Torino torna al centro del confronto europeo sull’innovazione applicata. A Bruxelles, davanti ai vertici della Commissione, la Regione Piemonte e il Comune hanno messo sul tavolo una candidatura che ambisce a formalizzare ciò che oggi esiste in forma sperimentale: fare di Torino una città-laboratorio per la guida autonoma e del sistema sanitario piemontese un campo avanzato di applicazione dell’intelligenza artificiale. Un’operazione che intreccia infrastrutture già operative, ricerca accademica, filiere produttive e capacità amministrativa, nel tentativo di posizionarsi dentro le future politiche comunitarie su mobilità e salute digitale.
Torino città pilota europea per la guida autonoma
Il dossier fotografa un ecosistema che da anni lavora su veicoli a guida autonoma, sensoristica, simulazione e test su strada. Torino punta a entrare nella rete europea delle città pilota con un ruolo formale, non simbolico, candidandosi a ospitare nuove fasi di sperimentazione in ambiente reale. L’obiettivo dichiarato è passare dal perimetro controllato dei campus universitari a quello, più complesso, delle strade pubbliche, integrando i test con modelli di governance dell’intelligenza artificiale capaci di monitorare flussi veicolari, sicurezza e impatti urbani.
“L’obiettivo è essere la prima città in Europa dove si prova a far viaggiare su una strada pubblica un’auto senza conducente adibita al servizio pubblico, quindi taxi o navetta, come già oggi avviene con la sperimentazione nella zona del Campus universitario”, ha spiegato il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio. Il riferimento è a un passaggio chiave: l’uso pubblico, non dimostrativo, dei veicoli autonomi. Un salto che implica autorizzazioni, responsabilità giuridiche, interoperabilità con le infrastrutture esistenti e accettabilità sociale.
Secondo Cirio, la finestra temporale è ravvicinata. “L’Europa lancerà una call nelle prossime settimane per le città e le Regioni ambiziose e io credo che Torino e il Piemonte lo siano e su questo c’è un alto interesse da parte della Commissione Ue”. La città, sostiene la Regione, presenta condizioni difficili da replicare altrove: un tessuto urbano adatto alla sperimentazione, competenze concentrate nel Politecnico e nella filiera automotive, capacità di attrarre investimenti industriali. “Ci sono quindi tutte le condizioni perché, già nel 2027, possa essere una città, come San Francisco o Denver, dotata di un servizio di mobilità pubblica con auto senza conducente”. Il paragone con i modelli statunitensi non riguarda solo la tecnologia, ma il quadro normativo e la velocità decisionale, elementi su cui l’Unione europea sta cercando di recuperare terreno.
Intelligenza artificiale e sanità territoriale: il Piemonte come banco di prova
Il secondo asse della proposta riguarda la sanità, con un focus sull’uso dell’intelligenza artificiale in ambito diagnostico, organizzativo e nella telemedicina. Qui il Piemonte rivendica una specificità geografica e demografica che diventa leva progettuale. Oltre il 40% del territorio regionale è montano, con una distribuzione della popolazione che rende complesso garantire servizi sanitari omogenei. È su questo scenario che la Regione propone di sperimentare in modo esteso le cabine di telemedicina che l’Unione europea intende sostenere.
“L’uso dell’intelligenza artificiale è legato alla possibilità di fare diagnosi anche fuori dagli ospedali”, ha sottolineato Cirio. Il modello prevede postazioni attrezzate dove il paziente può effettuare esami e controlli, assistito da un operatore sociosanitario formato, mentre il medico segue la visita in videocollegamento da una struttura ospedaliera. L’intelligenza artificiale entra nei processi di supporto diagnostico, nella gestione dei dati clinici, nell’ottimizzazione dei percorsi di cura. Non come sostituzione del personale sanitario, ma come infrastruttura di supporto per ridurre distanze e tempi.
La proposta intercetta uno dei nodi più delicati delle politiche sanitarie europee: portare il diritto alla salute fuori dai grandi centri urbani senza abbassare gli standard di qualità. “Questo significa garantire davvero la sanità territoriale e portare il diritto alla salute anche nei luoghi più periferici del Piemonte, con una diagnostica capillare e efficiente”, ha aggiunto il presidente della Regione. Il dossier presentato a Bruxelles include dati su infrastrutture digitali, progetti già avviati e competenze cliniche e tecnologiche disponibili, con l’intento di trasformare sperimentazioni locali in un modello replicabile a livello comunitario.
Il tema non è solo tecnologico. L’introduzione dell’intelligenza artificiale in sanità solleva questioni di governance dei dati, sicurezza informatica, responsabilità clinica e integrazione con i sistemi sanitari nazionali. La candidatura piemontese prova a inserirsi nel dibattito europeo offrendo un contesto reale in cui testare soluzioni, regole e limiti, in un equilibrio delicato tra innovazione e tutela dei cittadini.
Un ecosistema urbano tra manifattura, ricerca e politiche europee
La proposta presentata a Bruxelles si innesta su un posizionamento che Torino rivendica da tempo: quello di città capace di tenere insieme manifattura avanzata, ricerca e politiche pubbliche orientate alla transizione tecnologica. “Torino, oggi, è un laboratorio dove si sperimenta il futuro anche grazie alla sua capacità di mettere insieme la vocazione manifatturiera, che è parte integrante della sua storia e del suo presente, con la capacità di essere luogo d’innovazione e modello per la transizione ecologica”, ha affermato il sindaco Stefano Lo Russo.
Il riconoscimento come Capitale europea dell’Innovazione per il biennio 2024-2025 viene utilizzato come elemento di credibilità istituzionale. Un titolo conferito dall’Unione europea che ha premiato la capacità della città di generare e attrarre progettualità su mobilità sostenibile, intelligenza artificiale, manifattura 4.0 e ricerca avanzata, favorendo il dialogo tra università e imprese. In questo quadro, la candidatura come città-laboratorio non viene presentata come un’iniziativa isolata, ma come un tassello di una strategia più ampia di posizionamento europeo.
“Vogliamo proporci come nodo cruciale dell’ecosistema europeo dell’innovazione e siamo certi di avere tutti i requisiti”, ha aggiunto Lo Russo. Il riferimento è a un sistema che include grandi player industriali, startup deep tech, centri di ricerca pubblici e privati, oltre a una pubblica amministrazione che negli ultimi anni ha investito in capacità progettuale verso Bruxelles. La sfida è trasformare questa densità di competenze in un ruolo riconosciuto nelle politiche comunitarie, andando oltre la logica dei progetti pilota temporanei.
La candidatura torinese arriva in un momento in cui l’Unione europea sta definendo regole e programmi sull’intelligenza artificiale, dalla mobilità alla sanità, cercando di bilanciare innovazione e controllo. Offrire un contesto urbano e regionale disposto a esporsi alla sperimentazione regolata significa assumersi un rischio politico e amministrativo, ma anche rivendicare un ruolo attivo nella costruzione delle regole. È su questo terreno che Torino e il Piemonte chiedono di essere valutati, con la consapevolezza che la competizione tra città europee su questi dossier è già iniziata.