Facekini, cos’è la moda cinese da mare per proteggersi dal sole

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22 Agosto 2025
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Cina, Il Facekini Diventa Popolare In Spiaggia
Cina, Il Facekini Diventa Popolare In Spiaggia (Wang Haiban/Ipa/Fotogramma, 2020)

Ogni estate, con l’intensificarsi del caldo e l’aumentare dell’esposizione solare, un capo d’abbigliamento per noi insolito torna a dominare le spiagge e gli spazi aperti delle coste della Cina: il “Facekini”. Questa maschera protettiva, simile a un passamontagna, è diventata un simbolo della crescente consapevolezza, e talvolta dell’ansia, riguardo i danni dei raggi ultravioletti. Ma è davvero utile? E in Italia arriverà mai questa “moda”?

Cos’è il facekini e la sua evoluzione

Il facekini fa parte di un settore fiorente in Cina che offre accessori per la protezione dai raggi Uv. Sono realizzati in tessuto sintetico lavabile e ne esistono diverse varianti: alcune coprono solo la parte inferiore del viso, mentre altre si estendono fino a fronte, collo e petto. Il loro prezzo può variare da pochi euro a prezzi più alti se prodotti da case di moda.

Tradizionalmente, questi capi d’abbigliamento erano indossati dalle donne anziane, sulle spiagge cinesi, intente a evitare l’abbronzatura durante l’estate. Negli anni successivi, però, i facekini sono diventati veri e propri articoli di abbigliamento, acquistati da consumatori anche più giovani. In Cina, secondo quanto riporta l’Economist, nel complesso, le vendite di indumenti protettivi anti-Uv hanno raggiunto circa 80 miliardi di yuan (quasi 10 miliardi di euro) solo nello scorso anno. Molte donne, soprattutto, li considerano ora parte integrante della loro routine di cura della pelle, volta a mantenere un incarnato chiaro.

La corsa alla protezione solare

La popolarità del facekini è intrinsecamente legata a diversi fattori, tra cui le temperature sempre più elevate, come i 47 gradi raggiunti nello Xinjiang. Ma anche preferenze culturali: in Asia orientale l’abbronzatura è ancora associata al lavoro manuale all’aperto, mentre una pelle chiara è sinonimo di bellezza e ricchezza.

Con l’espandersi di una maggiore consapevolezza dei danni di un’esposizione prolungata al sole, la preoccupazione principale è divenuta anche l’invecchiamento precoce, con rughe e macchie, e le potenziali malattie della pelle. Se da un lato, però, questo tipo di attenzione sembra essere più che consona viste le temperature così alte, in molti casi è stata ribattezzata come “Sunxiety”, l’ansia da sole.

Il fenomeno della “sunxiety”: l’ansia da sole

Il crescente timore dei danni solari ha dato origine al termine: “sunxiety”, fusione di “sole” e “ansia”. Non si tratta più solo di cautela, ma per alcune persone, la preoccupazione per i raggi Uv si è trasformata in una vera e propria fobia, portandole a evitare il sole come se fosse un nemico invisibile.

Questa ossessione trova ampio sfogo sui social media. Molti utenti confessano una dipendenza dalla protezione solare, applicandola ogni due ore indipendentemente dal meteo o vivendo settimane d’ansia dopo una giornata al sole per la paura di invecchiare prematuramente, temendo rughe e macchie o malattie. Cercando sui principali social cinesi parole come “facekini”, “sun protection” e simili, si può notare un acceso dibattito in merito all’importanza di proteggersi dai raggi Uv del sole.

Ma come in tutti i casi: il troppo storpia. Perché, se da un lato c’è più consapevolezza, dall’altro c’è anche da riconoscere che non esistono prodotti in grado di schermare completamente la pelle dai raggi Uv e una delle conseguenze di questa ansia da sole è quella di finire con l’usare dosi di protezione solare che possa portare ad altri tipi di fastidi alla pelle o allergie.

