Il mondo accademico è sempre in fermento e ogni anno l’Academic Ranking of World Universities (ARWU) di Shanghai fornisce uno spaccato delle università globali che fanno più rumore nella ricerca e nell’istruzione superiore. Questa classifica, pubblicata per la prima volta nel giugno 2003 dal Center for World-Class Universities della Shanghai Jiao Tong University e successivamente aggiornata e gestita da ShanghaiRanking Consultancy, ha avuto un impatto significativo nella misura in cui vengono valutati gli istituti universitari a livello mondiale. Ogni anno, ARWU analizza più di 2500 università e pubblica la classifica delle prime 1000. Il sistema di classificazione si basa su sei indicatori oggettivi che misurano tutto, dalla quantità di premi Nobel e Medaglie Fields conquistati da alumni e staff, alla produzione accademica pubblicata su riviste di prestigio. L’edizione 2024 ha rivelato non solo i soliti protagonisti ma ha anche messo in luce interessanti dinamiche di crescita e cambiamento, specialmente per le università europee e italiane.
La dominanza americana e l’ascesa europea
Anche nel 2024 l’università che occupa la prima posizione è Harvard, che si conferma leader mondiale per il 22° anno consecutivo. Seguita da Stanford University e dal Massachusetts Institute of Technology (MIT), queste tre istituzioni americane continuano a dominare le prime posizioni, confermando l’egemonia accademica degli Stati Uniti. Ma se guardiamo oltre l’oceano Atlantico, la situazione si fa interessante. L’Università di Cambridge nel Regno Unito si colloca al quarto posto, il che la rende la più alta classificata tra le università europee. L’Università di Oxford, anch’essa britannica, è al sesto posto, assicurando che il Regno Unito sia ben rappresentato nella top 10 con due istituti di eccellenza.
La presenza di istituzioni europee nella top 10 è limitata, con le sole due università britanniche a brillare in questa élite globale. Tuttavia, il panorama si arricchisce nella top 50 con la presenza di università di spicco come l’Università Paris-Saclay, che ha fatto un notevole salto al 12° posto, e l’ETH Zurich in Svizzera, classificata 21°. L’Imperial College di Londra e l’Università di Copenaghen completano il quadro europeo nella top 50, dimostrando una crescente competitività delle università del Vecchio Continente.
La rivincita della ricerca e dell’eccellenza accademica
Il ranking ARWU si basa su parametri rigidi e ben definiti. I criteri includono, i premi Nobel e le medaglie Fields di ex studenti (10%) o di ricercatori della singola università (20%), il numero di ricercatori altamente citati secondo Clarivate Analytics (20%), le pubblicazioni su Nature e Science (20%), le citazioni di pubblicazioni tecnologico-sociali (20%). Questi parametri sono poi correlati con lo staff accademico, dando un ulteriore parametro di produttività pro-capite (10%). Per le prime 100 università della classifica di Shanghai sono esplicitati la posizione e il punteggio secondo i parametri utilizzati. Le altre sono suddivise in gruppi dal 50-100.
Questa meticolosa metodologia di valutazione è quella che permette a istituzioni come Harvard e MIT di mantenere le loro posizioni di vertice, grazie alla loro straordinaria capacità di produrre ricerca di alta qualità e a una rete di alunni e docenti di grande prestigio.
La performance italiana
L’Italia, da parte sua, vede una rappresentanza modesta nella classifica ARWU. La Sapienza di Roma è l’unica università italiana a entrare nella fascia 101-150, confermando il suo ruolo di leader accademico nazionale per il terzo anno consecutivo. La rettrice Antonella Polimeni ha sottolineato con orgoglio il risultato, evidenziando come la qualità della ricerca scientifica e il prestigio internazionale dell’ateneo continuino a crescere. Al di sotto della soglia dei primi 100, troviamo altre università italiane come l’Università di Milano e l’Università di Pisa, entrambe nella fascia 151-200.
Purtroppo, le università italiane sembrano non riuscire a superare le sfide poste dalle eccellenze globali, rimanendo distanti dalle prime posizioni delle classifiche mondiali. Tuttavia, è interessante notare la presenza di atenei italiani nella fascia 201-300, come il Politecnico di Milano, l’Università di Bologna e l’Università di Napoli Federico II. Questa distribuzione suggerisce una certa competitività a livello nazionale, anche se manca di un vero impatto a livello globale.
Tuttavia, per molte altre istituzioni, la classifica mette in luce sia progressi significativi che aree di miglioramento, rendendo evidente che il cammino verso l’eccellenza globale è ancora in corso.
Una visione globale
La classifica ARWU non solo riflette l’eccellenza accademica ma mette anche in luce le dinamiche globali del settore educativo. Stati Uniti e Cina continuano a dominare con il maggior numero di università nella top 100, con 38 e 14 istituzioni rispettivamente. In Europa, il Regno Unito guida il gruppo con il maggior numero di università in top 100, seguito da Svizzera, Germania e Francia. La Germania, in particolare, ha mostrato un progresso significativo con tre università tra le prime 50, segnalando un rafforzamento della sua posizione accademica a livello internazionale.
In conclusione, l’ARWU del 2024 dipinge un panorama globale in cui l’eccellenza accademica continua a essere dominata dalle università americane, ma con una crescente e rilevante presenza europea.