Allarme sismico, in Italia gli edifici a rischio costano 4 miliardi l’anno

Solo il 40% degli interventi realizzati nell’ambito del Superbonus: i dati in occasione della VIII Giornata Nazionale della Prevenzione Sismica
10 Dicembre 2025
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Palazzo rischio sismico canva

Il rischio sismico che grava sugli edifici italiani ammonta a quasi quattro miliardi di euro all’anno. Questo dato è emerso in occasione della VIII Giornata Nazionale della Prevenzione Sismica, un evento promosso da Fondazione Inarcassa e dai Consigli nazionali degli Ingegneri e degli Architetti Ppc. L’evento è stato il palcoscenico per la presentazione di un nuovo e ambizioso modello di mappatura del rischio, sviluppato dal Dipartimento Casa Italia in collaborazione con Plinivs Aps e messo a punto dal professor Giulio Zuccaro, responsabile scientifico del Centro Ricerche Plinivs e ordinario presso l’Università di Napoli.

Il nuovo modello e le aree prioritarie

Lo scopo primario di questo nuovo strumento è integrare la valutazione del rischio sismico, idrogeologico e climatico con il consumo energetico del patrimonio immobiliare italiano. L’obiettivo strategico è duplice: non sprecare l’opportunità offerta dalla “Direttiva Green” europea e facilitare l’accoppiamento degli interventi di efficientamento energetico con le misure di prevenzione sismica, rendendo così gli immobili più sicuri ed efficienti.

La nuova mappatura è stata ideata per guidare gli interventi, consentendo una logica di prevenzione sismica programmata e massimizzando l’efficienza degli investimenti in sicurezza. Utilizzando dati provenienti da Ingv e Istat, il modello è in grado di monitorare la pericolosità, l’esposizione e la vulnerabilità degli edifici, generando mappe di rischio su porzioni di territorio di un chilometro quadrato.

La regione con il maggior numero di edifici esposti è la Lombardia, con quasi 500 mila edifici nella massima classe di rischio. Segue il Piemonte con valori molto simili. Al terzo posto si posiziona la Sicilia con poco meno di 400 mila edifici a rischio sismico elevato. Nel complesso, le regioni che presentano un rischio maggiore sono Sicilia, Calabria ed Emilia Romagna.

Questa mappatura dettagliata costituisce una base di conoscenza fondamentale per creare una piattaforma operativa in grado di definire con precisione gli obiettivi prioritari e indirizzare gli investimenti, compresi quelli legati al Pnrr.

Il Superbonus

Nonostante l’elevato rischio, i dati mostrano che gli incentivi finora non sono stati sufficienti a concentrare gli sforzi nelle zone più pericolose. Un’analisi della Fondazione Inarcassa su dati Enea, presentata durante l’evento, ha rivelato che negli ultimi cinque anni solo il 40% degli interventi realizzati nell’ambito del Superbonus (con detrazione al 110%) ha riguardato le zone sismiche 1 e 2, quelle a più alto rischio. Inoltre, solo una minima parte di questi interventi è stata dedicata specificamente alla messa in sicurezza contro i terremoti. Le regioni con il maggiore patrimonio edilizio situato nella zona sismica 1 sono proprio Lombardia, Piemonte e Sicilia.

Integrazione cruciale tra sicurezza ed energia

La necessità di accoppiare gli interventi è supportata da studi specifici. Secondo Mauro Dolce, presidente del Consorzio Interuniversitario ReLuis, accoppiare gli interventi antisismici a quelli di efficientamento energetico porta a un generale risparmio di tempo e a una maggiore efficacia. Uno studio ReLuis (2019-2024) su 12 edifici reali ha dimostrato che con investimenti variabili da 200 a 1100 euro al metro quadro è possibile migliorare lo stato di un edificio da 1 fino a 7,5 classi di rischio combinato (sismico ed energetico).

