Inclusività e qualità delle istituzioni, Italia al di sotto della media Ue

A rivelarlo è il nuovo rapporto della Commissione Europea sulla misura del benessere sostenibile e inclusivo (Siwb) nei Paesi dell’Unione Europea tra il 2011 e il 2022
29 Gennaio 2025
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Esclusione Sociale

L’Italia è molto al di sotto della media Ue sotto i profili dell’inclusività e della qualità istituzionale. A rivelarlo è il nuovo rapporto del Joint Research Centre (Jrc) della Commissione Europea sulla misura del benessere sostenibile e inclusivo (Siwb) nei Paesi dell’Unione Europea tra il 2011 e il 2022. Lo studio misura il progresso sociale andando oltre il Pil per valutare le reali condizioni di vita attraverso sei indicatori chiave: benessere attuale, risorse economiche e sociali per il futuro, resilienza, sostenibilità ambientale, inclusione sociale e qualità istituzionale.

Dall’analisi emerge che negli ultimi dieci anni il benessere nell’Ue ha seguito un andamento complessivamente positivo, con un aumento della qualità della vita percepita, soprattutto nel periodo post-pandemico. Tuttavia, “persistono notevoli differenze tra gli Stati membri, sia in termini di risultati attuali che di capacità di garantire un benessere sostenibile a lungo termine”. E l’Italia non se la passa benissimo.

Panoramica dei risultati per l’Italia

Il report mostra come l’Italia presenti un livello di benessere complessivo simile alla media europea, ma con una serie di disparità marcate nelle varie dimensioni analizzate.

Rispetto al 2011, il benessere percepito è migliorato grazie a un incremento della fiducia nelle istituzioni e una maggiore interazione sociale. Tuttavia, rimangono problematiche strutturali legate all’inclusione sociale e alla qualità istituzionale, aree in cui l’Italia continua a registrare performance inferiori alla media Ue.

Uno degli aspetti più critici riguarda la capacità di costruire una società resiliente e inclusiva, capace di non lasciare indietro nessuno: “nonostante alcuni progressi, le disparità regionali rimangono tra le più ampie dell’Unione, influenzando l’accesso equo alle opportunità economiche e sociali”, scrivono gli analisti del Jrc confermando le disuguaglianze tra Nord e Sud del Paese nonché quelle tra zone urbane e zone interne.

Le performance dell’Italia nelle diverse categorie

  • Benessere oggi: l’indicatore che misura la qualità della vita percepita dagli italiani è migliorato negli ultimi dieci anni, ma rimane al di sotto della media europea. Il report sottolinea che “sebbene gli indicatori di soddisfazione personale siano migliorati, permangono livelli di stress più elevati rispetto ad altri Paesi Ue”;
  • Risorse economiche e sociali per il futuro: la riduzione del capitale umano e sociale è una delle aree più problematiche per l’Italia. Il rapporto evidenzia come “la combinazione di bassa natalità, emigrazione giovanile e scarse opportunità di lavoro qualificato rappresentino una minaccia per il futuro del Paese”. Va evidenziato che l’Italia è tra i Paesi europei con il più alto numero di giovani Neet (Not in Education, Employment, or Training), un dato che preoccupa anche per le ripercussioni sulla crescita economica a lungo termine;
  • Resilienza e transizioni sostenibili: il livello di resilienza dell’Italia è aumentato dopo la pandemia, grazie a misure di sostegno economico e sociale che hanno rafforzato la capacità del Paese di affrontare shock esterni. Tuttavia, si registra un’incapacità di consolidare nel tempo questi miglioramenti. “Gli interventi emergenziali hanno avuto effetti positivi, ma manca una strategia strutturale per rafforzare la resilienza a lungo termine”, spiega il rapporto;
  • Ambiente e sostenibilità: in materia ambientale, l’Italia si colloca a metà della classifica europea. “Sebbene siano stati fatti passi avanti nella decarbonizzazione e nella gestione delle risorse naturali, permangono criticità nella qualità dell’aria e nella gestione dei rifiuti”, sottolinea lo studio. Il rapporto evidenzia la necessità di investimenti più incisivi in energie rinnovabili e politiche ambientali di lungo periodo;
  • Inclusione sociale: qui emergono le principali difficoltà, in particolare riguardo alla parità di genere e alla partecipazione al mercato del lavoro. L’Italia è uno dei Paesi con il maggior gender gap occupazionale: “le donne italiane hanno una probabilità significativamente inferiore di avere un impiego rispetto agli uomini, riflettendo una mancanza di politiche strutturali a sostegno della partecipazione femminile al lavoro”;
  • Qualità istituzionale: il nostro Paese rimane in fondo alla classifica europea per la qualità delle istituzioni e della governance pubblica. “La percezione di inefficienza amministrativa e la scarsa trasparenza continuano a minare la fiducia dei cittadini”, afferma il rapporto, evidenziando il peso della burocrazia e della lentezza nell’attuazione delle riforme.

La resilienza sociale è migliorata e la fiducia istituzionale è in ripresa, ma senza investimenti adeguati in capitale umano, pari opportunità e qualità amministrativa, il rischio di stagnazione rimane alto. “Il futuro dell’Italia dipenderà dalla capacità di affrontare le sfide dell’inclusione sociale e della sostenibilità in modo strutturale e duraturo”, spiega il rapporto.

