Italia ultima tra i grandi Paesi Ue per laureati nella PA

Solo uno su tre è laureato, il monito di Bankitalia sulle conseguenze per la competitività e l’efficienza
16 Luglio 2024
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Tra i grandi Paesi dell’Unione Europea, l’Italia si posiziona all’ultimo posto per il numero di laureati impiegati nel settore pubblico. A dirlo è la Relazione Annuale della Banca d’Italia 2023 evidenzia una serie di dati preoccupanti sul livello di istruzione dei dipendenti pubblici italiani. Elementi che sollevano importanti interrogativi sulla competitività e l’efficienza della pubblica amministrazione italiana in un contesto normativo, nazionale e internazionale, sempre più complesso.

Solo un dipendente pubblico su tre è laureato

Ecco un confronto con gli altri grandi Paesi Ue sulla percentuale di laureati tra i dipendenti pubblici:

  • Spagna: 60%;
  • Francia: 46%;
  • Germania: 43%;
  • Italia: 34%

Il confronto con le altre potenze europee come Germania, Francia e Spagna, evidenzia un divario significativo. Mentre in questi Paesi la percentuale di laureati tra i dipendenti pubblici è in costante crescita, in Italia si registra una stagnazione. Questo fenomeno è da attribuire essenzialmente a due fattori: la struttura di carriera non premia adeguatamente il titolo di studio; gli stipendi sono troppo bassi e poco differenziati rispetto ai titoli ottenuti. Elementi che rendono la pubblica amministrazione meno attraente per i giovani laureati italiani.

Lo stesso Governatore di Bankitalia Fabio Panetta si è espresso così sul ritardo dell’Italia: “l’evoluzione dei salari ha riflesso il ristagno della produttività: i redditi orari dei lavoratori dipendenti sono oggi inferiori di un quarto a quelli di Francia e Germania. In termini pro capite, il reddito reale disponibile delle famiglie è fermo al 2000, mentre in Francia e in Germania da allora è aumentato di oltre un quinto”.

Panetta ha ricordato il “ruolo decisivo” del capitale umano ricordando che “il ritardo rispetto a molti Paesi avanzati nelle competenze lavorative di giovani e adulti si riflette in un’occupazione sbilanciata verso le professioni meno qualificate”. Per cui, ha proseguito, “competenze e conoscenze, da nutrire e rivitalizzare lungo tutto l’arco della vita, sono il cardine non solo del progresso economico, ma anche e soprattutto di quello civile”.

A tal riguardo, un elemento particolarmente apprezzato dai giovani, ma ancora troppo poco sviluppato nella PA italiana, è lo smart working che andrebbe incentivato per attrarre i nuovi talenti.

Le conseguenze per la Pubblica Amministrazione

La carenza di laureati nel settore pubblico italiano ha diverse implicazioni:

  • Qualità dei servizi: un personale meno qualificato può avere difficoltà nell’adattarsi alle nuove tecnologie e alle pratiche amministrative moderne riducendo l’efficienza complessiva della Pa, portando a servizi meno efficaci per i cittadini;
  • Innovazione e modernizzazione: la mancanza di laureati può limitare la capacità del settore pubblico di innovare e modernizzare i processi. Senza un adeguato livello di istruzione, è più difficile implementare nuove soluzioni tecnologiche e migliorare i processi esistenti;
  • Attrazione e mantenimento dei talenti: la scarsa presenza di laureati nella pubblica amministrazione potrebbe generare un effetto domino, con difficoltà ad attrarre e trattenere talenti qualificati. Questo può portare a una fuga di cervelli verso il settore privato o verso altri Paesi, il che aggraverebbe la già preoccupante crisi demografica del Paese (se ti interessano questi temi, visita il nostro progetto Demografica);
  • Competitività internazionale: un settore pubblico meno qualificato può influire negativamente sulla competitività internazionale dell’Italia. La capacità di attrarre investimenti esteri e di partecipare efficacemente a progetti internazionali può essere compromessa.

Sul fronte della tecnologia, il Governatore di Bankitalia ha sottolineato che: la “partita del futuro” si giocherà “sul fronte della tecnologia per l’Italia come per il resto d’Europa”, per cui “servirà valorizzare la ricerca, accompagnare il sistema produttivo nella sua trasformazione proteggendo i più svantaggiati, creare un ambiente normativo, economico e finanziario che favorisca l’assunzione di rischi imprenditoriali nei settori innovativi e che limiti il potere monopolistico di pochi grandi attori”, ha aggiunto.

Raccomandazioni della Banca d’Italia

La Banca d’Italia, nella sua relazione, ha ricordato l’importanza di adottare misure per incentivare l’ingresso dei laureati nel settore pubblico. Tra le raccomandazioni proposte vi sono l’introduzione di percorsi di carriera più attrattivi, l’offerta di opportunità di formazione continua e l’implementazione di politiche retributive più competitive.

Il Governatore di Bankitalia, Fabio Panetta, ha sottolineato l’importanza di adottare misure per incentivare l’ingresso dei laureati nel settore pubblico. Panetta ha suggerito l’introduzione di percorsi di carriera più attrattivi per i laureati, che possano offrire opportunità di crescita professionale e riconoscimenti adeguati al titolo di studio ottenuto.

Panetta ha anche evidenziato la necessità di implementare politiche retributive più competitive, che possano rendere il settore pubblico un’opzione più attraente per i giovani laureati. Un altro filone su cui la PA deve intervenire è la formazione continua per i propri dipendenti pubblici, utile per mantenere aggiornate le competenze e favorire l’adozione di nuove tecnologie e pratiche amministrative.

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