Una paga da 7 euro lordi per consegnare un panino anche a 30 chilometri di distanza. Questa è la realtà che ha portato, da alcune settimane, i quasi venti rider di Deliveroo delle rive del Lago Maggiore, in Piemonte, a scioperare contro la piattaforma. Hanno incrociato le braccia, inaugurando una protesta che, partita in sordina, è rapidamente diventata un caso nazionale.
A far esplodere il malcontento è stata la decisione dell’azienda di delivery di estendere l’area di consegna oltre i confini cittadini, includendo località come Stresa, Belgirate e Cannobio. Un ampliamento che, secondo i lavoratori, ha trasformato ogni turno in una corsa a ostacoli fatta di chilometri, rischi e compensi giudicati insufficienti.
Cosa c’è dietro lo sciopero dei rider di Verbania
Il nodo centrale che agita i dipendenti della piattaforma e i sindacati è la mancata risposta al ripristino di una distanza accettabile per la consegna. L’aumento delle distanze, per alcuni rider, significa percorrere fino a 24 chilometri per una singola consegna, mentre in altri casi il tragitto complessivo può sfiorare anche i 40 chilometri. Il tutto per un guadagno lordo che oscilla tra i 7 e gli 8 euro, alias: 4 euro netti a corsa in busta paga.
E per chi pedala in bici, le condizioni possono essere peggiori: manti stradali danneggiati, spesso al buio, strade trafficate che costeggiano il Lago Maggiore. Insomma, la questione non è solo economica, ma anche di sicurezza della propria incolumità. E le tratte verso Stresa o Cannobio, spiegano i rider nelle testimonianze raccolte dai media nazionali in questi giorni, non sono pensate per chi si muove in bicicletta, soprattutto nelle ore serali, ma per guidare un’automobile.
A questo dettaglio, inoltre, si aggiunge un altro elemento: la questione dell’algoritmo. Secondo i lavoratori, rifiutare una consegna particolarmente lunga o sconveniente comporterebbe una penalizzazione automatica, con una riduzione delle proposte di lavoro nei giorni successivi. Una dinamica che, a loro dire, li costringerebbe ad accettare incarichi anche quando i costi, tra carburante per la macchina, tempo di percorrenza in bici e generale fatica, superano i benefici.
Cosa chiedono i rider a Deliveroo?
La protesta punta ad ottenere risposte su tre richieste principali:
• Riduzione dell’area di consegna, riportandola a un raggio sostenibile, soprattutto per chi percorre le distanze in bici.
• Revisione dei compensi, ritenuti non proporzionati alle nuove distanze.
• Trasparenza e tutela rispetto all’algoritmo, percepito come uno strumento punitivo.
Le sigle sindacali, in particolare Nidil Cgil Novara–Vco (della provincia di Verbano-Cusio-Ossola – Piemonte), parlano di “disumanizzazione del lavoro” e di un sistema che scarica sui rider costi e rischi senza adeguate tutele. La protesta non si limita allo stop del lavoro: i rider stanno informando i clienti, sensibilizzando la cittadinanza e coinvolgendo i media locali e nazionali. “L’azienda – scrive il sindacato – si era impegnata a restringere l’ambito di assegnazione ma, ad oggi, nulla è cambiato: per questo motivo avviamo lo stato di agitazione con possibili ripercussioni sul servizio di consegna qualora Deliveroo persistesse nel non rispettare gli accordi presi. Nel dispiacerci per gli eventuali disagi che potrebbero crearsi – concludono -, chiediamo alla nostra comunità la massima solidarietà”.
Una protesta che parla a tutto il Paese
Il caso di Verbania è emblematico di un tema più ampio: la trasformazione del lavoro nel settore del food delivery. Qui, in una città di provincia affacciata sul lago, si concentrano tutte le contraddizioni del modello: algoritmi che decidono il ritmo del lavoro, compensi variabili, rischi a carico dei lavoratori e un mercato che continua a espandersi, ma che è pensato per le grandi città e non per Paesi che si susseguono con strade che non sono quelle “da metropoli”. La solidarietà dei cittadini è crescente. Molti clienti, venuti a conoscenza della vertenza, stanno evitando di ordinare o stanno esprimendo sostegno diretto ai fattorini.