One Health, la nuova frontiera della salute: perché riguarda tutti noi

Dalla qualità dell’aria alla sicurezza del cibo, la salute umana è ormai inseparabile da quella degli ecosistemi. Esperti a confronto all’evento Adnkronos Q&A ‘Salute e Benessere come priorità sociale’, che ha aperto la Social Sustainability Week
18 Novembre 2025
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Evento salute benessere
(Foto Adnkronos)

Viviamo in un mondo connesso, ormai lo sappiamo. Ma quello che forse ignoriamo è che anche per la salute è lo stesso. Uomo, animali, pianeta sono uniti in modo inscindibile, tanto che il benessere di ognuno dei lati di questo ‘triangolo’ dipende strettamente da quello degli altri. È la visione One Health, tema al centro di uno dei panel dell’evento Adnkronos Q&A ‘Salute e Benessere come priorità sociale’, che ha aperto la Social Sustainability Week e che si è svolto stamattina al Palazzo dell’Informazione a Roma.

Oggi, ha spiegato in apertura Valeria Dusolina Di Giorgi Gerevini, Direzione generale Corretti stili di vita e Rapporti con l’ecosistema – Ministero della Salute, si parla addirittura di Planetary Health, un concetto che “ingloba tutte le politiche che devono essere seguire per garantire una salute sostenibile e su cui ci dobbiamo confrontare: che l’ambiente sia sano, proteggere le persone e le comunità”.

Antibiotico-resistenza e inquinamento: le nuove emergenze

Anche il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, con l’intervento di Carlo Zaghi, direttore generale Sostenibilità dei prodotti e dei consumi – Ministero Ambiente e Sicurezza energetica, sottolinea come la salute umana sia legata strettamente con lo stato di salute del pianeta e alla salute animale. Le Nazioni Unite individuano tre minacce globali, tutte ambientali, che mettono a rischio la salute umana: cambiamento climatico, inquinamento e perdita di biodiversità, ha ricordato Zaghi.

“I governi prendono lentamente atto della necessità di agire. E fanno tre cose: regole, politiche fiscali e spesa (investimenti) e monitoraggio, cioè la valutazione di come stanno le cose, che poi è anche un monitoraggio legato allo stato di salute della popolazione”, ha continuato.

In tema di normativa, una delle novità più rilevanti riguarda le acque reflue urbane, dove sono presenti inquinanti rilevanti per la salute umana, in particolare residui di farmaci e antibiotici: è il principio di responsabilità estesa del produttore: le imprese che immettono sul mercato sostanze farmaceutiche o inquinanti, compresi microplastiche e PFAS, devono contribuire economicamente agli impianti di depurazione avanzati necessari a ridurre l’impatto ambientale dei loro prodotti.

Questo anche per contrastare il fenomeno dell’antibiotico-resistenza, che “indica chiaramente il rapporto inscindibile tra ambiente e salute urbana”. In pratica, residui di antibiotici dispersi in acqua e suolo favoriscono la diffusione di batteri resistenti, rendendo inefficaci molte terapie. Per l’Oms, si tratta di una potenziale emergenza sanitaria paragonabile al Covid, entro il 2050.

Per affrontare il problema, ha elencato il funzionario pubblico, occorrono “innovazione tecnologica e forti investimenti nel settore, ma anche interventi che impediscano e riducano la diffusione di residui antibiotici nell’ambiente, come la depurazione delle acque urbane”. In Italia c’è un piano nazionale di contrasto all’antibiotico resistenza, mentre l’Ue ha introdotto nuove direttive su acque reflue e qualità dell’aria, che dovremo presto recepire: la Direttiva (UE) 2024/3019 che aggiorna le norme sul trattamento delle acque reflue urbane e la direttiva (UE) 2024/2881 sulla qualità dell’aria.

