Il Covid ci ha reso più sostenibili? Un italiano su 3 passa più tempo in casa e consuma meno carta

Più tempo in casa, più digitale, più attenzione all’ambiente: la ricerca dell’Università Cattolica racconta il cambiamento degli italiani post Covid-19
10 Febbraio 2025
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Se c’è un aspetto che la pandemia ha reso evidente, è la capacità degli italiani di adattarsi, riorganizzare la propria quotidianità e, in molti casi, adottare comportamenti più sostenibili. Secondo la ricerca “Behavioural Change: Prospettive per la stabilizzazione di comportamenti virtuosi verso la sostenibilità” dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, circa il 30% della popolazione ha modificato in modo duraturo il proprio stile di vita, aumentando l’uso di internet per il tempo libero e riducendo il consumo di risorse. Ma questo cambiamento non è stato omogeneo: a guidare la transizione sono stati soprattutto i giovani, gli uomini e gli abitanti delle città densamente popolate.

La ricerca, condotta su un campione rappresentativo di 4.576 persone, ha monitorato le abitudini degli italiani in due momenti distinti, nel 2021 e nel 2023, per comprendere quanto i cambiamenti indotti dalla pandemia siano diventati strutturali. I dati parlano chiaro: l’uso di internet per il tempo libero è aumentato del 37%, con una crescita del 43% tra i laureati e del 32% tra i meno istruiti. L’incremento dell’uso di internet per lavoro si attesta invece al 23%, con una differenza significativa tra i più e i meno scolarizzati (36% contro 18%). Anche il tempo trascorso in casa è cresciuto in modo stabile per un intervistato su tre, con percentuali più alte tra chi ha difficoltà economiche (+45%) e chi è disoccupato (+43%).

La sostenibilità dopo il lockdown

L’aspetto più rilevante emerso dallo studio è il consolidamento di comportamenti sostenibili. Il 30% degli intervistati dichiara di averli adottati in modo strutturale, ma con forti differenze territoriali e socio-economiche. Nelle grandi e medie città, circa un residente su tre ha aumentato in modo permanente l’attenzione alla sostenibilità, mentre nelle zone meno densamente popolate la percentuale scende al 17%. Le regioni del Sud risultano particolarmente indietro in questa transizione.

Tra i comportamenti più diffusi ci sono il consumo di acqua del rubinetto, la riduzione dell’uso di carta, l’acquisto di prodotti sfusi e a chilometro zero, l’uso di detersivi ecologici e la preferenza per l’usato anziché il nuovo. Anche le scelte alimentari sono cambiate: molte persone hanno ridotto il consumo di carne e adottato pratiche di raccolta differenziata più rigorose.

Tuttavia, la diffusione di queste buone pratiche non è uniforme. Nelle grandi e medie città, circa un cittadino su tre ha aumentato la propria attenzione alla sostenibilità, mentre nelle zone meno popolate questa percentuale scende al 17%, con una situazione particolarmente critica nel Sud Italia. Inoltre, il livello di istruzione gioca un ruolo chiave: il 36% dei laureati ha incrementato l’uso di internet per lavoro, riducendo gli spostamenti, contro appena il 18% di chi ha un livello di istruzione inferiore.

L’elemento economico è altrettanto rilevante: chi si trova in una condizione finanziaria più precaria ha ridotto in modo significativo le spese nei negozi di vicinato (-15%) e nella ristorazione (-43%), preferendo acquisti più ragionati e spesso sostenibili. Il dato sottolinea una doppia faccia della medaglia: se da un lato la crisi ha incentivato comportamenti più attenti all’ambiente, dall’altro ha reso più difficile per alcuni accedere a scelte green, spesso percepite come più costose.

Più tempo in casa, meno consumi superflui

Un altro cambiamento strutturale riguarda il tempo trascorso in casa, aumentato per oltre un italiano su tre. Questo fenomeno ha avuto conseguenze dirette sullo stile di vita, riducendo gli spostamenti e i consumi impulsivi. Tra coloro che hanno trascorso più tempo tra le mura domestiche, spiccano i non occupati (+43%) e chi ha condizioni economiche fragili (+45%).

La permanenza prolungata in casa ha inciso anche sulle modalità di acquisto e fruizione dei servizi. Si è registrato un aumento dell’e-commerce per generi di prima necessità e prodotti durevoli, con un forte incremento degli acquisti digitali per abbigliamento, cosmesi e pasti. Parallelamente, il settore dell’intrattenimento ha visto una crescita esponenziale nell’uso di piattaforme di streaming e videogiochi. Questi cambiamenti, pur non direttamente legati alla sostenibilità, hanno ridotto il consumo di beni materiali e gli spostamenti non essenziali, contribuendo a una riduzione delle emissioni.

La pandemia ha insomma accelerato trasformazioni già in corso, amplificandone l’impatto e rendendole parte della nostra quotidianità. Ma non ha fatto miracoli: le differenze socio-economiche continuano a influenzare chi ha potuto trarre vantaggi da questi cambiamenti e chi invece ne ha subito le conseguenze. La sfida ora è trasformare queste transizioni in opportunità per tutti.

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