Instagram addio? Chi viaggia non cerca più la ‘foto’ ma creare relazioni con gli altri. Dal vivo

Il 61% ha già provato a staccare la spina al cellulare. Il viaggio diventa occasione per ritrovare gli altri e se stessi lontano dallo schermo
26 Agosto 2025
2 minuti di lettura
Viaggio di gruppo

Perché continuiamo a viaggiare, nonostante guerre, crisi climatica, inflazione e mille altre incertezze? E come è cambiato il nostro modo di partire in un mondo in veloce mutamento? A queste domande ha provato a rispondere un sondaggio internazionale condotto da WeRoad su un campione di 5.689 persone, portando alla luce un desiderio di certezza e di connessioni reali, dal vivo, con le persone. E la foto per Instagram finisce in fondo alle proprie aspirazioni.

Instagram addio? C’è un forte desiderio di reale

Dal sondaggio infatti il viaggio emerge come un’àncora di normalità in un mondo che sfugge e che è sempre più complesso, a cui spesso si fa fatica a stare dietro. Ecco dunque che la foto instagrammabile non è più al centro dei pensieri di chi si sposta: un misero 0,37% degli intervistati sceglie la propria meta in base all’immagine da postare sui social. Il motore trainante è oggi soprattutto la ricerca di un senso più profondo: scoprire altre culture e altri mondi, vivere esperienze vere, autentiche. Oltre il 70% del campione viaggia per questi motivi, mentre sembra diventato marginale anche un ‘grande classico’, divertirsi e rilassarsi, a cui ambisce il 13% degli intervistati.

Un altro elemento significativo è il rapporto con il virtuale. Il 26% del campione parte per disconnettersi dai social, mentre oltre il 61% ha già provato o vorrebbe provare un’esperienza di digital detox. La ricerca dunque evidenzia un forte desiderio di reale, in un mondo dove la dimensione on line e quella off line si confondono sempre di più. Il 14% infatti viaggia in gruppo proprio per socializzare ‘dal vivo’.

Voglia di connessione con gli altri, ma dal vivo

Questo dato che fa il paio con quello che racconta la difficoltà a fare nuove conoscenze dopo i 30 anni: una sfida sentita dal 40% degli intervistati, e che per il 58% diventa ogni anno più difficile. Non è un caso che il 55% si senta solo nella vita quotidiana. Il viaggio di gruppo diventa così un’occasione per creare relazioni, un modo per conoscere persone nuove. Anche qui, può forse sorprendere che l’analogico batta il digitale, ma il 65,77% del campione afferma di incontrare nuove persone ‘alla vecchia maniera’, tramite amici comuni, eventi privati o attività sportive. E anche in viaggio (30,39%). Per un confronto, solo il 3,84% dei rispondenti afferma di fare amicizia online tramite social media o app di dating.

Il viaggio quindi aiuta a connettersi con gli altri, e allo stesso tempo può essere un’occasione per (ri)scoprire se stessi: il 45% ha scelto di partire in un momento difficile della propria vita, e per il 57% partire è anche uno strumento di crescita personale. Il 4%, inoltre, ha viaggiato su consiglio di uno psicologo, rivelando un risvolto ‘terapeutico’ legato alla partenza.

Viaggiatori impegnati

Un altro elemento di novità è che oggi chi viaggia si dichiara impegnato: l’82% degli intervistati tiene conto dell’impatto etico delle proprie scelte, il 27% rinuncia a visitare Paesi che non rispettano i diritti umani, e per il 36% il cambiamento climatico è la prima preoccupazione legata al futuro dei viaggi. Inoltre, il 50% evita destinazioni coinvolte in conflitti armati.

Quanto a quest’ultimo aspetto, la ricerca evidenzia che la paura non blocca la voglia di partire: solo il 5,29% ha ridotto drasticamente i viaggi per timore, anche se oltre il 73% ha evitato determinate mete per motivi di sicurezza. In effetti i dati complessivi non mostrano particolari preoccupazioni: secondo il World Tourism Organization (Wto), nel 2024 i viaggi internazionali hanno toccato un record storico, superando persino i livelli pre-pandemia. Tanto che negli ultimissimi anni abbiamo cominciato a sentir parlare di ‘overtourism‘, un problema complesso che richiederà risposte complesse.

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