Un ‘velino’ a Striscia La Notizia. Sì, è tutto vero, anche se Gianluca Briganti si definisce una “soubrette al maschile”. Dicitura a parte, la sostanza non cambia: per la nuova stagione il tg satirico ha annunciato una svolta storica, in linea con la parità di genere e contro l’idea delle donne-spettacolo, che per anni ha dominato in televisione. L’idea alla base era tanto semplice, quanto tossica: l’uomo deve avere qualcosa di bello da vedere. Scriviamo ‘qualcosa’, non a caso, perché il livello di mercificazione del corpo femminile ha raggiunto gli apici senza che neanche ce ne accorgessimo.
Ora Piersilvio Berlusconi continua il suo percorso di rivoluzione delle reti Mediaset, dimostrando una grande sensibilità alle tematiche sociali. Una ventata di aria nuova, che passa anche dalla rimozione di alcuni programmi non in linea con la sua idea di intrattenimento.
Chi è Gianluca Briganti, il ‘velino’ di Striscia La Notizia
Nato a Viareggio il 3 dicembre 1986 da mamma cilena e papà napoletano, fin da bambino Gianluca Briganti dimostra una grande attitudine per la danza. Una passione ereditata da sua madre, con cui già in tenera età ballava sui ritmi sudamericani.
Dal 23 settembre anche lui, insieme alla ‘velina’ Beatrice Coari, ballerà sul palco di Michelle Hunziker e Nino Frassica, conduttori della nuova stagione di Striscia La Notizia. Una donna e un uomo, perfetta parità di genere (Ursula von der Leyen apprezzerebbe).
Diplomato nel 2010 in danza, recitazione e canto all’Accademia MAS Music Arts & Show di Milano, Gianluca Briganti ha partecipato a numerosi musical e tour, ma non solo. Tra le sue partecipazioni più note ci sono “Flashdance” a Milano, “Tarzan” a Stoccarda, “The Bodyguard” a Milano, “Cats” a Wunsiedel e “La famiglia Addams” in tour in Italia. Ha anche preso parte a produzioni come “Priscilla – la regina del deserto” e “Dirty Dancing”, entrambi in tour italiano, e “Il mondo di Patty”, che ha avuto un tour sia in Italia che in Spagna.
Il ‘velino’ ha anche lavorato in vari programmi televisivi, tra cui “Crozza nel paese delle Meraviglie” su La7, “Zelig Event” su Canale 5, “Pintus @Ostia Antica” e “Pintus @Forum” su Italia 1, “Wanna dance?” su Boing e “Special 90” su Italia 1.
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Non è proprio una prima volta
Gianluca Briganti sarà il primo uomo a ricoprire il ruolo di ‘velino’ per tutta la stagione di Striscia, ma non si tratta proprio di un unicum.
Già l’edizione 2013/2014 vide per la prima volta la presenza ufficiale di due velini maschi, il biondo Elia Fongaro e il moro Pierpaolo Pretelli, ma solo per tre settimane. Quell’anno, il tg satirico iniziava con una conduzione tutta al femminile, da qui la scelta di introdurre due valletti maschi.
Bisogna andare ancora più indietro per risalire al primo ‘velino’ della storia di Striscia: il muscoloso Edo Soldo, presente per buona parte degli anni ’90 in brevi stacchetti e gag. Nel 2004, venne indetto un concorso per eleggere un velino. Vinse Luca Maria Todini, che presenziò per alcune puntate sotto la conduzione di Anna Maria Barbera. Anche Sergio Friscia ha ricoperto il ruolo di ‘velino jolly’ per qualche puntata per sopperire alle assenze di Mikaela Neaze Silva e Cosmary Fasanelli.
La mercificazione del corpo femminile
L’arrivo di Gianluca Briganti spezza la presenza delle due ‘veline’ donne, durata più di vent’anni. Per la stagione 2002-2003, le veline furono scelte per la prima volta tramite un apposito concorso intitolato ‘Veline’ e condotto da Teo Mammucari nell’estate del 2002 sempre su Canale 5. Il successo del programma portò Antonio Ricci a creare, nel 2003, il programma ‘Velone’, con protagoniste le donne over 65. La scelta dei termini è emblematica dei tempi e del background culturale italiano.
La mercificazione del corpo femminile in televisione è stata accettata per decenni, prima che le nuove generazioni ne portassero alla luce la tossicità. Lo schermo ha riflesso nelle case delle persone l’idea per cui una donna debba, prima di tutto, essere bella. A volte bastava quello.
Questa discriminazione ha radici profonde e conseguenze significative nella società. Come spiega lo studio del Journal of Communication (2018): le donne vengono frequentemente rappresentate in modo sessualizzato e subordinato, alimentando la percezione che il valore di una donna sia legato principalmente al suo aspetto fisico. Queste rappresentazioni hanno avuto un impatto misurabile sull’autostima delle giovani donne.
Ricerche come quella della American Psychological Association indicano un aumento dei disturbi alimentari e dei problemi di disistima tra le adolescenti, vittime di pressioni sociali tanto assurde, quanto salde nella società.
Inoltre, programmi di intrattenimento e reality show, come ‘Keeping Up with the Kardashians’ o ‘The Bachelor’ (ma l’elenco sarebbe lunghissimo) hanno amplificato l’idea che il successo e l’approvazione sociale siano legati a una visione edonistica del corpo femminile. Questo fenomeno è stato descritto da esperti come una forma di “oggettivazione”, dove le donne sono spesso ridotte a meri oggetti di consumo. Le conseguenze di questa mercificazione si riflettono anche nelle interazioni sociali quotidiane, contribuendo a una cultura che svaluta le donne e promuove comportamenti sessisti.
L’idea per cui le donne debbano appartenere a un uomo è alla base di comportamenti tossici, che in molti (troppi) casi sono diventati femminicidi.
Segnali di cambiamento
Negli ultimi anni, un crescente numero di donne e attiviste ha iniziato a sfidare questi stereotipi, promuovendo una rappresentazione più autentica e diversificata della femminilità. Movimenti come #MeToo e #TimesUp hanno sollevato la voce contro la misoginia nei media e hanno spinto per una maggiore responsabilità nella rappresentazione delle donne. Sempre più donne, inoltre, ricoprono ruoli di rilievo nella politica, quantomeno occidentale: Giorgia Meloni, Ursula von der Leyen, Roberta Metsola (e Kamala Harris?), solo per fare qualche esempio noto.
Anche i contenuti prodotti da donne e per donne, come le serie di successo su piattaforme streaming, sta contribuendo a cambiare la narrativa, offrendo una visione più complessa e sfumata della vita femminile.
La presenza del ‘velino’ insieme alla ‘velina’ va in questa direzione. Chissà che in un futuro non troppo lontano impareremo a dire: “Accanto a una grande donna c’è sempre un grande uomo” o “Accanto a un grande uomo c’è sempre una grande donna”. Non dietro.