La Norvegia ha stabilito un nuovo record mondiale nel mese di luglio 2025: le auto elettriche hanno rappresentato il 97,2% delle nuove immatricolazioni. Per fare un paragone con i Paesi Ue, nel 2024 la Danimarca, che è quello con la percentuale maggiore tra i Ventisette, ha immatricolato auto elettriche nel 51,2% dei casi.
Il record di luglio posiziona il Paese scandinavo al top della classifica mondiale, staccando di gran lunga la Cina di Xi Jinping che ha trasformato l’elettrificazione in un pilastro della sua economia. Nel Paese asiatico la quota di Bev si attesta tra il 28% e il 30% che sale al 50% se si considerano anche le ibride plug-in.
Percentuale auto elettriche in Norvegia
Nello scorso mese, in Norvegia, su 9.563 immatricolazioni, 9.291 hanno riguardato veicoli elettrici.
I numeri di luglio coronano un’escalation iniziata ad inizio anno: le immatricolazioni totali hanno registrato un +48% rispetto al luglio 2024, mentre la quota elettrica complessiva del 2025 si attesta al 94,1%. Nei primi sette mesi dell’anno, oltre 80.000 auto elettriche hanno percorso le strade norvegesi su una popolazione di 5,6 milioni di abitanti dove l’auto è poco frequente rispetto all’Italia, il Paese europeo con più auto per abitante.
Il confronto con l’Italia e con l’Europa
In termini di densità, nei primi sette mesi la Norvegia ha immatricolato 14,3 auto elettriche ogni mille abitanti. A maggio, il Belpaese registrava una quota di 5,3 auto elettriche ogni mille abitanti per un totale di 313.199 auto elettriche (su una popolazione oltre dieci volte superiore rispetto a quella norvegese).
Il confronto con i dati europei restituisce un quadro di profonde disparità. L’ultimo rapporto Eurostat del 30 luglio scorso rivela che nel 2024 l’Unione Europea ha registrato un calo del 6,1% nelle immatricolazioni di auto elettriche scendendo da 1,55 milioni di unità del 2023 a 1,45 milioni nel 2024. La quota di mercato è passata dal 14,6% al 13,6%. Nonostante la ridotta popolazione del Paese, l’abisso con il 97,2% norvegese resta abissale.
La geografia europea dell’elettrico mostra una netta polarizzazione. I Paesi nordici dell’Ue mantengono performance elevate: Danimarca al 51,3%, Svezia al 34,9%, seguiti da Paesi Bassi (30,8%) e Finlandia (29,7%). Al contrario, l’Europa meridionale e orientale arranca con percentuali a una cifra. L’Italia (tra il 3% e il 4%) occupa la quintultima posizione nella classifica europea per percentuale di auto elettriche private nel 2024. Il Belpaese ha fatto meglio solo di Bulgaria, Polonia, Slovacchia e Croazia.
Cosa possiamo apprendere dal successo norvegese
Il successo delle auto green in Norvegia offre spunti strategici per accelerare la transizione europea ed italiana. Tre elementi emergono come fondamentali:
- Coerenza temporale: gli incentivi norvegesi durano da trentacinque anni, garantendo certezza agli investitori e ai consumatori;
- Approccio sistemico: non solo bonus all’acquisto, ma vantaggi operativi quotidiani (parcheggi, pedaggi, corsie);
- Adattamento evolutivo: le politiche si modificano con la maturazione del mercato.
Perché in Norvegia l’elettrico domina il mercato: la ricetta del successo
Il miracolo norvegese dell’elettrico affonda le radici in una strategia visionaria avviata nel 1990. Il governo di Oslo ha costruito un ecosistema di incentivi fiscali senza precedenti: esenzione dall’Iva (fino a 25% di risparmio), accesso gratuito alle corsie preferenziali dei bus, pedaggi ridotti, parcheggi gratuiti nelle città e traghetti scontati.
Questa architettura di incentivi ha reso l’acquisto di un’auto elettrica non solo sostenibile, ma persino vantaggiosa rispetto alle alternative termiche. “Le persone sono più disposte a investire in un’auto nuova rispetto a prima”, ha dichiarato Solberg Thorsen, direttore dell’Ofv (Consiglio norvegese per l’Informazione sul traffico stradale), spiegando come il mercato abbia raggiunto una maturità tale da auto-alimentarsi.
L’evoluzione del mercato norvegese: dalla nicchia al mainstream
La diversificazione dell’offerta ha accelerato l’adozione di massa. Oggi il mercato norvegese offre modelli elettrici in tutte le fasce di prezzo, dai 25.000 ai 42.000 euro, democratizzando l’accesso alla mobilità elettrica rispetto al costo della vita e agli stipendi.
Con il 17,3% di quota, Tesla mantiene ancora la leadership tra i brand di auto elettriche vendute nel Paese, ma si registra una crescente penetrazione dei marchi cinesi, che hanno conquistato il 13% del mercato. Brands come Nio, Xpeng e Byd stanno ridisegnando gli equilibri, offrendo alternative tecnologiche competitive e prezzi aggressivi. Le ripercussioni sul mercato europeo sono state molto forti: ad aprile scorso, per la prima volta, la cinese Byd ha superato l’azienda di Elon Musk per numero di auto elettriche immatricolate in Ue.
Dopo aver consolidato il ruolo delle auto elettriche nel mercato norvegese, il governo ha potuto allentare alcune politiche. L’esenzione dall’Iva è stata rimossa per le auto di lusso sopra i 500.000 corone (circa 45.000 euro), mentre l’accesso alle corsie riservate ai bus è stato limitato per evitare congestioni urbane.
Auto green e petrolio: il paradosso della Norvegia
Il successo delle auto elettriche rappresenta anche un paradosso per la Norvegia, che è il maggior produttore di idrocarburi pro-capite d’Europa.
Il Government Pension Fund Global, meglio noto come Oil Fund, gestisce oltre 1.000 miliardi di dollari – una cifra talmente astronomica che, se tutti i norvegesi smettessero di lavorare, potrebbero vivere dei ricavi petroliferi per tre anni. Questo tesoro, alimentato per decenni dall’estrazione nel Mare del Nord, ha fornito le risorse finanziarie per costruire l’ecosistema di incentivi che ha reso l’elettrico conveniente.
Il paradosso si è trasformato in strategia nel 2019, quando il fondo ha operato una svolta storica: ha raddoppiato gli investimenti in rinnovabili da 7 a 14 miliardi di dollari e ha iniziato a disinvestire dalle fonti fossili, vendendo le partecipazioni in 134 società petrolifere per un valore di 8 miliardi di dollari. Nel 2021 ha completato la dismissione dell’intero portafoglio petrolifero, del valore di 6 miliardi di dollari. Come ha spiegato la ex premier Erna Solberg al Financial Times: “Per il green serve denaro e noi lo prendiamo da petrolio e gas”. Una filosofia pragmatica che ha permesso alla Norvegia di utilizzare le proprie ricchezze fossili per costruire un futuro post-fossile, dimostrando che la transizione energetica richiede capitali ingenti che, paradossalmente, possono provenire proprio dalle fonti che si vogliono sostituire.
Con il 97,2% di quota elettrica a luglio 2025, la Norvegia si avvicina all’obiettivo di eliminare completamente le auto termiche entro la fine di quest’anno. Un traguardo che sembrava fantascientifico solo un decennio fa e che oggi appare inevitabile.
L’Italia, intanto, spera di rilanciare il settore con il bonus rottamazione previsto che partirà a settembre.