Si può scrivere di diritto senza essere incomprensibili? Secondo il legal design non solo si può, ma si deve. Che si parli di fornitura elettrica, prodotti acquistati online o mutui con la banca, spesso queste parti sono incomprensibili per gli utenti comuni che finiscono per ignorarle sperando che vada tutto bene. Qualcosa, però, sta per cambiare grazie al legal design, una tecnica di comunicazione legale che punta a offrire prodotti che siano inattaccabili giuridicamente e allo stesso tempo comprensibili a tutti.
Perché serve il legal design
I contratti e i documenti legali hanno sempre nascosto un meccanismo di esclusione non dichiarato.
Il “legalese” – quel gergo tecnico incomprensibile ai non addetti ai lavori – è un linguaggio non inclusivo che crea quotidianamente barriere invisibili per chi non possiede gli strumenti culturali per decodificarlo. Una forma di disuguaglianza sociale tanto radicata quanto sottovalutata.
Chi non comprende ciò che firma si trova automaticamente in posizione di svantaggio, costretto ad accettare condizioni che non può realmente valutare. Un’asimmetria informativa che colpisce particolarmente le fasce più vulnerabili della popolazione: anziani, persone con bassa scolarizzazione, immigrati con padronanza limitata della lingua.
La sostenibilità sociale non può prescindere dall’abbattimento di queste barriere linguistiche.
I documenti legali tradizionali nascondono un meccanismo di esclusione raramente problematizzato. Il linguaggio tecnico-giuridico, con la sua sintassi tortuosa e il suo lessico specialistico, crea barriere invisibili che marginalizzano intere fasce di popolazione. Questa esclusione colpisce in modo sproporzionato le categorie già vulnerabili: anziani con limitate competenze digitali, persone con bassa scolarizzazione, immigrati che padroneggiano la lingua a livello basico, soggetti con disturbi dell’apprendimento. Una discriminazione linguistica che amplifica disparità socioeconomiche preesistenti.
L’impenetrabilità del linguaggio legale tradizionale non è un fatto accidentale ma una caratteristica strutturale che genera conseguenze tangibili: rinuncia a diritti per incapacità di comprenderli, sottoscrizione inconsapevole di clausole sfavorevoli, impossibilità di contestare efficacemente decisioni avverse.
Che cosa è
In questo contesto si inserisce il legal design, disciplina che Margaret Hagan, fondatrice del Legal Design Lab della Stanford Law School, definisce come “un approccio innovativo che si propone di comprendere dove il sistema giuridico fallisce e di creare le condizioni per provvedervi”.
Non si tratta semplicemente di sostituire termini complessi con equivalenti più semplici, ma di ripensare completamente la comunicazione legale mettendo al centro il destinatario anziché il redattore. Il legal design irrompe nel mondo dei contratti bancari e trasforma radicalmente il rapporto tra istituti finanziari e clienti, rivelando una dimensione inaspettata della sostenibilità sociale.
Nato dal Legal Design Lab della Stanford Law School, questo approccio metodologico si basa su principi ben definiti:
- Human-centered approach: il destinatario del messaggio, non più il redattore, diventa il fulcro attorno a cui costruire l’intero processo comunicativo. I bisogni, le capacità cognitive e il contesto dell’utente finale guidano ogni scelta, dalla struttura del documento fino alla selezione dei termini;
- Visual thinking: l’integrazione sistematica di elementi grafici – diagrammi, icone, mappe concettuali, codici cromatici – trasforma documenti tradizionalmente monotoni in esperienze informative multimodali. La comprensione passa anche attraverso canali non verbali che amplificano e chiariscono il messaggio testuale;
- Layering informativo: la stratificazione dei contenuti permette di presentare le informazioni secondo livelli progressivi di complessità. L’utente può così accedere immediatamente alle informazioni essenziali, per poi approfondire solo gli aspetti di specifico interesse;
- Testing con utenti reali: i documenti vengono sistematicamente testati con campioni rappresentativi dei destinatari finali, in un processo iterativo di miglioramento continuo basato su feedback concreti e non su astratte supposizioni.
Le implicazioni del legal design si spingono ben oltre il miglioramento funzionale.
Dalla teoria alla pratica
L’implementazione del legal design in Findomestic rappresenta un caso paradigmatico di questa trasformazione. Sotto la guida della general counsel Marina Montotti, la direzione legale dell’istituto si è trasformata in un laboratorio di innovazione comunicativa.
“È cosa nota che le scuole di diritto non insegnano certo a rendere efficace il messaggio sin dalla predisposizione del testo. Ma il legal design punta proprio a questo: eliminare le barriere del legalese”, spiega Montotti sulla rivista Mag. L’approccio adottato riconosce che “l’attenzione è una risorsa scarsa che va utilizzata al meglio” e che la comunicazione deve essere ripensata considerando i meccanismi cognitivi degli utenti.
Il team legale ha lavorato sulla comprensione delle tecniche di lettura selettiva esplorativa e sui meccanismi dell’attenzione umana. “Non si tratta solo di linguaggio. Anche l’impatto visivo del documento stesso e il modo in cui è disegnato hanno un impatto sulla sua utilizzabilità”, sottolinea l’avvocata. I risultati sono tangibili: circa 100 contratti standard ridisegnati in dodici mesi, di cui il 70% già in produzione. La nuova carta Findomestic, primo formato contrattuale riprogettato, ha portato all’emissione di oltre 75mila carte, con un successo attribuibile anche alla maggiore accessibilità del documento.