Inoltre, avere l’ansia da sole può impedire di godere in sicurezza dei benefici del sole. Un’esposizione consapevole al sole può contribuire alla produzione di melanina, che aiuta la pelle a difendersi dai patogeni esterni, fortificandola e rendendola più luminosa. Inoltre, migliora l’umore e la quantità di serotonina prodotta dal cervello.

Il Facekini è una soluzione efficace?

L’abbigliamento con protezione solare (Upf) offre un’eccellente difesa, soprattutto perché, a differenza della crema solare, non deve essere riapplicato.

Il fattore di protezione dai raggi ultravioletti indica la quantità di radiazioni Uv che un tessuto permette di raggiungere la pelle. Un capo con UPF 50, ad esempio, blocca il 98% dei raggi solari, permettendo al 2% di penetrare. Generalmente, gli indumenti di colore scuro, larghi e realizzati con tessuti a trama fitta offrono il massimo livello di protezione.

Per un’ottima protezione, la Skin Cancer Foundation raccomanda un Upf di almeno 30 (ottima protezione) e considera Upf 50+ eccellente. I produttori di abbigliamento possono fornire etichette UPF che indicano la quantità esatta di radiazione solare che il capo può schermare, garantendo che il tessuto sia stato testato in laboratorio.

Il Facekini in Italia: una prospettiva futura?

Data la persistenza dei raggi Uv tutto l’anno, l’aumento delle temperature globali e la crescente consapevolezza dei danni solari e della “sunxiety”, la domanda se una moda come il facekini possa arrivare in Italia è pertinente. Mentre in Cina e altri Paesi dell’Asia orientale la preferenza culturale per la pelle chiara è un motore chiave della protezione solare, in molte culture occidentali l’abbronzatura, al contrario, è vista come un segno di bellezza e salute.

Tuttavia, i tassi di cancro alla pelle sono in aumento: secondo il rapporto “I numeri del cancro in Italia 2024”, nello scorso anno nel nostro Paese sono stati diagnosticati circa 12.900 nuovi casi di melanoma cutaneo, con una prevalenza maggiore tra gli uomini (poco più di 7.000) rispetto alle donne (quasi 5.900). Negli ultimi 10 anni, questi numeri sono cresciuti in modo costante. Nel 2014 si stimavano circa 11.000 nuovi casi, mentre nel 2020 erano 12.300 e oggi si sfiorano i 13.000. Un aumento del 17% in un decennio, che mostra una tendenza da non sottovalutare. Tra le cause dell’aumento ci sono: una maggiore esposizione ai raggi Uv, sia quelli prodotti dal sole sia quelli prodotti dalle lampade abbronzanti; l’invecchiamento della popolazione, un fattore di rischio per tutti i tumori; e il miglioramento delle tecniche diagnostiche, che consentono di individuare anche melanomi molto piccoli e quindi di scoprire casi di tumore che prima non sarebbero stati identificati.

Come trovare il giusto equilibrio

La chiave è trovare un equilibrio sano. Proteggersi è fondamentale, ma farlo con consapevolezza ancora di più. L’obiettivo non è evitare il sole a tutti i costi, ma imparare a conviverci in modo equilibrato, valorizzando i suoi benefici e limitandone i rischi.

Capire il proprio tipo di pelle e le sue esigenze di protezione è utile. Così come evitare un’esposizione prolungata durante le ore più calde quando l’indice Uv è più alto. Proteggere il volto con un cappello protettivo o utilizzare abbigliamento Upf ha i suoi vantaggi, ma anche fare lunghe passeggiate al sole senza avere il timore di creare dei danni alla pelle fa bene alla salute. Applicare, in questo caso, la giusta dose di crema protettiva può essere sufficiente.

In definitiva, la consapevolezza è il primo passo per non cadere in pericolose spirali di ansia, ma per vivere il sole come una fonte di vita e benessere, proteggendosi con efficacia e serenità.

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