Intelligenza artificiale, l’Italia sul podio per utilizzo in azienda

L’Italia è tra i primi tre Paesi europei nell’adozione dell’Intelligenza Artificiale
5 Marzo 2025
3 minuti di lettura
Ai Intelligenza Artificiale Manager Canva

L’Italia è tra i primi tre Paesi in Europa nell’adozione dell’Intelligenza Artificiale, preceduta solo da Spagna e Svizzera. Lo dice il report EY Italy AI Barometer, che racconta un paese non solo recettivo, ma pronto a cavalcare l’onda dell’innovazione. Un risultato che sorprende e, al contempo, conferma la spinta innovativa delle imprese italiane, spesso sottovalutata nel contesto europeo. Ma cosa significa davvero questo primato?

Significa che il 77% dei manager italiani dichiara di avere un’esperienza diretta con l’AI, un dato superiore alla media europea. Significa che le imprese del Bel Paese vedono nell’Intelligenza Artificiale una risorsa strategica per ridurre costi, aumentare i ricavi e migliorare l’efficienza. Significa, infine, che in alcuni settori chiave – come energia, servizi finanziari, media e telecomunicazioni – l’adozione dell’AI è già una realtà consolidata.

L’Intelligenza Artificiale in Italia, però, non è solo una questione di numeri e primati. È una rivoluzione silenziosa che sta cambiando il volto del lavoro, dell’economia e della società, tra opportunità inedite e sfide ancora tutte da affrontare.

Dove si usa di più?

Non tutte le imprese corrono alla stessa velocità verso il futuro. Alcuni settori stanno già sperimentando l’AI come un vantaggio competitivo tangibile, mentre altri arrancano tra scetticismo e ritardi strutturali.

Tra i pionieri dell’Intelligenza Artificiale in Italia troviamo il settore finanziario e assicurativo. Qui, algoritmi avanzati analizzano i dati dei clienti per personalizzare i servizi, prevedere rischi e persino individuare frodi in tempo reale. Le banche e le compagnie assicurative stanno utilizzando AI sempre più sofisticate per automatizzare processi e ridurre il margine di errore umano.

Anche il comparto energetico è in prima linea: le aziende stanno sfruttando l’AI per ottimizzare i consumi, gestire reti intelligenti e migliorare la manutenzione degli impianti grazie alla predizione dei guasti.

Ma è nel settore media e telecomunicazioni che l’Intelligenza Artificiale sta riscrivendo le regole. Personalizzazione dei contenuti, pubblicità mirata, assistenti virtuali capaci di rispondere alle domande dei clienti: qui l’AI sta facendo la differenza nel modo in cui le aziende interagiscono con il pubblico.

Tuttavia, ci sono settori in cui l’adozione dell’AI è più lenta. Il retail e la logistica, pur avendo un potenziale enorme nell’uso dell’automazione e nell’ottimizzazione delle catene di fornitura, sono ancora indietro. E la pubblica amministrazione? Nonostante un aumento degli investimenti, le istituzioni italiane faticano a tenere il passo con il settore privato, sia per vincoli burocratici che per una cronica mancanza di competenze digitali.

AI e lavoro: minaccia o opportunità?

L’Intelligenza Artificiale sta già cambiando il modo in cui lavoriamo, e la domanda che aleggia nell’aria è sempre la stessa: perderemo il posto di lavoro a causa dell’AI?

Secondo i dati, il 76% degli italiani crede che l’AI porterà a una riduzione del personale nelle aziende. Una prospettiva inquietante, ma che merita di essere analizzata con maggiore attenzione. Se da un lato è vero che molte mansioni ripetitive saranno automatizzate, dall’altro l’Intelligenza Artificiale sta già creando nuove figure professionali e opportunità di impiego. Lavori che oggi nemmeno esistono – come esperti in etica dell’AI, ingegneri di machine learning o analisti di dati avanzati – diventeranno essenziali nel prossimo futuro.

C’è però un problema: la formazione. Il 37% dei lavoratori italiani ritiene che la propria azienda dovrebbe investire di più in aggiornamento professionale, mentre il 55% ha già scelto di formarsi autonomamente. Senza un investimento serio in competenze, il rischio è che l’Italia, nonostante il suo ruolo di pioniera, si trovi con una forza lavoro impreparata di fronte alla rivoluzione digitale.

Un mercato da un miliardo di euro

Se c’era bisogno di una prova del fatto che l’AI non è solo hype, ma una concreta leva di crescita economica, i dati di Anitec-Assinform lo confermano. Il mercato dell’Intelligenza Artificiale in Italia ha raggiunto un valore di 674 milioni di euro nel 2023, con un incremento del 55% rispetto all’anno precedente. E la traiettoria è chiara: nel 2024 si prevede un balzo a 909 milioni di euro, fino a superare il miliardo di euro tra il 2025 e il 2026.

Ma cosa sta spingendo questa crescita? Tre fattori principali:

  1. Le grandi aziende stanno investendo massicciamente nell’AI per migliorare i processi produttivi, la gestione del personale e l’efficienza operativa.
  2. La diffusione del cloud computing e delle infrastrutture di calcolo avanzate sta rendendo l’AI accessibile anche alle PMI, riducendo le barriere di ingresso.
  3. L’AI generativa, con strumenti come ChatGPT e modelli avanzati di machine learning, sta aprendo nuove frontiere per il marketing, la creatività e l’assistenza clienti.

Eppure, il mercato dell’AI non cresce in modo uniforme. Se il settore bancario e delle telecomunicazioni dominano la scena, il comparto manifatturiero italiano potrebbe essere il vero punto di svolta. Grazie all’AI, le aziende potrebbero implementare modelli di manutenzione predittiva, ottimizzazione della produzione e analisi in tempo reale dei macchinari, in linea con la tanto attesa Transizione 5.0.

L’Italia ha già dimostrato di saper giocare un ruolo di primo piano nella rivoluzione dell’AI, ma il vero banco di prova sarà il futuro. Il successo dell’Intelligenza Artificiale non si misura solo nei numeri, ma nella capacità di integrare questa tecnologia in modo sostenibile, etico e inclusivo. La sfida più grande non sarà adottare l’AI, ma governarla: solo così l’Italia potrà trasformare il suo primato tecnologico in un vantaggio duraturo.

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