Ricchi sempre più ricchi, ma non per merito: il rapporto Oxfam

Il risultato è l’ascesa di una nuova oligarchia aristocratica che detiene un potere immenso nella politica e nella economia, aggravato dal perpetuarsi di idee e pratiche (neo) colonialiste
21 Gennaio 2025
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Pioggia Dollari

I ricchi sono sempre più spudoratamente ricchi. In un solo anno, dal 2023 al 2024, la prosperità dei miliardari è aumentata tre volte più velocemente, tanto che ci si aspetta di vedere cinque trilionari entro un decennio: cifre che fanno impallidire Paperon de’ Paperoni. Ma ancora più rilevante è che tanta abbondanza sia senza meriti. Lo spiega un nuovo report Oxfam pubblicato ieri mattina, dal titolo ‘Takers not Makers: The unjust poverty and unearned wealth from colonialism’, che mette in luce come la maggior parte della ricchezza dei miliardari venga ‘presa’, non guadagnata: il 60% infatti deriva da eredità, clientelismo e corruzione o da potere monopolistico. Insomma, non dal sudore della propria fronte, o almeno non in senso classico. E c’entra anche il colonialismo.

La ricchezza dei miliardari è presa, non guadagnata

Un punto cardine dell’analisi di Oxfam è che l’estrema ricchezza della classe miliardaria di oggi dunque è in gran parte immeritata: “Questi (i super-ricchi, ndr) sono prenditori, e non creatori”, afferma il rapporto. Il risultato è l’ascesa di una nuova oligarchia aristocratica che detiene un potere immenso nella politica e nella economia.

Qualche numero per capire di quanta ricchezza si parla: come anticipato, nel 2024 i ricchi hanno visto aumentare parecchio la propria fortuna, per l’esattezza di 2 trilioni di dollari, e sono nati 204 nuovi miliardari. Si tratta di una media di quasi quattro nuovi ricconi a settimana. Mediamente, ogni miliardario ha guadagnato 2 milioni di dollari al giorno, cifra che per i 10 più ricchi sale all’incredibile vetta di 100 milioni di dollari al giorno. Non solo: se uno dei 10 miliardari più ricchi perdesse il 99% della propria ricchezza, rimarrebbe comunque un miliardario.

Trilioni di dollari in eredità, per di più non tassati

Il punto sottolineato dal report è che nel 2023 per la prima volta sono nati più miliardari attraverso l’eredità che attraverso l’imprenditorialità. Tutti i miliardari del mondo sotto i 30 anni hanno ereditato la propria ricchezza, e nei prossimi tre decenni oltre 1000 super-ricchi di oggi trasferiranno più di 5,2 trilioni di dollari ai loro eredi. Oxfam calcola che il 36% della ricchezza dei miliardari derivi dall’eredità.

La cosa ancora più rilevante è che questo trasferimento sarà in gran parte non tassato: come spiega la ricerca, due terzi dei Paesi non colpiscono l’eredità ai discendenti diretti, e la metà dei miliardari del mondo vive in Paesi senza tasse di successione. Ne è un buon esempio l’America Latina, che è la regione con il più alto volume di ricchezza ereditata al mondo ma dove solo nove Paesi prevedono imposte sulle successioni.

Il clientelismo funziona

Un altro aspetto messo in luce dal report è l’importanza della rete di conoscenze: gran parte del benessere degli ultra-ricchi riguarda chi si conosce, chi fa lobby, che campagna elettorale si finanzia o quale persona si corrompe. Insomma, per Oxfam c’è un chiaro legame tra le aree dell’economia inclini al clientelismo e le concentrazioni di ricchezza, infatti ci sono fondamentalmente più miliardari e super-ricchi nelle parti più disoneste e corrotte dell’economia globale. Oxfam calcola che il 6% della ricchezza dei miliardari del mondo venga da fonti clientelari.

I monopoli decidono prezzi e regole

Anche i monopoli giocano un ruolo importante, dato che hanno il potere di controllare i mercati, stabilire le regole di scambio con aziende e lavoratori, e di fissare prezzi più alti senza perdere clienti. Queste strategie fanno aumentare la ricchezza dei loro proprietari, che sono alcuni degli uomini più ricchi della Terra. Oxfam cita Jeff Bezos, proprietario di Amazon (patrimonio netto: 219,4 miliardi di dollari), e Aliko Dangote, uomo più ricco dell’Africa, che ha un “quasi monopolio” del cemento in Nigeria (patrimonio netto: 11 miliardi di dollari). Oxfam calcola che il 18% della ricchezza dei miliardari del mondo provenga dal potere monopolistico.

La dura vita dei più poveri

Di contro il numero dei poveri è rimasto sostanzialmente sempre quello dal 1990, segno che la cosiddetta lotta alla povertà finora è stata un buco nell’acqua. I più poveri continuano ad affrontare molteplici crisi, a partire dalle conseguenze della pandemia, ancora molto vivide, continuando con i conflitti in aumento, che causano ulteriori disuguaglianze, e con il cambiamento climatico, che porta con sé morti, fame, condizioni meteorologiche estreme e devastazioni di ogni tipo.

