Spiati dalle telecamere di videosorveglianza: le immagini finiscono sul dark web

In Italia ci sono migliaia di telecamere di sicurezza accessibili dal web a totale insaputa degli utenti. Ecco come tutelarsi
8 Settembre 2025
4 minuti di lettura
Telecamere Di Videosorveglianza Spiate Canva

Basta entrare in un sito (di cui non faremo pubblicità) per vedere una coppia di persone comuni fare sesso nella propria stanza, oppure una ragazza che esce dalla doccia di casa, senza sapere di essere spiata e messa in rete alla mercé di chiunque. O meglio di chi entrare sul sito che pubblica i video delle telecamere di videosorveglianza private provenienti da varie parti del mondo, Italia inclusa. Nessun login, nessun pagamento, tutto molto semplice: “basta un click” direbbe il coconduttore di un noto podcast comico, solo che questa volta non c’è niente da ridere.

E così una persona totalmente ignara di essere ripresa finisce sul web, magari mentre ha rapporti sessuali, o, semplicemente, mentre si gode la propria intimità. O almeno crede di farlo.

Vittime di questo sistema sono le persone non Vip, quelle che davanti alle telecamere non ci sono mai finite, se non per sbaglio o in seguito a un reato e anche persone che alle telecamere ci sono abituate, ma non perché spiati. È il caso di Stefano De Martino che ha scoperto di essere finito sul sito in questione (a cui non dedicheremo notorietà) mentre faceva sesso con la sua fidanzata. Il conduttore tv è stato avvisato da utenti anonimi e ha denunciato il portale che ora, dopo migliaia di visualizzazioni non autorizzate, non ha più contenuti provenienti dall’Italia. Restano ancora attivi tutti gli altri Paesi, tra cui Iran, Messico, Ucraina, Russia, Israele, Canada, Turchia…

Ripresi senza saperlo: come funziona la piattaforma

Sul sito criminale sono finiti momenti domestici privati, diventati merce illecita da piazzare sul mercato globale del web con un costo che varia da 20 a circa 600 dollari, in base al contenuto. Gli utenti possono anche scegliere che tipologia di video vedere muovendosi tra varie categorie proprio come se fosse un sito porno: adulta, giovane, seno grosso, oppure bagno, stanza da letto, con audio o senza. Ciascun video è accompagnato dal link per acquistare l’accesso alla telecamera scelta, in modo da averla sempre a disposizione.

Non solo dimore private, sulla piattaforma sono finiti anche i video ripresi dalle telecamere di videosorveglianza installati in studi medici ginecologici o nelle cabine dei centri estetici: c’è la donna musulmana nuda che si veste, mette il velo e poi prega; la ragazza che si masturba, quella che chiacchiera con l’estetista mentre si fa la ceretta. E la lista, purtroppo, potrebbe essere molto più lunga.

Qualche volta le immagini sono in bianco e nero, più spesso a colori e quasi sempre c’è anche l’audio. Questo significa che sul web ci finiscono non solo le immagini intime, ma anche le parole dette al proprio partner o a chiunque sia stato scelto da quella persona per vivere la propria vita, non per diventare un’attrice o un attore.

Il tutto mentre qualcuno lucra sulla privacy di queste persone, che avevano installato quelle telecamere di sicurezza per essere tutelate e invece ne sono rimaste vittima.

Pochi giorni fa c’è stato lo scandalo dei siti sessisti e del gruppo Facebook “Mia moglie” (ora chiuso), dove i mariti si scambiavano foto e video delle loro coniugi in atteggiamenti intimi e, soprattutto, ignare di finire sul web. A differenza di questi casi e dei video di revenge porn, qui non c’è nessuna persona fisica a fare i video, ma una semplice telecamera che trasforma quella stanza da letto, quel bagno, quella sala ginecologica in una specie di Grande Fratello senza limiti.

