Scende il numero di Neet in Italia. L’ultimo report Istat su “Livello di istruzione e Ritorno occupazionale” relativo ai dati del 2023 mostra una decrescita di 2,9 punti percentuali (16,1%) di giovani Neet rispetto al 2022. Inoltre, si attesta su un valore inferiore anche a quello della crisi economica mondiale del 2007 (18.8%).
“I giovani tra i 15 e i 29 anni che non sono più inseriti in un percorso scolastico o formativo e non sono impegnati in un’attività lavorativa (Neither in Employment nor in Education and Training), presentano un concreto rischio di esclusione dal mercato del lavoro, che aumenta al crescere del tempo trascorso in tale condizione – scrive l’Istat -. L’attenzione a questo collettivo di giovani è molto alta a livello europeo e i contorni del fenomeno, le forti criticità e le possibili azioni di intervento sono oggetto di raccomandazione da parte del Consiglio dell’Unione europea”.
Vediamo nel dettaglio la situazione nel nostro Paese.
Meno Neet, ma sopra la media Ue
Nell’Ue, il valore italiano è inferiore soltanto a quello della Romania (19,3%) e decisamente più elevato di quello medio europeo (11,2%), di quello spagnolo e francese (12,3%, entrambi) e di quello tedesco (8,8%). Il gap con l’Europa è massimo per i diplomati (6,5 punti percentuali), scende a 4,7 punti percentuali per i titoli terziari e a 2 punti percentuali per chi ha al più un titolo secondario inferiore; il calo generalizzato dei Neet nel 2023 è stato infatti più marcato proprio per i bassi titoli di studio: l’incidenza è scesa al 14,9% tra i giovani con al più un titolo secondario inferiore, al 18,1% tra chi ha un titolo secondario superiore e al 12,5% per coloro che hanno conseguito un titolo terziario.
L’Istat sostiene che il calo dei Neet deriva da una maggiore partecipazione al sistema di istruzione e, tra coloro non più in istruzione, da un significativo aumento degli occupati: “Se l’incidenza viene calcolata escludendo dal denominatore i giovani ancora in istruzione o formazione, il vantaggio occupazionale di possedere almeno un diploma appare evidente: la quota di chi non lavora tra coloro che non studiano più è al 52,3% tra chi ha al massimo un titolo di studio secondario inferiore e scende al 33,5% tra chi ha un titolo secondario superiore”.
Fino ai 19 anni, il numero di Neet ha un’incidenza inferiore. Sale, invece, al 19% nella classe di età 20-24 e al 22,7% tra i 25-29enni, tra i quali diminuisce la partecipazione al sistema educativo e sale la partecipazione al mercato del lavoro (più marcatamente tra i 25-29enni).
Divario di genere e geografico
I giovani inoccupati tra i 15 e 29 anni sono maggiori al Sud Italia e in quota superiore di sesso femminile. Il gap di genere è pari a 14,4% per gli uomini contro 17,8% per le donne. E nel Mezzogiorno rispetto al resto del Paese si attesta a 24,7% contro 10,8% nel Nord e 12,3% nel Centro. Così come tra gli stranieri rispetto agli italiani (raggiunge il 25,2% contro il 15,1% tra gli italiani).
Le differenze di genere per cittadinanza sono evidenti: la quota di Neet tra le straniere (35,8%) è di quasi 20 punti percentuali più elevata di quella tra le italiane (16,0%), differenza che si riduce ad appena 1,4 punti percentuali tra gli uomini (15,7% e 14,3% le quote di Neet tra gli stranieri e tra gli italiani).
Quasi un giovane disoccupato su due cerca lavoro da almeno un anno
Nel 2023, il 37,5% dei Neet è disoccupato, il 29,5% appartiene alle cosiddette forze di lavoro potenziali (coloro che non hanno cercato attivamente un lavoro ma sarebbero immediatamente disponibili a lavorare oppure che hanno cercato lavoro senza però avere immediata disponibilità) e la restante quota (33,0%) rientra tra gli inattivi che non cercano un impiego e non sono disponibili a lavorare. Questi ultimi, sono soprattutto donne con responsabilità familiari, poco istruite o straniere: la quota di inattive sale, infatti, al 53,5% tra le Neet con al più un titolo secondario inferiore e al 65,5% tra le straniere.
La quota degli inattivi è minima tra i Neet del Mezzogiorno, che nel 72,5% dei casi (59,4% nel Nord e 62,4% nel Centro) si dichiarano interessati al lavoro (rientrando tra i disoccupati o le forze di lavoro potenziali), confermando le minori opportunità lavorative che caratterizzano quest’area del Paese. Non a caso, chi è alla ricerca attiva di lavoro da almeno 12 mesi risiede prevalentemente nelle regioni meridionali, dove rappresentano il 57,8% dei giovani disoccupati (33,7% nel Nord e 35,4% nel Centro). Questo, a livello nazionale, rappresenta il 46,7% dei Neet disoccupati, ed è quello più a rischio di transitare nell’area dell’inattività.