Attualmente, l’Italia conta 18 milioni di edifici a uso immobiliare che necessitano di urgenti interventi antisismici. A questi si aggiungono 5 milioni di edifici privati e 500 mila edifici pubblici che dovranno essere efficientati energeticamente con l’obiettivo di ridurre i consumi del 55% entro il 2030.

Andrea Di Maio, presidente della Fondazione Inarcassa, ha sottolineato come l’accoppiamento di queste due esigenze sia possibile “attraverso la conoscenza del territorio”. Egli auspica che le politiche, inclusa la Direttiva Green, si traducano in un reale investimento e non in uno spreco di risorse pubbliche e private, fornendo al decisore pubblico uno strumento operativo per pianificare gli interventi secondo una logica di priorità combinata.

L’impegno del governo e i Fondi Pnrr

Il ministro per gli Affari europei, le politiche di coesione e il Pnrr, Tommaso Foti, ha inviato un messaggio all’evento, definendo l’integrazione tra efficientamento energetico e prevenzione sismica come un tema “particolarmente centrato” e “cruciale” per un Paese ad elevata vulnerabilità come l’Italia. Secondo Foti, la convergenza tra sicurezza strutturale e transizione energetica è “non soltanto una scelta tecnica, ma una strategia necessaria per indirizzare con efficacia le risorse nazionali ed europee”, anche in vista del recepimento della Direttiva Green.
Il Pnrr ha rappresentato “un perno essenziale” in questo percorso, mobilitando oltre 2,3 miliardi di euro per interventi finalizzati all’adeguamento o al miglioramento sismico in tre ambiti strategici:

  1. Edilizia scolastica, con 884 progetti per un costo superiore a 1,5 miliardi.
  2. Sicurezza dei luoghi di culto e del patrimonio culturale, con 432 interventi per circa 400 milioni di spesa, cui si aggiungono 400 milioni dal fondo edifici di culto.
  3. Ospedali: 91 interventi per un costo di circa 408 milioni di euro (programma verso un ospedale sicuro e sostenibile).

A questi si aggiungono 141 progetti per più di 170 milioni di euro inseriti in misure di riqualificazione e rigenerazione urbana che contribuiscono anch’essi al miglioramento sismico. Il Ministro ha anche evidenziato i risultati concreti raggiunti: 245 opere concluse ad oggi, tra cui 209 interventi nelle scuole, 32 nei luoghi di culto e 4 negli ospedali.

Programmazione e rigenerazione urbana

L’VIII Giornata Nazionale della Prevenzione Sismica mira a sensibilizzare gli attori istituzionali, anche europei, affinché il recepimento della Direttiva Green avvenga in un’ottica integrata con la riduzione del rischio sismico. L’obiettivo finale è fornire alla Politica strumenti che, partendo dall’analisi combinata delle due esigenze, permettano di definire dove e come massimizzare i risultati degli investimenti.
Angelo Domenico Perrini, presidente del Cni, ha ribadito che la programmazione nel medio e lungo periodo di interventi di prevenzione sul costruito più vetusto è l’unica strada percorribile, confermando che i costi per la prevenzione sono “nettamente inferiori a quelli di ricostruzione”. Secondo Perrini, il nuovo modello di mappatura del territorio rappresenta un “importante passo in avanti” per allocare le scarse risorse pubbliche in via prioritaria.

Massimo Crusi, presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori (Cnappc), ha infine sottolineato che prevenzione sismica ed efficientamento energetico, sebbene strettamente connesse, devono essere inserite all’interno di politiche di rigenerazione urbana più ampie. Queste politiche dovrebbero integrare la ristrutturazione degli edifici con la gestione dell’ambiente, il progresso tecnologico e la conservazione culturale, per promuovere una visione coesa della città e creare spazi che favoriscano la sicurezza e il benessere della comunità.

La Giornata ha coinvolto, oltre ai principali ministri nazionali, attori istituzionali della Commissione e del Parlamento europei, e referenti di Dipartimento di Protezione Civile, Dipartimento Casa Italia, e Autorità e Agenzie indipendenti.

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