A Biella, un uomo di 57 anni ha lavato il proprio cagnolino all’autolavaggio utilizzando i detergenti e la lancia a pressione destinate alle macchine. L’uomo è stato individuato e denunciato per maltrattamento di animali, come prevede la legge Brambilla entrata in vigore lo scorso 1°luglio.
È bastato un mese e mezzo per vedere una delle applicazioni più inverosimili della nuova fattispecie di reato, come dimostrano le immagini riprese dalle telecamere di sicurezza dell’impianto lo scorso 14 agosto. I gestori dell’autolavaggio sono rimasti increduli, mentre l’uomo ha provato a difendersi davanti alle autorità.
Cane lavato all’autolavaggio: la giustificazione dell’imputato
Il video mostra il 57enne che lega il proprio cane di piccola taglia alla sbarra distanziatrice dell’autolavaggio self-service, lo insapona con i detergenti chimici destinati alle carrozzerie e poi lo sciacqua con una lancia ad alta pressione.
Una scena inverosimile, che è stata ripresa da un passante che ha poi il video alle autorità. Le telecamere di sorveglianza hanno fornito elementi probatori decisive per l’identificazione del responsabile. Dopo averlo identificato, i carabinieri forestali del Nipaaf di Biella, insieme al personale del nucleo operativo, hanno convocato l’uomo negli uffici del reparto.
Interrogato dalle forze dell’ordine, il 57enne ha dichiarato di aver agito “per inconsapevolezza” e non con l’intenzione di danneggiare l’animale. Una giustificazione che non ha evitato la denuncia per maltrattamento e abbandono di animali, un reato che, dallo scorso luglio, comporta sanzioni molto severe.
Il cane, dotato di regolare microchip, è stato sottoposto a controllo sanitario veterinario ed è risultato fortunatamente in buone condizioni di salute. Tuttavia, l’episodio solleva interrogativi sui potenziali danni psicologici e fisici che l’animale potrebbe aver subìto a causa della pressione dell’acqua e dei prodotti chimici inadatti a un essere vivente.
Il getto ad alta pressione utilizzato nei lavaggi auto può raggiungere pressioni superiori ai 100 bar, potenzialmente dannose per la pelle e gli occhi di un animale. I detergenti chimici per carrozzerie contengono sostanze aggressive che possono causare irritazioni cutanee e problemi respiratori.
La nuova legge Brambilla
Il caso di Biella rappresenta uno dei primi test applicativi della legge n. 82 del 6 giugno 2025, nota come legge Brambilla, dal cognome della deputata che ha promosso questa norma.
La nuova legge ha introdotto un inasprimento significativo delle pene per i reati contro gli animali, trasformando quello che prima era considerato un illecito minore in un reato serio.
Per il maltrattamento di animali, le pene sono passate dai precedenti 3-18 mesi di reclusione oppure multa, a 6 mesi-2 anni di carcere e multa da 5.000 a 30.000 euro in forma congiunta. Il cambiamento è sostanziale: la sanzione pecuniaria non è più alternativa alla detenzione, ma si cumula obbligatoriamente.
Un cambio di paradigma giuridico
La riforma introduce una rivoluzione concettuale nel diritto italiano. Gli animali non vengono più considerati oggetti di proprietà da tutelare per “il sentimento dell’uomo”, ma diventano soggetti giuridici portatori di diritti riconosciuti direttamente dalla legge. Il Codice penale modifica il titolo del IX bis da “Delitti contro il sentimento dell’uomo verso gli animali” a “Delitti contro gli animali”.
Michela Vittoria Brambilla, promotrice della legge, ha definito il provvedimento “una riforma storica che l’Italia attendeva da oltre vent’anni”. Per questi motivi, la magistratura può ora agire d’ufficio senza bisogno di denuncia da parte del proprietario, e qualsiasi cittadino o associazione può segnalare un maltrattamento.
La legge Brambilla introduce anche aggravanti specifiche che fanno salire la pena fino a un terzo quando il reato è commesso alla presenza di minori o viene diffuso in rete. Quest’ultimo aspetto punta a contrastare la spettacolarizzazione della violenza sui social network, dove video di maltrattamenti vengono spesso pubblicati per ottenere visibilità.
Tra le novità più simboliche figura il divieto assoluto di tenere cani alla catena, considerato “strumento incompatibile con la natura etologica dell’animale”. La violazione comporta multe fino a 5.000 euro e il sequestro immediato dell’animale.
Quanti crimini contro gli animali in Italia?
Il Rapporto Zoomafia Lav 2025, presentato lo scorso luglio, fotografa la dimensione del fenomeno criminale contro gli animali in Italia. Nel 2024 sono stati aperti circa 22 fascicoli al giorno per reati a danno di animali, con un tasso nazionale di 13,85 procedimenti e 8,36 indagati ogni 100.000 abitanti.
I dati mostrano una diminuzione del 5,60% dei procedimenti rispetto al 2023, ma un aumento del 3,75% del numero degli indagati. Secondo il criminologo Ciro Troiano, responsabile dell’Osservatorio Zoomafia Lav, “la flessione non corrisponde a una effettiva diminuzione dei crimini, ma indica una riduzione delle denunce, mentre l’aumento degli indagati mostra una maggiore diffusione delle forme di maltrattamento organizzato”.
Il reato più contestato è l’uccisione di animali con 2.319 procedimenti (33,58% del totale), seguito dal maltrattamento con il 33,41% dei casi registrati e 1.506 indagati, in aumento dell’11,13% rispetto al 2023.