Anche l’elezione di Donald Trump a presidente degli Stati Uniti viene inserita da Oxfam tra i fattori che fanno la fortuna dei miliardari a scapito dei meno abbienti, e d’altronde per capire che aria tira basta dare uno sguardo al suo entourage e alle sue politiche, destinate ad alimentare ulteriormente le disuguaglianze.

Oxfam snocciola anche qualche numero: mentre i tassi di povertà complessivi sono diminuiti in tutto il mondo, il numero di chi oggi vive al di sotto della soglia di povertà stabilito dalla Banca Mondiale – 6,85 dollari PPA (parità di potere d’acquisto) – è lo stesso del 1990: quasi 3,6 miliardi di persone, ovvero il 44% della popolazione mondiale. Nel frattempo, l’1% più ricco possiede il 45% di tutta la ricchezza globale.

Le donne si trovano nella situazione peggiore: una su dieci nel mondo vive in condizioni di estrema povertà (meno di 2,15 dollari al giorno), sono 24,3 milioni in più rispetto agli uomini nelle stesse condizioni. Ogni giorno, le donne contribuiscono con circa 12,5 miliardi di ore di lavoro di cura non retribuito, aggiungendo almeno 10,8 trilioni di dollari di valore all’economia globale: un contributo tre volte superiore al valore finanziario dell’industria tecnologica globale, evidenzia l’analisi.

Il divario tra il mondo ricco e quello meno possidente è davvero ampio: se nel 1820 il reddito del 10% più abbiente della Terra era 18 volte superiore a quello del 50% più povero, nel 2020 lo è 38 volte di più.

Eppure, rivela la ricerca di Oxfam e Development Finance International ‘The Commitment to Reducing Inequality Index 2024’, dal 2022 quattro Paesi su cinque hanno tagliato la quota dei propri bilanci destinata all’istruzione, alla sanità e/o alla protezione sociale; quattro su cinque hanno tagliato la tassazione progressiva; nove su dieci sono regrediti per quanto riguarda i diritti dei lavoratori e i salari minimi.

Va anche sottolineato che gli Stati più svantaggiati si trovano in condizioni critiche: sono sull’orlo della bancarotta e paralizzati dal debito. In media, i Paesi a basso e medio reddito spendono il 48% dei loro bilanci per il rimborso del debito, spesso a ricchi creditori privati con sede a New York e Londra: una percentuale che supera di parecchio la loro spesa per l’istruzione e la sanità messe insieme.

L’epoca del colonialismo miliardario

Se la povertà è colpa delle crisi economiche, del clima che cambia e dei conflitti, la situazione a livello globale è stata ampliata dal colonialismo, che ha avvantaggiato le persone più ricche e che, lungi dall’essere un fenomeno passato, proietta la sua ombra lunga sul presente dove ha assunto nuove forme. Il mondo di oggi, sottolinea il report, rimane coloniale sotto molti punti di vista. Anzi, la nostra è l’epoca del colonialismo miliardario.

Chi ne ha fatto e ne fa maggiormente le spese, in senso letterale, sono le persone più povere e razzializzate, le donne e i gruppi emarginati, che pagano dei costi umani e monetari enormi.
Il risultato è un sistema di potere che continua a prendere ricchezza dal Sud del mondo a favore dell’1% dei super-ricchi del Nord. Oxfam fornisce anche una cifra, alquanto impressionante: questo trasferimento di ricchezza nel 2023 ha viaggiato ad un ritmo di 30 milioni di dollari l’ora, ovvero i 263 miliardi di dollari pagati dal Sud all’1% più ricco del Nord attraverso il sistema finanziario.

“La natura immeritata di gran parte dell’estrema ricchezza degli ultra-ricchi è probabilmente il risultato del colonialismo e dei suoi impatti”, afferma il report. Un sistema che oggi si è trasformato in neocolonialismo, termine usato per indicare i metodi più informali in cui soprattutto i Paesi ricchi del Nord del mondo continuano a esercitare potere e controllo sul Sud, perpetuando le pratiche e le idee che erano alla base della vecchia dominazione.

In sostanza, l’economia globale è ancora chiaramente strutturata in modi che portano la ricchezza dalla gente comune nel Sud del mondo alle persone più ricche del Nord. Un fenomeno in cui hanno giocato e giocano un ruolo fondamentale anche le idee del razzismo e della supremazia bianca, che hanno dato giustificazione a livelli sistematici di brutalità, sfruttamento e, a volte, sterminio.

Un esempio di come il colonialismo abbia mutato forma sono le multinazionali, che spesso occupano posizioni di monopolio o quasi e che continuano a sfruttare i lavoratori del Sud del mondo, in particolare le lavoratrici, per conto di ricchi azionisti che si trovano principalmente del Nord del pianeta: le catene di approvvigionamento globali e le industrie di trasformazione per l’esportazione rappresentano moderni sistemi coloniali di trasferimento della ricchezza Sud-Nord, che si dispiegano dalla manodopera a basso costo alla continua estrazione di risorse dai Paesi meno sviluppati.

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