Italiani campioni di longevità, ma non di movimento

Il rapporto Ocse evidenzia un’Italia divisa: aspettativa di vita tra le più alte d’Europa, ma un’attività fisica tra le più basse. Quali rischi per il futuro?
18 Novembre 2024
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Uomo Pigro Sport

Gli italiani si confermano un popolo di contraddizioni: tra i più longevi d’Europa, ma anche tra i meno attivi fisicamente. È questa la fotografia scattata dal rapporto ‘Health at a Glance: Europe 2024’, che mette in luce dati sorprendenti e, per certi versi, preoccupanti sulla salute della popolazione italiana. Dopo l’impatto devastante della pandemia di Covid-19, l’aspettativa di vita nel nostro Paese ha mostrato una significativa ripresa, tornando ai livelli pre-pandemia e segnando un incoraggiante traguardo: nel 2023, un neonato italiano poteva aspettarsi di vivere in media 83,8 anni, un dato secondo solo a quello della Spagna nell’Unione Europea e ben 2,5 anni superiore alla media comunitaria.

Tuttavia, a fronte di una lunga vita, l’Italia presenta un serio deficit in termini di attività fisica, un fattore chiave per garantire che gli anni guadagnati siano anche anni di qualità.

Un popolo longevo ma pigro

Nel 2020, il Covid-19 aveva segnato un pesante arretramento per l’aspettativa di vita in Italia, con un calo superiore alla media europea, pari a 1,3 anni. Tuttavia, i dati del 2023 indicano un pieno recupero e un leggero superamento dei livelli pre-pandemia. Questo trend positivo si riflette nella capacità del sistema sanitario e della popolazione di adattarsi e riprendersi da una delle più gravi crisi sanitarie degli ultimi decenni.

Nonostante ciò, resta evidente un divario di genere significativo: le donne italiane, nel 2022, vantavano un’aspettativa di vita di 84,8 anni, oltre quattro anni in più rispetto agli uomini (80,7 anni). Tuttavia, questa longevità non sempre si traduce in anni di vita in buona salute: il 20% delle donne vive con limitazioni o problemi di salute, una percentuale più alta rispetto agli uomini (17%), colmando quasi completamente il divario negli anni di vita sani tra i generi.

Il vero allarme lanciato dal rapporto Ocse riguarda l’inattività fisica, che colpisce trasversalmente tutte le fasce d’età. Il rapporto evidenzia che solo il 19% degli italiani adulti soddisfa le raccomandazioni minime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che prevedono almeno 150 minuti di attività fisica settimanale. Questo dato è nettamente inferiore alla media europea del 32% e pone l’Italia tra i fanalini di coda in Europa. La situazione peggiora ulteriormente tra gli over 65, dove meno del 10% rispetta tali linee guida, rispetto al 22% della media UE. I dati sull’inattività fisica tra i più giovani sono altrettanto allarmanti. Nel 2022, l’Italia si è classificata ultima in Europa per la percentuale di bambini di 11 e 15 anni che seguono le raccomandazioni dell’OMS sull’attività fisica giornaliera. Solo l’11% degli 11enni e appena il 5% dei 15enni raggiungono i livelli consigliati.

Secondo gli autori del report, “questi numeri dipingono un quadro allarmante, suggerendo che l’inattività fisica non solo persiste, ma rischia di peggiorare in futuro se non verranno adottate misure efficaci per contrastarla”.

La sedentarietà ha un prezzo elevato, e non solo in termini di salute pubblica. L’Ocse stima che, tra il 2022 e il 2050, l’inattività fisica costerà all’Italia 1,3 miliardi di euro l’anno in costi sanitari aggiuntivi. Un peso economico che si aggiunge al crescente carico delle malattie croniche legate all’inattività, come il diabete, le patologie cardiovascolari e alcune forme di tumore.

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