaldamento medio viene contenuto a +1,5°C, il massimo si registra intorno al 2041, con circa 2.000 ghiacciai che scompaiono in un solo anno. Con un aumento di +4°C, il picco slitta verso il 2055, ma il numero di ghiacciai persi annualmente sale a circa 4.000. Il differimento temporale non attenua l’impatto: indica che, in uno scenario più caldo, entrano in gioco anche ghiacciai di grandi dimensioni, che richiedono più tempo prima di arrivare alla scomparsa completa.

Per le Alpi, gli scenari producono esiti molto diversi già entro la fine del secolo. Con un riscaldamento limitato a +1,5°C, sopravviverebbe circa il 12 per cento dei ghiacciai attuali, poco più di 400 unità. A +2°C, la quota scenderebbe intorno all’8 per cento. Con +4°C, resterebbe circa l’1 per cento dei ghiacciai alpini, una ventina in tutta l’Europa centrale. Anche ghiacciai di grandi dimensioni, come l’Aletsch, risulterebbero frammentati in più corpi distinti, mentre strutture di media taglia, come il Rodano, verrebbero ridotte a porzioni residue o scomparirebbero.

Dal Karakoram alle Ande

Il quadro alpino si inserisce in una tendenza che riguarda tutte le principali regioni glaciali del pianeta. Lo studio mostra che non esiste più alcuna area in cui il numero dei ghiacciai sia stabile. Nemmeno il Karakoram, in Asia centrale, che in passato aveva mostrato un comportamento atipico con temporanee avanzate, risulta escluso da una traiettoria di declino nel medio-lungo periodo.

Il confronto con altre catene montuose mette in evidenza la rapidità del processo alpino. Nelle Montagne Rocciose, uno scenario di +1,5°C consentirebbe la sopravvivenza di circa 4.400 ghiacciai, pari a un quarto di quelli attuali. Con +4°C, il numero si ridurrebbe a poco più di cento. Nelle Ande e in Asia centrale, circa il 43 per cento dei ghiacciai potrebbe resistere a +1,5°C, ma con +4 °C le perdite supererebbero il 94 per cento. Su scala globale, a +4°C resterebbero circa 18.000 ghiacciai entro il 2100, contro i circa 100.000 di uno scenario compatibile con +1,5°C.

La lettura per numero di ghiacciai introduce elementi utili anche per settori che operano sul territorio. La scomparsa completa di un ghiacciaio, anche di dimensioni ridotte, modifica in modo diretto assetti paesaggistici, dinamiche turistiche e gestione dei rischi naturali. “La fusione di un piccolo ghiacciaio contribuisce poco all’innalzamento dei mari. Ma quando un ghiacciaio scompare del tutto, l’impatto su una valle può essere rilevante”, ha osservato Van Tricht. Su questa base si collocano iniziative come la Global Glacier Casualty List, alla quale partecipano i ricercatori dell’ETH Zurich, che documenta i ghiacciai già scomparsi e fornisce un riferimento operativo per amministrazioni locali e gestori del territorio chiamati a confrontarsi con un sistema montano in rapido ridimensionamento.

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