Università, ecco in quali Paesi preferiscono studiare gli stranieri

Italia al quarto posto, ma fatica ad attrarre gli europei
4 Settembre 2025
3 minuti di lettura
Studenti Extra Ue Canva

Germania, Francia e Portogallo si contendono la mappa della formazione universitaria europea. I dati Eurostat parlano di culture che si incontrano, di economie che si intrecciano e di un’Europa che – pur con le sue differenze – rimane il palcoscenico privilegiato dell’istruzione internazionale.

Nel 2023, circa 1,76 milioni di studenti provenienti da paesi extra-Ue hanno scelto di formarsi negli atenei europei. Una cifra che rappresenta l’8,4% del totale degli iscritti universitari e restituisce l’immagine di un continente ancora magnetico per chi cerca eccellenza formativa e opportunità di crescita professionale. Dietro questi numeri si celano strategie di attrazione, politiche linguistiche e legami storici tra il Vecchio Continente e il resto del mondo, ma anche tra gli stessi Paesi europei.

Le capitali europee dell’istruzione

Il Lussemburgo emerge come la destinazione più cosmopolita d’Europa: oltre uno studente universitario su due proviene dall’estero, non necessariamente extra Ue (52,3%). Una percentuale che riflette la natura internazionale del paese e la sua posizione strategica nel cuore dell’Unione. Seguono Malta con il 29,6% e Cipro con il 22,3%, altri due piccoli Stati che hanno fatto dell’apertura internazionale una risorsa competitiva.

All’opposto della classifica si posizionano Grecia (3%), Croazia (3,7%) e Spagna (4,3%), paesi che nonostante le loro tradizioni accademiche mostrano una minore capacità di attrazione per studenti stranieri. Un paradosso, soprattutto per la Spagna, che pure vanta un patrimonio linguistico condiviso con l’America Latina.

In valori assoluti, e non percentuali, la Germania si conferma il gigante educativo del continente con oltre 420.000 studenti stranieri, un numero che riflette la forza economica del Paese e la qualità riconosciuta del suo sistema universitario. La Francia segue con 276.000 presenze, mantenendo salda la sua tradizione di potenza culturale globale.

L’origine geografica degli studenti è a tratti sorprendente. La Germania attrae studenti principalmente dall’Asia (40,1% degli studenti extra-Ue), un dato che testimonia l’appeal della tecnologia e dell’ingegneria teutonica presso le economie emergenti asiatiche. In numeri assoluti, sono 169.827 gli studenti asiatici che hanno scelto gli atenei tedeschi.

Alcuni casi particolari: l’Italia che attrae dall’estero ma non dall’Ue

L’Italia presenta un profilo simile: il 36% dei suoi studenti stranieri proviene dall’Asia, un dato che riflette l’attrattività del made in Italy anche in campo formativo. Con 106.000 studenti stranieri totali, il nostro Paese si posiziona al quarto posto in Europa, preceduto solo da Germania, Francia e Regno Unito.

Secondo dati Eurostat, Il Belpaese presenta però una peculiarità: gli studenti europei rappresentano solo il 31,9% del totale degli stranieri, una delle percentuali più basse dell’Unione europea.

Questo fenomeno può essere ricondotto a varie cause. In primis, a differenza di Paesi come Germania e Francia che offrono ampi programmi in inglese, l’Italia ha storicamente pochi corsi universitari in lingua inglese. Paradossalmente, questo limita l’attrattività per studenti europei che spesso padroneggiano l’inglese ma non l’italiano, mentre non scoraggia studenti extra-europei già motivati ad apprendere una nuova lingua per ragioni culturali, per professionali specifiche o per lavorare in Italia. L’Italia, inoltre, mantiene storicamente legami forti con alcune aree geografiche (Mediterraneo orientale, Asia) attraverso rapporti diplomatici, commerciali e culturali che facilitano i flussi studenteschi extra-europei più che quelli intra-europei.

Il dato sulla scarsa percentuale di studenti europei racconta anche una delle più grandi criticità del Paese. Gli studenti europei tendono, infatti, a scegliere destinazioni con maggiori opportunità post-laurea, ma l’Italia soffre di problemi strutturali di occupabilità dei laureati che la rendono meno competitiva rispetto a Germania, Paesi Bassi o Paesi nordici per studenti Ue che cercano sbocchi professionali immediati.

Non a caso, la fuga dei cervelli è un problema annoso che minaccia anche la tenuta economica del Paese, già alle prese con una grave carenza di competenza e una costante crisi demografica.

Dal 2011 al 2023, circa 550.000 italiani tra i 18 e i 34 anni hanno lasciato il paese per stabilirsi all’estero. Una perdita stimata in 134 miliardi di euro di capitale umano negli ultimi tredici anni.

L’Italia presenta la più bassa capacità di attrazione giovanile in Europa: per ogni giovane europeo che sceglie di vivere nel nostro paese, otto italiani emigrano. Una capacità attrattiva del 6% nettamente inferiore rispetto al 34% della Svizzera o al 32% della Spagna.

L’abolizione delle detrazioni fiscali per i familiari a carico all’estero per i lavoratori extra-Ue e l’introduzione di una “tassa” di 600 euro per le controversie di cittadinanza, introdotte con la Manovra 2025, rischiano di rendere l’Italia ancora meno attrattiva.

L’asse franco-lusitano-africano

Anche Francia e Portogallo raccontano una storia particolare, legata indissolubilmente al loro passato coloniale.

Oltre la metà degli studenti stranieri in Francia (52,3%) proviene dall’Africa, quasi 145.000 giovani che mantengono vivo un legame culturale e linguistico forgiato dalla storia. Il Portogallo replica questa dinamica con il 42,1% di studenti africani, principalmente provenienti dalle ex colonie lusofone.

Questi flussi rappresentano molto più di una scelta accademica: sono il segno di legami che resistono al tempo e alle trasformazioni geopolitiche. La lingua, la cultura condivisa e le reti familiari creano ponti invisibili ma solidi tra l’Africa e questi due Paesi europei.

La specificità spagnola: il richiamo latinoamericano

La Spagna costruisce la sua identità accademica internazionale guardando oltre l’Atlantico. Il 46,7% dei suoi studenti stranieri proviene dai Caraibi, dall’America centrale e dal Sud America, una percentuale figlia di un idioma comune e di culture che dialogano tra loro. Il dato assume particolare rilevanza se considerato insieme ai 102.000 studenti stranieri totali che studiano nel Paese iberico.

Le periferie educative europee

L’Europa orientale presenta un panorama differente. Slovacchia (91,3%), Slovenia (89,4%) e Croazia (89,0%) attraggono principalmente studenti da altri Paesi europei, una mobilità di prossimità che riflette le trasformazioni post-1989 e l’integrazione progressiva nell’Unione europea.

Questi Paesi, pur registrando quote minori di studenti extra-Ue, svolgono un ruolo importante nell’architettura educativa continentale, fungendo da ponte tra l’Europa occidentale e quella orientale.

Persone | Altri articoli