Lavorare in Italia, oggi, è un’esperienza di contrasti, e il Global Talent Barometer 2024 di ManpowerGroup lo dimostra chiaramente. Il 63% dei lavoratori italiani descrive il proprio impiego in termini positivi, un dato incoraggiante ma inferiore alla media globale del 67%. Tuttavia, questo ottimismo si infrange contro un problema dilagante: il 53% dei lavoratori italiani dichiara di sentirsi stressato quotidianamente. Lo stress rappresenta una costante che mina la qualità del lavoro e ostacola la retention: ben il 36% degli intervistati prevede di cambiare impiego nei prossimi sei mesi.
Perché i livelli di stress sono così alti? Nonostante il 75% dei lavoratori italiani trovi un senso e uno scopo nel proprio lavoro e il 68% si senta allineato con i valori aziendali, solo il 61% percepisce un adeguato supporto per bilanciare vita privata e professionale. Questo squilibrio emerge anche a livello globale. Paesi come i Paesi Bassi, leader nel benessere con un indice del 73%, o il Messico (71%) dimostrano che il contesto lavorativo influisce profondamente. Al contrario, il Giappone registra livelli di benessere allarmanti (42%), tra i più bassi del mondo, con lavoratori spesso disconnessi dai valori aziendali e sottoposti a elevati livelli di stress.
Soddisfazione lavorativa
Nonostante il moderato benessere, l’Italia fatica a garantire un’adeguata soddisfazione lavorativa. Solo il 58% degli intervistati si dichiara soddisfatto del proprio lavoro, una percentuale inferiore alla media globale del 63%. Questo divario trova eco nelle intenzioni di cambiamento: il 36% degli italiani sta considerando di lasciare il proprio posto entro sei mesi, un dato in linea con il 35% globale ma che denota fragilità nel sistema lavorativo italiano.
La percezione di sicurezza rappresenta un altro aspetto chiave della soddisfazione lavorativa. Globalmente, il 60% dei lavoratori si sente sicuro nel proprio ruolo attuale, ma in Italia questa cifra scende al 57%, con significative differenze regionali: il 30% dei lavoratori nel Sud e Isole teme di perdere il proprio lavoro, rispetto al 22% del Nordest. Nei Paesi scandinavi, al contrario, il senso di sicurezza è tra i più alti, riflettendo un modello di gestione aziendale stabile ma meno orientato alla crescita interna.
Fiducia
La fiducia è uno degli indicatori più elevati nel panorama globale, con una media del 74%. In Italia, il dato si attesta al 70%, grazie a un’ampia fiducia nelle competenze personali: l’85% dei lavoratori ritiene di avere le capacità necessarie per svolgere il proprio ruolo e il 74% considera adeguata la tecnologia a sua disposizione. Ma se le competenze ci sono, perché tanti lavoratori vogliono cambiare?
Il problema sembra risiedere nella mancanza di opportunità. Solo il 53% dei lavoratori italiani percepisce concrete possibilità di avanzamento nella propria azienda, un dato che evidenzia un divario tra potenzialità e valorizzazione. A livello globale, il Messico si distingue con un 64% di lavoratori che intravede opportunità di carriera, mentre il Giappone si attesta al 36%, mostrando profonde lacune nel supporto allo sviluppo professionale.
Questa dissonanza è evidente anche in Italia, dove le differenze territoriali pesano. Al Centro Italia, il 61% dei lavoratori si sente supportato per la crescita, mentre nel Nordest solo il 46% condivide questa percezione. Le aziende sembrano rispondere meglio alle esigenze dei Millennials, che mostrano ottimismo, mentre la generazione Z resta più scettica e incline al cambiamento.
Generazioni e settori
Le differenze tra generazioni delineano un quadro complesso. Globalmente, la generazione Z è la più stressata (49%) e propensa a cambiare lavoro (47%). Questo trend è amplificato in Italia, dove il 57% dei giovani tra 18 e 27 anni vive elevati livelli di stress e quasi la metà (49%) sta pianificando di cambiare impiego. Al contrario, i Millennials percepiscono maggiori possibilità di avanzamento e riferiscono una visione più positiva, riflessa in un approccio meno ansioso al cambiamento.
Anche i settori industriali influenzano profondamente il benessere. In Italia, il comparto trasporti e logistica registra i livelli di stress più bassi (38%), mentre i settori sanità e scienze della vita, pur offrendo un alto senso di scopo, sono tra i più stressanti (59%). A livello globale, i lavoratori del settore tecnologico in Paesi come i Paesi Bassi e il Messico si distinguono per alti livelli di soddisfazione, grazie a un maggiore accesso a formazione e opportunità di carriera. In Italia, invece, i comparti finanziari e immobiliari mostrano una preoccupazione diffusa per la sicurezza lavorativa, riflettendo le pressioni economiche che caratterizzano il paese.
Modalità di lavoro: remoto, ibrido o in sede?
La pandemia ha trasformato il modo di lavorare e il report evidenzia come le modalità di lavoro influenzino il benessere e la soddisfazione. I lavoratori in modalità remota o ibrida mostrano livelli di benessere più alti rispetto a chi opera prevalentemente in sede. In Italia, chi lavora sempre da remoto segnala un miglior equilibrio tra vita privata e lavoro, ma anche un senso di disconnessione che potrebbe spiegare perché il 28% preveda di cambiare lavoro a breve termine.
Questo trend globale, che vede il 41% dei lavoratori da remoto pianificare un cambio di impiego, suggerisce che il benessere non basta: il coinvolgimento aziendale è fondamentale per trattenere i talenti, indipendentemente dalla modalità di lavoro.
L’Italia nel contesto globale: dove migliorare?
Nel confronto internazionale, l’Italia mostra luci e ombre. Mentre i lavoratori italiani hanno fiducia nelle proprie competenze, l’accesso limitato a opportunità di crescita e la diffusione dello stress rappresentano barriere significative. I Paesi Bassi e la Norvegia dimostrano che politiche di welfare avanzate possono migliorare il benessere lavorativo, mentre contesti come il Messico sottolineano l’importanza di un allineamento forte con i valori aziendali.
Per affrontare queste sfide, l’Italia deve puntare su formazione, mentoring e flessibilità, costruendo ambienti di lavoro che valorizzino il talento e rispondano alle esigenze di una forza lavoro in evoluzione.