Cibo, suolo, aria: il ponte tra ambiente e salute

Il concetto One Health passa anche attraverso il cibo”, ha poi spiegato Manuela Casale, Università e Policinico Campus Biomedico di Roma. L’alimentazione infatti è “una sorta di “cerniera” tra l’ambiente e l’uomo: “La qualità del cibo è il risultato della salute globale del nostro pianeta e si riflette nella salute di chi lo mangia”, ha chiarito Casale.

L’aumento della CO₂ e l’impoverimento dei terreni impoverisce il valore nutrizionale delle coltivazioni; allo stesso tempo nano e microplastiche, un tempo associate solo agli organismi marini, oggi vengono rinvenute anche nei tessuti vegetali e finiscono per bioaccumularsi anche nei nostri organismi, ha spiegato ancora.

 A questo si aggiungono gli effetti transgenerazionali dell’alimentazione: “Ciò che si consuma nell’arco della vita può trasmettersi alle generazioni future, sia con meccanismi biologici evolutivi, sia con meccanismi legati all’accezione culturale/sociologica, come le abitudini alimentari trasmesse”, ha concluso.

La percezione dei cittadini: sensibilità alta, formazione scarsa

Ma le persone cosa ne pensano? Secondo un’analisi presentata da Cristina Cenci, senior partner Eikon Strategic Consulting, la popolazione italiana mostra una forte sensibilità verso il tema One Health, con un’ampia quota di cittadini convinti che le proprie scelte quotidiane impattino sulla salute del pianeta. Tuttavia, questa conoscenza resta prevalentemente individuale: manca ancora la consapevolezza del carattere sistemico del problema, che coinvolge energia, mobilità, qualità dell’aria, filiere produttive e politiche pubbliche.

La Fondazione Msd, racconta la coordinatrice scientifica Claudia Rutigliano, ha lavorato proprio su questo gap informativo. Una ricognizione nazionale ha rivelato che, nonostante l’83% della popolazione sia sensibile al tema, quasi nessuno ha ricevuto una formazione adeguata. Da qui una serie di webinar e progetti educativi, culminati in una call to action alle scuole italiane che ha raccolto oltre 1.600 elaborati da studenti di ogni età: un segnale della crescente attenzione dei giovani.

Tra assicurazioni e rischi globali: la salute come bene fragile

Il mondo assicurativo osserva con attenzione questa evoluzione. Fabrizia Bottiroli, Head of Health offering, Services and UW Retail AXA Italia, ha ricordato che viviamo in un mondo di “policrisi”, dove rischi ambientali, sanitari, economici e sociali si intrecciano.

Secondo la Global Risks Report edizione 2025, il cambiamento climatico è percepito come il primo fattore di rischio, ma persistono timori per nuove pandemie e per la tenuta del sistema sanitario. Una crisi sanitaria genera impatti economici e sociali, mentre una crisi ambientale (riduzione della biodiversità, inquinamento) è un moltiplicatore del rischio sanitario stesso. Anche le malattie mentali hanno un peso rilevante: secondo l’AXA Mind Health Report, colpiscono una persona su tre a livello globale, e quasi una su due in Italia. L’impatto economico è enorme: l’OCSE lo stima in circa 20 miliardi di euro annui solo nel nostro Paese.

Per questi motivi, le assicurazioni devono ripensare i propri modelli, con soluzioni accessibili, adattabili e inclusive, che tengano conto anche delle nuove fragilità sociali.

Industria e logistica: innovazione per ridurre l’impatto ambientale

Un esempi di come si possano ripensare i propri modelli, in tutt’altro ambito, lo ha fatto Logista, come ha spiegato Giampaolo Montesano, Network director: l’azienda ha realizzato la “Greenbox”, una scatola riutilizzabile progettata per ridurre rifiuti e CO₂ lungo la filiera logistica. Il progetto, basato su reverse logistics e riciclo tracciato, ha richiesto anni di investimento e una completa riorganizzazione dei sistemi automatizzati, ma dimostra come anche le attività più ripetitive possano essere ripensate in chiave circolare.

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