La questione ha riacceso i riflettori sulla sicurezza nell’era della tecnologia onnipresente e dell’intelligenza artificiale. Dove possiamo sentirci al sicuro?

Il dibattito tra sicurezza e privacy

Il dibattito tra sicurezza e privacy dura ormai da decenni, da quando alcuni Paesi (Cina su tutti) hanno iniziato a disporre per le strade delle telecamere in grado di scansionare i volti di chiunque passi a tiro, in modo da sapere chi si trova in un determinato punto e quando. La finalità, ha sempre fatto sapere Pechino, è quella di aumentare la sicurezza stradale e in generale quella urbana, per esempio potendo ricostruire gli spostamenti di un determinato individuo in caso di sospetto reato e simili. Lo stesso vale per le auto, recentemente diventato oggetto di controllo artificiale a Verona, con le telecamere intelligenti.

Quanto scoperto in questi giorni, però, va oltre il limite dello spazio pubblico perché riguarda video registrati all’interno di spazi privati a completa insaputa delle vittime.

Come fanno ad accedere alle telecamere

Il primo passo per aumentare la sicurezza della propria privacy è sapere che ogni dispositivo connesso a Internet è un potenziale bersaglio, inclusi i robot aspirapolvere che registrano come è disposta la casa detenendo informazioni che possono diventare preziose per i ladri.

La violazione può avvenire in diversi modi. Spesso è un installatore della ditta che monta le telecamere e conserva le credenziali per poi rivenderle sul dark web; in altri casi le credenziali vengono rubate da attacchi hacker che colpiscono direttamente l’azienda, mettendo alla mercé del web tutti i suoi video.

La legge non permette di installare telecamere in aree dove ci si denuda come bagni, spogliatoi, docce, salvo qualora disposto dall’autorità giudiziaria per validi e urgenti motivi. Eppure, succede comunque, come dimostra questa piattaforma. Il limite vale solo negli spazi aperti al pubblico, mentre chi le installa in casa può farle posizionare dove preferisce. Più raro, ma comunque presente, è il caso delle “spycam”, le telecamere installate di nascosto per spiare qualcuno, soprattutto i Vip o persone che, per qualche motivo, sono ricattabili.

Come possiamo tutelarci?

Un primo step può essere quello di non puntare le telecamere su luoghi dove ci si spoglia e/o si hanno rapporti intimi. Il che risolverebbe la questione delle immagini, ma non quella dell’audio, che verrebbe comunque registrato. Un altro consiglio degli esperti è quello di cambiare spesso la password di accesso delle proprie telecamere e, in caso di forte dubbio, rivolgersi alla Polizia Postale per verificare che le immagini riprese dal proprio impianto non siano finite sul dark web.

Nei luoghi aperti al pubblico, come studi medici, estetisti, eccetera, vengono installati impianti più professionali, ma comunque facilmente accessibili, come dimostra questa turpe vicenda. In Italia ci sono migliaia di telecamere di sicurezza accessibili dal web e molte di queste trasmettono immagini sia in diretta che in differita.

Mentre la tecnologia penetra in ogni campo e con sempre più precisione, grazie all’intelligenza artificiale, aumenta lo scetticismo per il mondo iperconnesso. Spesso, chi non si fida della tecnologia viene tagliato fuori da alcune dinamiche, etichettato come boomer o come complottista.

Il meccanismo, però, si inceppa quando ci si rende conto che i primi a non fidarsi della tecnologia sono stati quelli con la tecnologia ci hanno costruito una fortuna.

È il caso di Mark Zuckerberg che già nel 2016 copriva webcam e microfono del proprio pc con un nastro adesivo per evitare di essere spiato.

Zuckerberg Scotch Webcam Social
Mark Zuckerberg e il pc con lo scotch su webcam e microfono

 All’epoca la foto suscitò un mix tra scalpore e ilarità. Oggi la reazione sarebbe molto diversa.

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