Il G20 in corso a Rio de Janeiro si è aperto con un’agenda ambiziosa e una proposta che ha già scatenato tensioni tra i Paesi partecipanti: l’introduzione di una tassa globale sui super-ricchi, ovvero sui 3.300 individui più facoltosi del mondo. Il piano, avanzato dal Brasile e sostenuto da Paesi come Spagna, Francia e Sudafrica, punta a raccogliere fino a 250 miliardi di dollari all’anno attraverso un prelievo del 2% sulla ricchezza di questi ultra-milionari e miliardari.
Cifre stratosferiche da utilizzare per migliorare la sostenibilità ambientale e sociale, riducendo le disuguaglianze. Il percorso per una tassa globale sui super-ricchi è tutt’altro che semplice. Le resistenze da parte di alcune nazioni e il clima di divisione rischia di compromettere l’efficacia del vertice brasiliano.
La proposta brasiliana e il sostegno europeo
La tassa sui super-ricchi si basa su una proposta elaborata dall’economista francese Gabriel Zucman, già noto per i suoi studi sulle disuguaglianze e sui paradisi fiscali. Secondo Zucman, un prelievo globale del 2% potrebbe non solo contribuire a ridurre le diseguaglianze, ma anche finanziare politiche ambientali, infrastrutture e misure di giustizia sociale.
Il Brasile, sotto la guida del presidente Lula da Silva, ha fatto della ridistribuzione della ricchezza uno dei temi centrali del suo mandato. La proposta è sostenuta con forza dal ministro dell’Economia spagnolo che invita le istituzioni a fare di più: “Bisogna essere coraggiosi e fare le cose giuste” ha dichiarato Carlos Cuerpo, sostenendo che l’introduzione di una tassa di questo tipo risponde alle richieste di maggiore equità avanzate dai cittadini in molte delle recenti elezioni europee. “C’è un momento per il coraggio e quel momento è adesso”, ha chiosato Cuerpo.
A settembre, il primo ministro spagnolo Pedro Sánchez è stato chiaro: “Proporremo e avvieremo nuove azioni destinate a limitare i privilegi sproporzionati di cui beneficiano certe élite nel nostro Paese”, ha dichiarato il presidente socialista, mettendo in luce come le disuguaglianze economiche rimangano profonde in Spagna. “Tasseremo chi ha già abbastanza soldi in banca per vivere 100 vite”, ha proseguito, sottolineando che l’obiettivo è proteggere le classi medie e lavoratrici da un sistema che “continua a essere straordinariamente ingiusto”. In Spagna esiste già una tassa sui super-ricchi per merito di una politica avviata dall’esecutivo di Pedro Sánchez nel 2022, ma ora il premier vuole aumentarne la portata.
A livello globale un primo passo sarebbe la creazione di un database mondiale sui patrimoni ultra elevati, per garantire che la tassa sia applicata in modo uniforme ed efficace.
I contrasti al G20 (Argentina su tutti)
Nonostante il sostegno di alcuni Paesi, la proposta brasiliana ha incontrato forti opposizioni. Tra i principali detrattori vi è il presidente argentino Javier Milei, noto per le sue posizioni liberiste e il rifiuto di politiche di tassazione redistributiva. Milei ha già boicottato una dichiarazione ministeriale sull’emancipazione femminile al G20 e si è ritirato dal COP29 di Baku. Ora si oppone anche alla tassa sui super-ricchi. Fonti vicine ai negoziati hanno rivelato che il Brasile potrebbe decidere di modificare la formulazione del comunicato finale o firmarlo a nome di 19 Paesi, includendo un paragrafo separato per esplicitare la posizione contraria dell’Argentina.
Le tensioni non si limitano all’Argentina: anche altri Paesi stanno sollevando dubbi, specialmente in merito alla compatibilità della tassa con le proprie politiche fiscali nazionali e al rischio di fuga dei capitali.
Quanto costano le disuguaglianze sulla crescita
Durante una riunione preliminare a luglio, i ministri delle Finanze del G20 avevano concordato all’unanimità che le disuguaglianze di reddito e di ricchezza rappresentano una minaccia per la crescita economica e la coesione sociale. Tuttavia, trasformare questo consenso in azioni concrete si sta rivelando una sfida.
La direttrice esecutiva di Oxfam Brasile, Viviana Santiago, ha sottolineato l’urgenza di intervenire: “I leader del G20 possono porre fine all’assalto decennale alla tassazione da parte degli ultra-ricchi. Solo allora potremo iniziare a sanare le spaccature della disuguaglianza che lacerano le nostre società.”
Una tassa per finanziare il clima e la giustizia sociale
Oltre a ridurre le diseguaglianze, i fondi raccolti attraverso questa tassa potrebbero essere destinati a progetti fondamentali per il futuro del pianeta:
- Politiche climatiche: finanziamenti per l’adattamento ai cambiamenti climatici e la transizione energetica;
- Sostegno alle comunità vulnerabili: programmi di inclusione sociale e lotta alla povertà;
- Investimenti in infrastrutture globali: miglioramento delle reti di trasporto, energia e telecomunicazioni, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo.
Ricchi e poveri nel mondo
Il G20 di Rio potrebbe rappresentare un momento cruciale per ridefinire il rapporto tra ricchezza e responsabilità sociale a livello globale. Tuttavia, l’adozione di una tassa sui super-ricchi richiederà compromessi significativi e una capacità di mediazione che, finora, è sembrata carente.
Se l’accordo non dovesse essere raggiunto, il rischio è che le disuguaglianze continuino a crescere, minando non solo la coesione sociale ma anche la stabilità economica globale.
Come rivelato da un recente rapporto di Oxfam Intermón l’l’1% più ricco della popolazione mondiale possiede una ricchezza superiore a quella del 95% della popolazione globale. La concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi appare ancora più ingiusta se si considera che spesso sono i più poveri a pagare le conseguenze ambientali e sociali più gravi dell’arricchimento altrui. L’influenza crescente dei miliardari sulle decisioni economiche e politiche sta portando a una “iper concentrazione di potere”, che mina gli sforzi collettivi per affrontare sfide globali come la crisi climatica, la povertà e la disuguaglianza.
Bill Gates a favore della tassa
Persino alcuni miliardari sono a favore della tassa sui super-ricchi. Notevole l’endorsement di Bill Gates, favorevole al piano di Bernie Sanders. Il piano di Sanders tasserebbe coloro che hanno un patrimonio netto superiore ai 32 milioni di dollari. Un sacrificio da poco per lo 0,1% delle famiglie americane che, secondo le stime raccoglierebbe 4,35 trilioni di dollari nel prossimo decennio,
Gates ha detto che i piani di Sanders sono più progressivi di come lui vorrebbe concepire il sistema fiscale, ma è comunque favorevole a un cambiamento che si allinei strettamente alle proposte di Sanders.
Le parole del papà di Microsoft dovrebbero far riflettere le istituzioni riunite al G20: “Se avessi creato io il sistema fiscale, oggi sarei molto più povero”.