I lavoratori della Spagna sono scesi nelle piazze, giovedì scorso, e in migliaia hanno affollato le strade per chiedere un cambiamento nell’orario di lavoro. I sindacati Ugt (l’Unione generale dei lavoratori) e Ccoo (le Commissioni operaie) hanno organizzato una serie di proteste in tutto il Paese. Vogliono un accordo tra il governo e il settore imprenditoriale sulla riduzione dell’orario settimanale.
Tra le proposte c’è anche l’ipotesi della “settimana corta”. Il tutto mentre l’Unione europea gli chiede di adeguarsi alla direttiva sulla conciliazione tra vita professionale e privata.
🔴 Esta mañana nos hemos concentrado ante las sedes de la patronal en toda España para explicar al conjunto de la…
Pubblicato da FSC-CCOO su Giovedì 26 settembre 2024
“Meno ore, stessa retribuzione”
A Madrid, più di 1.000 delegati si sono riuniti davanti alla sede della Ceoe, la Confederazione Spagnola delle Organizzazioni Imprenditoriali (la “Confindustria spagnola”), dove i segretari generali Unai Sordo e Pepe Álvarez hanno sottolineato l’urgenza di questa modifica. “L’economia e le aziende spagnole possono tranquillamente accettare una riduzione generale dell’orario di lavoro – ha dichiarato Sordo – Con i mezzi tecnologici a nostra disposizione si può aumentare la produzione, mantenendo la stessa retribuzione e riducendo le ore settimanali”.
“La destra parla molto di libertà, ma libertà non significa consumare senza restrizioni o inquinare senza misura – scrivono in una nota congiunta -. La libertà è avere il nostro tempo”.
In risposta a queste manifestazioni, la Ceoe ha convocato una riunione per analizzare la situazione, ribadendo il proprio rifiuto alla proposta del Ministero del Lavoro di ridurre l’orario settimanale da 40 a 37,5 ore. Fonti della Ceoe, secondo quanto riporta il quotidiano spagnolo El Pais, affermano che le recenti proteste non hanno influenzato la loro posizione.
Antonio Garamendi, presidente dell’associazione imprenditoriale, ha dichiarato: “Convochiamo la Commissione di Lavoro della Ceoe sempre che ci sia qualcosa di cui discutere”, sostenendo che tali incontri si svolgono regolarmente e non sono dovuti o provocati dalle manifestazioni in corso a Madrid.
Le posizioni delle parti
Il governo spagnolo, guidato dal primo ministro Pedro Sanchez, sta cercando di convincere le aziende a sostenere la proposta di riduzione dell’orario di lavoro. La ministra del Lavoro, Yolanda Díaz, ha affermato che “la riduzione delle ore di lavoro aumenterà la produttività”, un aspetto critico in cui la Spagna è tradizionalmente in ritardo rispetto ai suoi vicini europei.
Secondo Eurostat, nel 2023 la settimana lavorativa media in Spagna è stata di 36,4 ore, leggermente superiore alla media dell’Unione europea, che è di 36,1 ore. Tuttavia, molti imprenditori vedono la proposta come una minaccia. Ceoe e Cepyme, l’associazione delle piccole e medie imprese, sostengono che ridurre l’orario di lavoro potrebbe avere un impatto negativo sulla produttività, specialmente per quest’ultima categoria commerciale. Nonostante il governo abbia proposto incentivi alle piccole aziende per compensare la riduzione dell’orario di lavoro, molti datori di lavoro rimangono scettici.
Il contesto europeo e le direttive sulla conciliazione vita-lavoro
In un contesto più ampio, l’ex presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, ha recentemente dichiarato che l’Unione europea deve colmare il divario di produttività tra i suoi Stati membri per rimanere competitiva rispetto a potenze economiche come Stati Uniti e Cina.
Le discussioni sulla riduzione dell’orario di lavoro si inseriscono in questo contesto, evidenziando la necessità di riforme significative.
Inoltre, la Commissione Europea ha avviato una procedura di infrazione contro la Spagna per il mancato recepimento di una direttiva sulla conciliazione tra vita lavorativa e vita privata, che prevede una retribuzione adeguata per le ultime due settimane di congedo parentale. La Spagna aveva tempo fino al 2 agosto 2024 per conformarsi a questa direttiva.
Nuove proposte politiche
Alberto Núñez Feijóo, leader del Partito Popolare, ha recentemente proposto alternative alla riduzione dell’orario di lavoro, come la possibilità di lavorare solo quattro giorni a settimana, con orari compresi tra 9 e 9,5 ore. In un’intervista al quotidiano spagnolo, Feijóo ha affermato: “L’obiettivo è raggiungere una Spagna in cui, lavorando quattro giorni a settimana, possiamo mantenere la stessa produttività di altri Paesi”.
Tuttavia, questa proposta ha trovato resistenza, in particolare dal governo della Comunità di Madrid, guidato da Isabel Díaz Ayuso. Il consigliere Miguel Ángel García Martín ha commentato con fermezza: “Noi, in questo momento, siamo totalmente contro la riduzione dell’orario di lavoro”, sottolineando l’importanza di migliorare la competitività.
Le recenti proteste in Spagna e le tensioni tra sindacati e datori di lavoro evidenziano un momento cruciale nel dibattito sull’orario di lavoro. Con un incontro tra le parti previsto per l’11 ottobre, il futuro delle negoziazioni rimane incerto. L’esito di queste discussioni avrà importanti ripercussioni non solo per i lavoratori spagnoli, ma anche per la competitività economica del paese in un contesto europeo sempre più sfidante.