Pause caffè troppo lunghe, a Pieve di Soligo il sindaco toglie le macchinette

“La gente attendeva di sbrigare le pratiche mentre il personale si attardava a chiacchierare davanti alle macchinette del caffè”, ma cosa dice la legge sulle pause al lavoro?
31 Marzo 2025
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Distributori Pausa Caffè Canva
Due lavoratori ai distributori automatici durante la pausa caffè

Che l’Italia abbia un problema con la produttività è cosa nota (siamo ultimi in Europa in questo parametro), così come è noto il nostro amore per il caffè. Se queste due situazioni si incrociano troppo spesso nella Pubblica amministrazione, la poca produttività diventa un danno ai cittadini.

Per questo motivo il sindaco di Pieve di Soligo (Treviso), Stefano Soldan, ha deciso di rimuovere i distributori automatici di caffè e bevande dal municipio e dalla biblioteca comunale. 

La gente attendeva di sbrigare le pratiche mentre il personale si attardava a chiacchierare davanti alle macchinette del caffè”, ha spiegato il primo cittadini dopo aver ricevuto tante segnalazioni dai cittadini. La sua decisione fa discutere, ma non è stata la prima soluzione scelta: il sindaco e i dirigenti hanno prima richiamato gli impiegati in questione, ma non è bastato.

Addio distributori, cosa è successo a Pieve di Soligo

Come spesso capita, pagano tutti anche se per colpa di pochi. “Ci tengo quindi a precisare – spiega il sindaco Soldan – che non si tratta di un attacco contro il personale, ma di un gesto per risolvere il problema siccome le singole persone coinvolte non sono state in grado di modificare le loro abitudini”. Insomma, quella di rimuovere i distributori è “Una scelta che purtroppo va a ricadere su tutti i dipendenti comunali anche se riguarda poche persone”.

Oltre al ritardo nell’esecuzione delle pratiche, il gruppetto infastidiva cittadini e colleghi con il chiacchiericcio prolungato davanti alle macchinette del caffè.

Qualcuno ha criticato Soldan ritenendo ingiusta la sua decisione. I sindacati sono intervenuti per far avvicinare le parti, ma sulla scelta adottata dalla giunta, spiega il primo cittadino, “non si torna indietro”. A chi gli chiede regole più chiare, il sindaco di Pieve di Soligo risponde: “Credo che siano necessari solo un po’ di buon senso ed educazione nei confronti della comunità e dei propri colleghi”. Ma un sindaco, e più in generale un datore di lavoro o un dirigente, può togliere le macchinette utilizzate dai dipendenti per la pausa caffè?

Timbrare prima di andare al bar

Soldan sostiene che la sua misura sia del tutto lecita: “Non va a toccare i diritti sindacali”, dice dopo aver parlato con i sindacati. I dipendenti del comune di Pieve di Soligo potranno continuare a godere della loro legittima pausa caffè, ma fuori dagli uffici comunali. Dovranno timbrare il cartellino quando escono e quando tornano in ufficio, in modo che la pausa non duri un tempo indefinito.

Quanto può durare la pausa caffè per legge?

La disciplina delle pause lavorative in Italia si basa principalmente sul decreto legislativo n. 66/2003, che ha recepito le direttive europee 93/104/CE e 2000/34/CE relative all’organizzazione dell’orario di lavoro. Questa normativa definisce i requisiti minimi che devono essere garantiti a tutti i lavoratori, che possono essere integrati e migliorati (ma non ridotti) dai Ccnl.

Il principio fondamentale stabilito dal decreto è che ogni lavoratore ha diritto a un minimo di 11 ore di riposo consecutivo ogni 24 ore, come previsto dall’articolo 7 del D.L. 8 aprile 2003 n. 66. Questo riposo giornaliero deve essere fruito in modo consecutivo, salvo per le attività caratterizzate da periodi di lavoro frazionati durante la giornata.

Pause caffè e pausa pranzo

La normativa prevede che qualsiasi lavoratore che svolga un’attività per più di sei ore consecutive ha diritto a beneficiare di una pausa. Solitamente le pause brevi vengono riconosciute ogni 4 ore di lavoro e possono essere anche frazionata in pause più brevi (ad esempio, due pause da 5 minuti). È importante sottolineare che la durata di 10 minuti rappresenta un limite minimo inderogabile: i datori di lavoro possono eventualmente accordare pause più lunghe o più frequenti, ma non possono in alcun modo ridurre questo diritto. Spesso i Ccnl prevedono pause più lunghe soprattutto per il pranzo.

Chiaramente 10 minuti non sono sufficienti per pranzare né per recuperare le energie. Di solito le pause pranzo non durano mai meno di trenta minuti, più solitamente le aziende riconoscono una pausa pranzo compresa tra un’ora e un’ora e mezza. Per legge, le pause non possono mai superare le due ore consecutive. In nessun caso le aziende (neanche le Pa) sono obbligate ad avere in sede le macchinette per il ristoro.

Le norme per specifiche categorie

La legge italiana prevede eccezioni in base alle diverse categorie per tutelare la salute psicologica e fisica dei lavoratori.

Le pause per chi lavora con il pc

Una categoria particolare, ma molto diffusa, è quella dei videoterminalisti, ovvero coloro che utilizzano il computer per la maggior parte del loro tempo lavorativo. Questi lavoratori hanno diritto a pause specifiche indipendentemente dal totale delle ore lavorate nella giornata. La normativa prevede una pausa di 15 minuti ogni 2 ore di lavoro al videoterminale. Queste pause sono pensate per prevenire problemi di affaticamento visivo e posturale.

Le pause per autisti e simili

Gli autisti e il personale che svolge mansioni di guida sono soggetti a normative specifiche. Questi lavoratori devono effettuare pause di 45 minuti ogni 4 ore e mezza di guida. Queste disposizioni speciali sono legate alla sicurezza stradale e al necessario recupero dell’attenzione durante l’attività di guida.

La regolamentazione nei Ccnl

I Contratti collettivi nazionali del lavoro giocano un ruolo fondamentale nella definizione delle modalità concrete di applicazione delle pause lavorative. I Ccnl possono stabilire:

  • Regole più favorevoli rispetto ai minimi di legge;
  • Durata e frequenza specifiche delle pause;
  • Condizioni particolari per settori o categorie specifiche di lavoratori.

In ogni caso possono solo migliorare le condizioni di legge nei confronti del lavoratore. In assenza di indicazioni specifiche nei contratti collettivi, si applicano i minimi stabiliti dalla normativa nazionale.

Le pause sono retribuite?

Un aspetto cruciale riguarda la retribuzione delle pause durante l’orario di lavoro. In generale:

  • Le pause brevi (10-15 minuti) sono considerate tempo di lavoro effettivo e devono essere retribuite;
  • Le pause più lunghe (come la pausa pranzo) non sono considerate tempo di lavoro e quindi non vengono retribuite, a meno che non sia previsto diversamente nei contratti collettivi o negli accordi aziendali.

Senza pause, la produttività cala

Il caso di Pieve di Soligo fa riflettere sul rapporto pause-produttività. Come dimostra la legge di Yerkes-Dodson, senza pause da lavoro, la produttività tende a diminuire perché il cervello e il fisico lavorano in maniera sempre meno efficiente. D’altra parte, quando le pause diventano troppe e/o troppo lunghe finiscono per danneggiare la produttività. Insomma, le pause di lavoro sono sacrosante, ma come sottolineato dal sindaco Soldan sono utili per tutti quando vengono fatte con “buon senso”.

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