Il diesel inquina troppo e a pagarne le spese potrebbe non essere solo l’ambiente. Si prospetta infatti un rialzo significativo del costo del gasolio per gli italiani, dovuto a un possibile riallineamento delle accise.
La misura è stata già discussa nel Piano strutturale di Bilancio 2025-2029, presentato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze in Parlamento. Questa manovra punta a ridurre i cosiddetti “Sussidi ambientalmente dannosi” (Sad), per incentivare la transizione ecologica attraverso un sistema fiscale più efficiente e sostenibile. L’obiettivo è ambizioso per l’ambiente e preoccupante per le tasche di cittadini e aziende: ridurre l’importo di questi sussidi di 2 miliardi di euro entro il 2025.
Ma quale sarà l’impatto di questo provvedimento, soprattutto in termini di sostenibilità ambientale? E perché il diesel, già sotto pressione economica, è considerato tra i carburanti più inquinanti rispetto alla benzina?
Prezzo del diesel: possibile rincaro di 14 centesimi al litro
L’intervento del governo si inserisce in un contesto di revisione delle politiche fiscali sui carburanti, in linea con le direttive europee e con il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (Pnie), presentato dal ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin. L’idea di riallineare le accise del diesel a quelle della benzina, sebbene mirata a ridurre l’inquinamento, sta creando forti reazioni tra gli automobilisti e le associazioni dei consumatori.
Secondo Assoutenti, un aumento dell’accisa sul diesel al livello della benzina comporterebbe un rincaro di circa 14 centesimi al litro, che si tradurrebbe in una spesa aggiuntiva di circa 162,50 euro all’anno per un automobilista medio.
Nonostante l’opposizione delle associazioni di consumatori, il governo sostiene che queste risorse aggiuntive saranno utilizzate per finanziare bonus green, incentivi che promuoveranno l’uso di auto elettriche o ibride, già oggetto di dibattito in sede europea dove il ministro Adolfo Urso ha chiesto di rivedere la scadenza del 2035 per le auto a motore termico. La riduzione dell’uso di carburanti fossili come il diesel è uno degli strumenti chiave per l’Italia per raggiungere gli obiettivi climatici fissati a livello europeo, ma resta da vedere come si bilanceranno gli effetti economici e quelli ambientali.
Proprio in questi giorni, il presidente della Repubblica Sergio Matterella ha detto che Italia e Germania, e più in generale l’Ue, devono fare di più per ridurre la dipendenza dai carbon fossili. Prima di proporre una Unione dell’Energia, la sua denuncia è stata netta: gli obiettivi dichiarati dalle istituzioni non corrispondono agli impegni concretamente messi in campo.
Il diesel inquina di più della benzina
Uno degli argomenti centrali della possibile stangata sul diesel proprio l’impatto ambientale di questo carburante rispetto alla benzina. Nonostante negli anni passati il diesel sia stato promosso come una scelta più efficiente dal punto di vista del consumo di carburante, le ricerche recenti hanno evidenziato che questo tipo di combustibile genera più inquinamento atmosferico rispetto alla benzina.
La ragione principale risiede nelle emissioni di ossidi di azoto (NOx) e di particolato fine (Pm10), entrambi altamente dannosi per la salute umana e per l’ambiente. I motori diesel emettono circa il 15% in meno di CO2 rispetto ai motori a benzina, ma rilasciano fino a quattro volte più NOx, contribuendo significativamente all’inquinamento dell’aria nelle città e all’aumento di malattie respiratorie. Inoltre, il diesel produce una quantità maggiore di particolato, particelle sottili che si disperdono nell’aria e penetrano nei polmoni, aumentando i rischi di patologie gravi. Da qui l’urgenza di intervenire, ricordando inoltre che il Nord Italia è la zona più inquinata d’Europa.
Secondo uno studio dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA), le emissioni di NOx sono responsabili di circa 400.000 morti premature ogni anno in Europa.
Incentivi per la transizione ecologica: quale futuro per il diesel?
Il governo, pur riconoscendo la necessità di ridurre l’inquinamento generato dai carburanti fossili, deve far fronte alle inevitabili ricadute sociali di questi provvedimenti. Il rischio è una sperequazione sociale in stile inflazione: l’aumento delle accise inciderebbe molto di più sulle famiglie povere, che già faticano a sostentare la famiglia. L’aumento delle accise, se confermato, potrebbe avere ampi effetti inflattivi perché non colpirebbe soltanto gli automobilisti privati, ma anche il settore dei trasporti, con ripercussioni sul costo finale dei beni di consumo.
Tuttavia, l’esecutivo intende accompagnare questo processo di riallineamento con una serie di incentivi che permettano ai cittadini di fare scelte più sostenibili. In quest’ottica, i bonus green rappresentano uno strumento utile per favorire l’acquisto di veicoli elettrici e per finanziare infrastrutture necessarie alla transizione energetica, come le colonnine di ricarica per auto elettriche.
La politica fiscale e gli obiettivi climatici
L’Italia, come molti altri Paesi europei, si trova di fronte a una scelta difficile: continuare a sovvenzionare carburanti inquinanti o spingere con forza verso una transizione verde che, nel lungo termine, possa ridurre le emissioni e migliorare la qualità dell’aria.
Se da un lato è comprensibile la preoccupazione per l’aumento dei costi, dall’altro è necessario sottolineare l’urgenza di intervenire sul piano ambientale. Il diesel, con le sue alte emissioni di NOx e particolato, rappresenta un pericolo per la salute e per l’ecosistema. Solo attraverso un sistema di incentivi adeguati e una politica fiscale lungimirante sarà possibile mitigare gli effetti negativi di questa transizione e, allo stesso tempo, raggiungere gli obiettivi di sostenibilità che il Paese si è prefissato.