Le vacanze di Natale rappresentano ogni anno un test di tenuta per il sistema turistico. Spostamenti concentrati, mete sotto pressione, consumi elevati in un arco di tempo ristretto. È proprio in questa fase, però, che sta emergendo con maggiore evidenza un cambiamento nelle scelte dei viaggiatori, non come reazione episodica, ma come orientamento strutturale. Il 75% dichiara di essere pronto a cambiare il proprio modo di viaggiare, orientandosi verso soluzioni più sostenibili già dalle prossime vacanze.
Il dato arriva dal Centro Studi di Up2You, che ha elaborato un panel di ricerche internazionali dedicate al turismo responsabile. Secondo la stessa analisi, l’83% dei turisti considera oggi prioritario ridurre l’impatto ambientale del proprio soggiorno. Una percentuale che trova una traduzione concreta nella pianificazione delle vacanze invernali e natalizie: cresce l’interesse per mete meno affollate, per strutture attente alla sostenibilità, per itinerari capaci di coniugare esperienza, rispetto del territorio e qualità del tempo trascorso.
La sostenibilità entra nelle pratiche di viaggio
Il periodo natalizio amplifica dinamiche che nel resto dell’anno restano più diluite. Le decisioni vengono prese in tempi brevi, con un’offerta spesso standardizzata e una domanda che tende a concentrarsi su poche destinazioni simboliche. È in questo contesto che la disponibilità a cambiare assume un significato operativo. La ricerca Up2You mostra come la sostenibilità entri sempre più tra i criteri di selezione, non come elemento decorativo ma come fattore discriminante.
L’interesse per mete meno affollate risponde a una duplice esigenza. Da un lato, evitare le criticità legate al sovraffollamento, che incidono sulla qualità dell’esperienza e sulla vivibilità dei territori. Dall’altro, ridurre l’impatto ambientale legato alla concentrazione dei flussi. Le vacanze natalizie diventano così un banco di prova per modelli alternativi: soggiorni più lunghi in un’unica località, destinazioni secondarie rispetto ai grandi poli turistici, strutture che dimostrano attenzione alla gestione delle risorse.
“Viaggiare in modo sostenibile non significa rinunciare al comfort, ma scegliere con consapevolezza”, sottolinea Alessandro Broglia, Chief Sustainability Officer e Co-Founder di Up2You. Una precisazione che intercetta una percezione diffusa: la sostenibilità non è più associata a un abbassamento degli standard, ma a una diversa qualità dell’esperienza. Il viaggio viene valutato anche per la sua coerenza con il contesto locale e per la capacità di generare valore oltre il perimetro della struttura ricettiva.
La spinta verso scelte più responsabili si fonda su motivazioni precise. Il 71% dei viaggiatori afferma di voler lasciare i luoghi visitati in condizioni migliori rispetto a quando è arrivato, con un aumento di otto punti percentuali rispetto al 2023. Non si tratta di un obiettivo astratto, ma di un indicatore che riflette una maggiore consapevolezza dell’impatto generato dal viaggio, anche quando ha una durata limitata come nel periodo natalizio.
Questa attenzione si traduce in comportamenti misurabili. Il 57% dichiara l’intenzione di ridurre i consumi energetici durante gli spostamenti e il soggiorno, mentre il 54% sceglierà mezzi di trasporto a basso impatto. Le decisioni riguardano l’intero percorso del viaggio: dalla selezione del mezzo di trasporto alla gestione dei consumi in struttura, fino alla scelta delle attività sul territorio. Il turista assume un ruolo più attivo, consapevole che ogni fase del viaggio produce effetti ambientali e sociali.
Sul fronte delle responsabilità, emerge una richiesta di corresponsabilità. Il 45% dei turisti ritiene di avere un ruolo diretto nel contrastare gli impatti sociali del viaggio, ma chiede un impegno concreto anche ai fornitori turistici (43%) e ai governi (44%). È un dato che evidenzia una tensione crescente tra domanda e offerta: la sostenibilità non viene più considerata un onere individuale, ma una responsabilità condivisa che richiede politiche pubbliche, standard chiari e pratiche aziendali verificabili.
Certificazioni e trasparenza come fattori di fiducia
La crescente attenzione verso la sostenibilità rende centrale il tema della credibilità. Quasi la metà dei viaggiatori (45%) dichiara di preferire strutture che dimostrino di aver conseguito certificazioni di sostenibilità. Non basta più una dichiarazione generica o un impegno non misurato: la domanda chiede evidenze, comparabilità, trasparenza. Il 67% ritiene importante uniformare gli standard di certificazione per rendere più chiara l’offerta e facilitare il confronto tra le diverse proposte.
Il periodo natalizio, caratterizzato da una forte competizione tra destinazioni e strutture, accentua questo bisogno di chiarezza. In assenza di riferimenti condivisi, il rischio di confusione aumenta e con esso la diffidenza dei consumatori. La certificazione diventa quindi uno strumento di orientamento, ma anche un elemento di reputazione che incide sulla scelta finale.
“Nel turismo, la sostenibilità non si improvvisa: richiede metodo, trasparenza e la capacità di raccontare con autenticità i risultati raggiunti”, spiega ancora Alessandro Broglia. Il riferimento al racconto dei risultati non riguarda la comunicazione promozionale, ma la rendicontazione di pratiche concrete. La sostenibilità, per essere credibile, deve essere integrata nei processi operativi e restituita al pubblico attraverso dati verificabili.
L’insieme di questi fattori sta ridisegnando il rapporto tra domanda e offerta turistica. Le vacanze natalizie mostrano con particolare evidenza come la sostenibilità sia diventata un criterio di selezione, capace di orientare flussi e preferenze. Le strutture che investono in pratiche certificate, nella riduzione dei consumi e nel rapporto con le comunità locali intercettano una domanda più attenta e disposta a riconoscere valore a scelte coerenti.
Il cambiamento non è uniforme, né privo di resistenze. Ma i dati indicano una direzione precisa. La disponibilità a cambiare il proprio modo di viaggiare, dichiarata dal 75% dei turisti, si traduce in scelte che incidono sulla distribuzione dei flussi, sulla stagionalità e sulla qualità complessiva dell’offerta. Natale, con la sua intensità, rende questo processo più visibile, anticipando dinamiche destinate a consolidarsi nel resto dell’anno.