Nessuna città italiana è nella top 50 dello Smart City Index 2025: ecco perché

Dalle nanotecnologie alla rigenerazione urbana: cosa manca all’Italia per essere “smart”
30 Settembre 2025
3 minuti di lettura
Bologna Smart City Canva
Bologna (Canva)

L’Italia è assente dalle posizioni di vertice della classifica mondiale delle smart cities. A confermarlo è lo Smart City Index 2025, pubblicato dallo Smart City Observatory dell’International Institute for Management Development (Imd). Sono 146 le città analizzate in tutto il mondo, sette su dieci in cima alla graduatoria sono in Europa, ma nessuna appartiene al Bel Paese.

La classifica vede occupare i primi posti da Zurigo, Oslo e Ginevra. Ma perché manca l’Italia?

Smart City: Italia assente dal podio

Rigenerazione urbana, sostenibilità, qualità della vita: lo studio ha raccolto dati infrastrutturale e i pareri dei cittadini mettendo insieme una rosa di criteri che hanno contribuito a stabilire quanto fossero “smart” le città. Pur vantando un grande potenziale creativo e tecnologico, però, l’Italia risulta essere posta ai margini della trasformazione e della rigenerazione urbana globale.

Dubai e Abu Dhabi, ad esempio, occupano il quarto e quinto posto contraddiste da strategie urbane lungimiranti, infrastrutture digitali all’avanguardia e abbattimento di inquinanti, presenza di mobilità sostenibile e governance integrata. Così come Singapore, dal canto suo, occupa la nona posizione, restando ancorata nella top 10, e confermandosi la città più smart dell’Asia.

L’America non eccelle con nessuna città presente nella top 20:
New York, pur essendo la più performante del continente, scivola al 49esimo posto, perdendo ben 15 posizioni rispetto all’anno scorso.
Washington Dc è 50esima;
San Francisco 61esima;
Los Angeles 66esima
Denver 72esima

Ed è solo qui che arriva l’Italia: Bologna scivola in 83esima posizione, perdendo cinque punti rispetto all’anno scorso, Milano occupa la 97esima posizione (91esima nel 2024) e Roma 139esima, 133esima nel 2024.

Perché l’Italia non è “Smart”?

Ma perché le nostre città non conquistano le vette quando si parla di “Smart city”? Alcune delle motivazioni risiedono in criticità strutturali complesse da debellare dalla cultura gestionale delle amministrazioni locali e nazionali. Se da un lato, città della top20 si distinguono per mobilità predittiva basata sull’intelligenza artificiale, sanificazione automatizzata degli spazi urbani, agricoltura verticale e scambio energetico tra i quartieri, l’Italia resta frenata da una visione urbanistica frammentaria e poco lungimirante. Pesano in negativo il traffico veicolare, l’inquinamento atmosferico, una governance poco incisiva, le disuguaglianze territoriali, la difficoltà nel trattenere i talenti e la capacità di attrarre investimenti.

Cosa fare?

Alcuni suggerimenti arrivano da realtà territoriali nazionali, come REair, azienda italiana focalizzata sulle tecnologie green con lo scopo di abbattere l’inquinamento dell’aria. Secondo gli esperti dell’azienda, 10 tecnologie possono portare le metropoli italiane in un futuro sempre più innovativo e green oriented:

  1. eCoating: rivestimento fotocatalitico mangia-smog che abbatte gli inquinanti atmosferici, riduce i costi di pulizia delle facciate e migliora la qualità dell’aria urbana;
  2. Trattamenti nanotecnologici per ambienti indoor: soluzioni fotocatalitiche che utilizzano l’azione della luce per ridurre gli inquinanti indoor mantenendo sotto controllo la carica microbica in modo continuo.
  3. Mobilità predittiva basata su Intelligenza Artificiale: algoritmi dinamici per l’ottimizzazione del traffico cittadino e dei trasporti pubblici, con impatto diretto su tempi e emissioni.
  4. Raccolta intelligente dei rifiuti con sensori IoT: cassonetti smart e raccolta automatizzata che riducono costi e migliorano la gestione ambientale.
  5. Edifici intelligenti e manutenzione predittiva: sensori e piattaforme digitali per la gestione energetica e strutturale degli edifici, in ottica di efficienza e durabilità.
  6. Microgrid urbane e scambio locale di energia rinnovabile: reti distribuite per la produzione e condivisione di elettricità pulita fra cittadini e distretti urbani.
  7. Tetti biosolari e pareti verdi: integrazione di fotovoltaico e vegetazione per mitigare l’effetto isola di calore e aumentare così la resilienza climatica.
  8. Agricoltura verticale assistita da Ai: coltivazione urbana in ambienti controllati, supportata da intelligenza artificiale per ridurre risorse e aumentare l’autosufficienza.
  9. Connettività 5G/6G e Internet of Things urbano: reti ad altissima velocità per il monitoraggio e il controllo in tempo reale di servizi pubblici, mobilità e sicurezza.
  10. Sistemi predittivi per la gestione dei disastri ambientali: modelli di analisi basati su machine learning per anticipare alluvioni, incendi e fenomeni estremi, migliorando la capacità di risposta urbana.

“Non possiamo più permetterci di aspettare”, ha spiegato Raffaella Moro, Ceo di REair, secondo la quale la vera sfida sarà trasformare l’innovazione in strumento tecnico a motore di cambiamento culturale. “La tecnologia non deve essere una promessa, ma una leva per l’impatto concreto”, ha aggiunto. Visione, questa, condivisa dal coordinatore del comitato scientifico dell’azienda, Gian Luca Guerrini, il quale ha sottolineato che per ripartire serve un nuovo paradigma urbano fondato sulla connessione tra dati e infrastrutture, l’efficienza energetica decentralizzata e la capacità di prevedere e contrastare fenomeni ambientali estremi”.

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