Immaginate di essere in auto a Milano, attenti alle sorprese che la strada può riservare, quando, a un certo punto, un cartello si staglia davanti a voi. Ha il triangolo del pericolo, il punto esclamativo al centro e una frase ambigua: “ciclisti in promiscuo”. C’è anche l’immagine della bici, ma che centrassero le due ruote senza motori lo avevi capito. Un po’ meno chiara la dicitura ‘in promiscuo’, che crea un’aurea di scetticismo attorno al cartello.
Non è la scenografia di un escape room nella città meneghina, né la campagna di lancio di una nuova serie tv. La scritta è sui cartelli apparsi sabato 21 settembre sul cavalcavia Bacula, comunemente chiamato “ponte della Ghisolfa”, nel nord-ovest della città. Si tratta di uno snodo molto frequentato sia dagli automobilisti che dai ciclisti per uscire ed entrare nella capitale lombarda.
Per questo, il Comune di Milano stava studiando da tempo come segnalare la presenza dei ciclisti sul percorso, ma il confronto con il ministero dei Trasporti ha dato vita una dicitura ambigua.
La richiesta di Milano e lo scontro con Roma
La giunta meneghina aveva previsto di usare altri cartelli, con la scritta “Attenzione, strada frequentata da ciclisti” e un disegno che invitasse le macchine a mantenere una distanza di sicurezza di un metro e mezzo dalle persone in bicicletta. Il ministero dei Trasporti aveva però negato l’autorizzazione perché questi cartelli non sono tra quelli previsti dal codice della strada. La prassi di utilizzare cartelli non previsti dal codice è già ammessa, ma nei comuni più piccoli. Tra l’altro, non è la prima volta che la volontà del sindaco Beppe Sala si scontra con quella del Ministro Matteo Salvini.
Ultimo episodio in ordine cronologico la scelta di rendere l’area C a pagamento anche nei weekend. Il sindaco Sala fa sapere che la decisione, probabilmente esecutiva dalla prossima primavera, nasce dall’esigenza di raccogliere fondi a fronte dei minori contributi erogati da Roma ai Comuni per la gestione del trasporto pubblico. La diatriba si estende poi all’ipotesi di una sosta differenziata, ovvero più cara, per i Suv, invisa alla Lega e al ministro dei Trasporti.
Sulle bici, lo scontro è anche più datato. Nel luglio 2023 la giunta del comune di Milano ha approvato una delibera che prevede il divieto per i veicoli destinati al trasporto merci, con massa a partire da 3,5 tonnellate, di transitare nell’Area B se non hanno i sensori che servono ad accorgersi di pedoni o ciclisti negli angoli ciechi, cioè quei punti non raggiunti dagli specchietti.
Il confronto ha registrato un nuovo capitolo negli scorsi giorni, quando il Mit ha respinto la formula proposta dal Comune di Milano per tutelare i ciclisti sul “Ponte della Ghisolfa”.
Il comune non poteva utilizzare neanche i cartelli che indicano le piste ciclabili o i percorsi ciclopedonali perché, nonostante le annose richieste dei cittadini, sul cavalcavia non è stata creata una pista ciclabile, ma solo un restringimento di carreggiata con segnaletica orizzontale come soluzione temporanea.
Finché il Comune meneghino ha accelerato l’adozione di una formula definitiva, come costante è il transito simultaneo del ponte da parte di automobilisti e ciclisti.
In un comunicato il comune di Milano ha scritto che la soluzione trovata con il ministero è stata quindi di posizionare un terzo tipo di cartello, quello con la scritta “ciclisti in promiscuo”. Una precisazione: anche questo cartello non è previsto dal codice della strada ma è stato approvato dal MIT.
Cosa vuol dire “in promiscuo”?
Una premessa: nessun automobilista viaggia con il Treccani in auto né, anche se fosse, potrebbe consultarlo alla guida. Ma cosa dice il vocabolario sull’uso del termine ‘in promiscuo’? Nulla, perché grammaticalmente è una forma inesistente. Bisogna quindi prendere il significato di ‘in modo promiscuo’, che significa ‘senza distinzione’. La radice latina ‘miscere’ sta per ‘mescolare’. Insomma, senza addentrarci in altre accezioni dell’aggettivo, ‘Cliclisti in promiscuo’ vuole dire che le bici, in quel tratto, non viaggiano su una pista ciclabile ma sulla strada, insieme alle auto con le quali si ‘mescolano’.
Il post del consigliere Mazzei
Il consigliere comunale Marco Mazzei ha commentato così la scelta del cartello su Instagram: “Il ministero ha respinto quelli, più sensati, che avevamo proposto, questi sono meglio di niente”. Sulle tempistiche: “Dovevamo essere più veloci, però si inizia a vedere la fine del tunnel. Grazie a chi ha avuto pazienza e a chi si è mobilitato”, ha aggiunto Mazzei.
Da tempo, infatti, i residenti della zona e i ciclisti che lo attraversano chiedono che il cavalcavia venga messo in sicurezza per chi va in bicicletta. In diverse occasioni per protesta hanno tracciato una pista ciclabile sull’asfalto, sempre rimossa dal comune.
La decisione del cartello stradale non convince perché non è di immediata intuizione, mentre la mobilità sostenibile dovrebbe essere agevolata in ogni modo possibile, segnaletica inclusa. Lo fa notare anche l’avvocato Giorgio Trono su LinkedIn: “Quando il linguaggio burocratico è intenzionalmente oscuro. Il Comune di Milano ha chiesto di mettere dei cartelli come quello a sinistra (A) lungo un cavalcavia molto pericoloso per i ciclisti. Il Ministero dei trasporti, notoriamente avverso all’uso della bici, ha imposto la soluzione a destra (B). Del resto, usiamo spesso la parola “promiscuo”, no? p.s. al posto del punto esclamativo potevano metterci un punto interrogativo”. Trono allega una foto per evidenziare le differenze tra un cartello comprensibile e uno incomprensibile.
Il comune ha fatto sapere che ha intenzione di creare una vera pista ciclabile con cordoli e segnaletica e che aprirà il bando a metà del 2025. I tempi saranno lunghi perché il progetto richiede molte risorse economiche e una serie di interventi strutturali sulla strada.
Intanto, gli automobilisti dovranno stare attenti ad evitare i “ciclisti in promiscuo” che circolano sul cavalcavia Bacula.