I vantaggi della chiarezza
La democratizzazione del linguaggio legale rappresenta una dimensione fondamentale della sostenibilità sociale ancora poco esplorata nel dibattito Esg. Rendere comprensibili i documenti legali significa redistribuire potere informativo, consentendo decisioni consapevoli anche a chi non possiede competenze tecniche specialistiche.
Questa forma di inclusione non si limita a ridurre disparità comunicative, ma genera benefici sistemici. La comprensione migliora il rapporto di fiducia tra istituzioni e cittadini, riduce il contenzioso derivante da malintesi, e abbatte costi sociali legati alla non-comprensione di diritti e doveri.
L’approccio pluridisciplinare è fondamentale: a Findomestic, il successo dell’iniziativa è stato possibile grazie alla collaborazione trasversale tra team legali, marketing e consulenti di visual design. Un modello che supera le tradizionali compartimentazioni professionali per costruire una comunicazione realmente inclusiva.
Il linguaggio chiaro è una strategia win-win
“Tutto questo viene fatto in un’ottica di trasparenza nei confronti del cliente, ma porta anche a vantaggi concreti per l’azienda”, evidenzia Montotti. Il passaggio a una comunicazione inclusiva rappresenta contemporaneamente un atto di responsabilità sociale e una strategia competitiva intelligente. La direzione legale, tradizionalmente percepita come entità burocratica distante, si trasforma in partner strategico del management, contribuendo attivamente agli obiettivi aziendali. Una metamorfosi che dimostra come la sostenibilità sociale possa allinearsi perfettamente con gli interessi economici dell’impresa.
In un mercato sempre più sensibile alle tematiche Esg, l’adozione di pratiche comunicative inclusive diventa un elemento distintivo che rafforza la reputazione aziendale e consolida la relazione con stakeholder sempre più esigenti.
Come ricorda Montotti, “la modernizzazione della direzione legale è un processo in continua evoluzione”. Lo stesso vale per la sostenibilità sociale: un percorso di miglioramento continuo che passa anche dalla capacità di abbattere le barriere invisibili del linguaggio, trasformando parole complesse in ponti di comprensione accessibili a tutti.
Quando la comunicazione diventa un ostacolo
“È cosa nota che le scuole di diritto non insegnano certo a rendere efficace il messaggio sin dalla predisposizione del testo. Ma il legal design punta proprio a questo: eliminare le barriere del legalese”, spiega Montotti. Il lavoro condotto nel giro di dodici mesi ha prodotto risultati tangibili: circa 100 contratti standard ridisegnati, di cui il 70% già operativi. La nuova carta Findomestic, primo formato contrattuale riprogettato, ha portato all’emissione di oltre 75mila carte, successo attribuibile anche alla maggiore accessibilità del documento.
L’approccio va oltre la semplice scelta lessicale e abbraccia anche l’aspetto visivo. “Non si tratta solo di linguaggio. Anche l’impatto visivo del documento stesso e il modo in cui è disegnato hanno un impatto sulla sua utilizzabilità”, sottolinea l’avvocata. L’introduzione di elementi grafici come immagini, icone e diagrammi di flusso trasforma documenti tradizionalmente respingenti in strumenti di comunicazione efficaci.
La comunicazione nasconde nel suo etimo una seducente ambivalenza. Da un lato, deriva dal latino “communicare”, condividere, rendere comune, abbattere le distanze tra emittente e ricevente in un fluido scambio di significati. Dall’altro, richiama il “cum munus”, il dovere condiviso, che può cristallizzarsi in una barriera ritualizzata: così come le mura (moenia) delimitavano la città proteggendola ma isolandola, anche il linguaggio specialistico erige fortificazioni lessicali che uniscono chi sta dentro escludendo chi resta fuori. Il “legalese” incarna perfettamente questa contraddizione: nato per precisare e definire, finisce per trasformarsi in codice esclusivo, trasformando la comunicazione nel suo opposto – un muro invisibile che separa anziché congiungere, delimita anziché condividere, esclude anziché accogliere.
L’importanza della condivisione
La forza del legal design risiede nel suo carattere intrinsecamente multidisciplinare. A Findomestic, il successo dell’iniziativa è stato possibile grazie alla collaborazione trasversale tra team legali, marketing e consulenti di visual design.
I documenti non vengono più calati dall’alto ma co-creati con la partecipazione degli utenti finali, sia nella fase di modifica che in quella di presentazione. Un approccio partecipativo che ribalta la tradizionale verticalità della comunicazione legale.
I vantaggi del legal design per le aziende
“Tutto questo viene fatto in un’ottica di trasparenza nei confronti del cliente, ma porta anche a vantaggi concreti per l’azienda”, evidenzia Montotti: in un mercato sempre più attento all’esperienza cliente, la capacità di comunicare in modo trasparente diventa un elemento distintivo. La direzione legale, tradizionalmente percepita come entità burocratica distante, si trasforma in partner strategico del management, contribuendo attivamente agli obiettivi aziendali. Una metamorfosi che dimostra come la sostenibilità sociale possa allinearsi perfettamente con gli interessi economici dell’impresa. Che sia uno spunto anche per la sostenibilità ambientale?