L’evoluzione tecnologica è il pilastro attorno a cui ruota la trasformazione dei centri urbani in smart cities, ma la convivenza non è sempre facile. Ne è un esempio quanto successo in questi giorni a Milano, dove due uomini hanno provato a rubare da un’auto usando un jammer, un disturbatore di frequenza illegale in Italia, ma non per questo assente.
Il tentato furto non è avvenuto in una zona periferica né di notte, ma in zona Palestro, a pochi passi dall’hotel di lusso Casa Cipriani, e in pieno giorno. Il fatto è stato ripreso da due persone lì presenti che hanno messo in fuga i malviventi e pubblicato il video sul web.
Quello che sembrava un colpo perfetto si è trasformato in una un monito sulla sicurezza urbana nell’era delle nuove tecnologie.
Jammer a Milano: cosa è successo
Le immagini sono eloquenti: due malviventi si avvicinano a un’automobile parcheggiata in pieno giorno. Uno di loro impugna un dispositivo poco più grande di uno smartphone, mentre il complice, da un bar poco distante, è pronto a usare un telecomando universale. La scena si consuma rapidamente: il proprietario dell’auto si allontana convinto di aver chiuso regolarmente il veicolo, ignaro che il segnale del suo telecomando è stato neutralizzato dal disturbatore di frequenza (jammer).
Come funziona il disturbatore di frequenza
Il jammer è un dispositivo elettronico vietato dalla legge italiana che emette onde radio in grado di interferire con la frequenza dei telecomandi di auto, cancelli e sistemi d’allarme. Il meccanismo è tanto semplice quanto efficace: quando il proprietario preme il pulsante di chiusura, il segnale viene bloccato e il veicolo resta aperto.
La tecnologia alla base del jammer sfrutta il principio dell’interferenza elettromagnetica e la fiducia che riponiamo negli oggetti tecnologici che usiamo ogni giorno, come il telecomando dell’auto.
I telecomandi delle auto moderne operano su frequenze specifiche, generalmente tra i 315 e i 433 MHz; il disturbatore emette un segnale sulla stessa frequenza ma con potenza superiore, creando un “rumore” che impedisce al ricevitore dell’auto di interpretare correttamente il comando di chiusura. In questo modo l’auto resta aperta e accessibile. I malviventi possono quindi sia rubare ciò che c’è nell’auto che l’auto stessa, a seconda delle loro conoscenze.
Come proteggersi dai disturbatori
Gli esperti suggeriscono alcuni accorgimenti pratici per limitare i rischi. Prima di allontanarsi dall’auto, è consigliabile verificare fisicamente che le portiere siano effettivamente chiuse, non limitandosi al segnale acustico o luminoso del telecomando. Alcuni costruttori hanno sviluppato sistemi di feedback più sofisticati, che confermano la chiusura attraverso vibrazione del telecomando o notifiche sullo smartphone.
L’installazione di sistemi di allarme ridondanti, che non si basano unicamente sulla frequenza radio, può costituire un deterrente aggiuntivo. Alcuni modelli più avanzati integrano sensori di movimento interni e sistemi di geolocalizzazione Gps che rendono più difficile per i ladri operare indisturbati.
La nuova frontiera della criminalità tecnologica
La diffusione dei disturbatori di frequenza rappresenta l’evoluzione naturale della criminalità in ambiente urbano, dove la densità abitativa e il traffico offrono copertura perfetta per azioni rapide e discrete. A differenza dello scasso tradizionale, che lascia tracce evidenti e richiede tempo, il jammer consente ai malviventi di operare senza danneggiare il veicolo, rendendo il furto quasi impercettibile fino al momento in cui la vittima non scopre l’ammanco.
Il fenomeno si inserisce in un contesto più ampio di criminalità hi-tech che sta ridefinendo i rischi della vita metropolitana. Non più solo furti d’opportunità, ma vere e proprie operazioni studiate che sfruttano i punti deboli dell’ecosistema tecnologico urbano. A inizio mese, è emersa un’altra tipologia di furto ‘smart’: il ‘pos pirata’ per rubare soldi dai passanti, configurato in modo da ricevere pagamenti contactless senza pin, sotto la soglia dei 50 euro.
Il paradosso tecnologico
La proliferazione di dispositivi connessi nelle città moderne ha creato un paradosso: più siamo protetti dalla tecnologia, più diventiamo vulnerabili ai suoi malfunzionamenti o manipolazioni. I disturbatori di frequenza sono solo la punta dell’iceberg di un problema più vasto che include l’hacking di smart car, l’interferenza con sistemi di pagamento contactless e la manipolazione di dispositivi IoT domestici.
La densità tecnologica delle metropoli, con le loro reti WiFi, sistemi bluetooth e comunicazioni radio, crea un ambiente elettromagnetico complesso dove un piccolo dispositivo può causare importanti interferenze. È in questo scenario che i criminali hanno trovato nuove opportunità, trasformando la connettività da strumento di sicurezza in potenziale punto debole.