Acqua del rubinetto più sicura di quella in bottiglia: l’Umbria prima per controlli Pfas

Il piano anticipa di fatto la scadenza del 13 gennaio 2026 prevista dalla normativa nazionale
10 Novembre 2025
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Acqua Dal Rubinetto

L’Umbria è la prima regione italiana che è riuscita a rendere l’acqua del rubinetto più sicura di quella in bottiglia. Al centro di questo straordinario traguardo, c’è il monitoraggio continuo ed efficace della presenza di sostanze perfluoroalchiliche nell’acqua potabile. Un risultato importante anche per le altre regioni, che potrebbero seguire il suo percorso.

Il protocollo regionale: un modello nazionale

Il 28 ottobre 2025, nella cornice del Salone d’Onore di Palazzo Donini, è stato firmato il protocollo d’intesa che coinvolge Regione Umbria, Arpa, Auri, le aziende sanitarie locali Usl Umbria 1 e 2 e le società di gestione idrica Umbra Acque, Sii e Vus. L’accordo introduce un sistema di doppio campionamento e analisi di laboratorio per verificare la presenza di Pfas nelle acque destinate al consumo umano su tutto il territorio regionale.​

“Attraverso la firma di questo protocollo l’Umbria diventa la prima regione in Italia a mettere in campo un monitoraggio continuo sulle acque dei rubinetti”, ha dichiarato l’assessore all’ambiente e all’energia Thomas De Luca. Il piano anticipa di fatto la scadenza del 13 gennaio 2026 prevista dalla normativa nazionale per l’adeguamento ai nuovi parametri di qualità dell’acqua destinata al consumo umano.​

Cosa sono i Pfas e perché preoccupano

Le sostanze perfluoroalchiliche, note come Pfas, rappresentano una delle principali minacce per la sicurezza idrica in Europa. Si tratta di composti chimici persistenti che tendono ad accumularsi nell’ambiente e nell’organismo umano. La loro presenza, anche in tracce, solleva preoccupazioni crescenti per gli effetti sulla salute pubblica.​ La normativa europea ha introdotto parametri sempre più stringenti, ma l’Umbria non ha atteso i tempi imposti dalla legge. I controlli sono già operativi e i risultati saranno condivisi in una relazione tecnico-scientifica pubblica, consultabile online su questo portale.

Il rubinetto batte la bottiglia?

L’acqua potabile erogata nelle abitazioni è sottoposta a verifiche costanti con parametri scientifici aggiornati e trasparenza pubblica dei dati. Il Ministero della Salute e le autorità locali monitorano continuamente la qualità dell’acqua del rubinetto, garantendo la conformità ai parametri stabiliti dalle normative europee.​

Uno studio dell’Istituto superiore di sanità ha esaminato le acque di 18 regioni, inclusa l’Umbria, e due province autonome dal 2020 al 2022, confermando che l’acqua del rubinetto e quella minerale naturale non sono diverse dal punto di vista della sicurezza. Umbra Acque effettua circa 6.500 analisi all’anno sulle acque potabili con il proprio laboratorio certificato Accredia.​

Oltre il monitoraggio: la richiesta di messa al bando

L’assessore De Luca ha avanzato al Governo la richiesta di una normativa che metta al bando i Pfas, definiti “inquinanti con cui, purtroppo, avremo sempre di più a che fare”. La sorveglianza, per quanto rigorosa, non basta. Serve prevenzione primaria: vietare definitivamente l’immissione in commercio di queste sostanze.​

L’iniziativa umbra si inserisce in una visione più ampia di salute pubblica e sostenibilità ambientale. Ridurre il consumo di bottiglie in plastica, infatti, significa diminuire l’impatto ecologico senza compromettere la qualità dell’acqua che consumiamo. L’acqua dei rubinetti in Umbria diventa così un elemento di garanzia non solo sanitaria ma anche di valore strategico, ad esempio sul fronte turistico.​ Il modello umbro dimostra che trasparenza e rigore scientifico possono restituire fiducia ai cittadini. Le analisi periodiche garantiscono la salubrità dell’acqua potabile e smontano la convinzione, spesso legata a percezioni più che a dati oggettivi, che l’acqua in bottiglia sia necessariamente più sicura

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