Gli analisti del Jrc evidenziano anche la grave denatalità che affligge soprattutto l’Italia, Portogallo e Grecia. Si tratta di un aspetto cruciale per il futuro perché la crisi demografica ha profonde implicazioni per vari settori, tra cui la salute pubblica, la forza lavoro e il welfare del Paese. In questo contesto occorrono politiche proattive e strategie per affrontare le sfide poste da una popolazione sempre più anziana, nonché le implicazioni per le future generazioni come ampiamente analizzato sulle pagine di Demografica.

Il benessere in Europa

Allargando lo sguardo, circa la metà degli Stati membri (14 su 27) segnala una situazione relativamente forte (categoria blu), nove Stati membri si attestano intorno alla media Ue27 e cinque hanno una situazione complessivamente debole (Bulgaria, Romania, Lettonia, Grecia, Spagna) sul fronte del benessere, una componente che raccoglie informazioni da tredici indicatori rappresentanti sette dimensioni.

L’indicatore con il punteggio più forte (blu scuro) per la maggior parte dei Paesi è il tasso di occupazione (11 su 27). Questo segnala miglioramenti nel corso del tempo (2011-2022), visibili anche nel valore blu per l’Ue. Lo stesso vale per la copertura sanitaria universale e il numero di decessi per suicidio, ma questi indicatori rivelano una maggiore eterogeneità tra i Paesi, con Lituania, Lettonia, Estonia, Ungheria e Croazia che mostrano una situazione peggiore rispetto alla media in entrambi gli ambiti della salute fisica e mentale.

Guardando ai singoli Paesi, i valori più alti degli indicatori del benessere oggi si registrano in Finlandia e Austria, dove si registrano anche i più alti livelli di soddisfazione media della vita. La situazione peggiori si registra in Bulgaria, Romania, Lettonia, Grecia e Spagna sotto molte dimensioni.

Risorse sociali ed economiche per il futuro benessere

Le risorse sociali ed economiche per il futuro benessere comprendono capitale economico, umano (salute e istruzione) e sociale. Quando parliamo di risorse sociali ed economiche per il futuro benessere, ci riferiamo a tutto ciò che un Paese investe oggi per garantire il benessere delle generazioni future. Ciò include, ad esempio, quanto un Paese spende per l’istruzione e la salute, quanto è alta l’occupazione e quali programmi sociali sono in atto per sostenere i cittadini. La componente delle risorse per il futuro ci aiuta a capire quanto bene un Paese stia preparando il terreno per un futuro sostenibile e prospero.

Gli indicatori con la situazione più bassa tra i Paesi sono il basso rendimento in matematica, lettura, scienze e il tasso di volontariato formale e informale, che sono al di sotto della fascia media di distribuzione 2011-2022 per (più di) metà dei Paesi Ue. Infatti, gli ultimi risultati Pisa (Programme for International Student Assessment) dell’Ocse hanno mostrato che il tasso di basso rendimento è aumentato significativamente in matematica e lettura, e più moderatamente in scienze, nella maggior parte dei paesi rispetto ai precedenti Pisa 2018, in linea con una performance complessiva degli studenti in calo.

I Paesi possono avere livelli diversi di risorse sociali ed economiche per il futuro benessere, a seconda delle dimensioni considerate. La componente delle risorse sociali ed economiche per il futuro benessere include indicatori che misurano capitale economico, capitale umano (come salute e istruzione) e capitale sociale.

Ad esempio, Bulgaria e Romania registrano situazioni al di sotto della media in quasi tutti gli aspetti considerati, mentre altri Paesi, come la Svezia, il Lussemburgo e i Paesi Bassi, mostrano una situazione complessivamente forte, specialmente negli indicatori di capitale umano. Tuttavia, anche in questi Paesi si nota un calo nel rendimento scolastico degli studenti in lettura, matematica e scienze.

Correlazione con il Pil Pro Capite

Sebbene il Pil pro capite sia un buon indicatore della ricchezza di un Paese, non può raccontare tutta la storia. Una forte correlazione (85%) tra le risorse per il futuro e il Pil pro capite indica che i Paesi più ricchi tendono ad avere maggiori risorse da investire nel benessere futuro. Tuttavia, questa correlazione include sia indicatori di stock, come il capitale accumulato (es. infrastrutture, risparmi), sia indicatori di flusso, come i redditi annuali (es. stipendi, entrate fiscali).

Nei Paesi con un Pil pro capite più basso, ci si aspetta che i flussi di investimento siano più alti per cercare di colmare il divario con i Paesi più ricchi. Ad esempio, questi Paesi potrebbero investire di più in istruzione e sanità per migliorare la qualità della vita dei loro cittadini e per aumentare la loro competitività economica.

Tuttavia, basarsi solo sul Pil può essere fuorviante. Le misure di stock, che rappresentano ciò che è stato accumulato nel tempo, e le misure di flusso, che rappresentano i nuovi investimenti fatti ogni anno, non sempre riflettono il vero stato di benessere di una società. Gli investimenti in istruzione e sanità, ad esempio, sono spesso legati alla disponibilità di fondi pubblici, che a sua volta dipende dal Pil.

Per avere un quadro completo, è importante considerare anche altri fattori come la qualità delle istituzioni, la copertura sanitaria universale, il livello di disuguaglianza e la coesione sociale che sono, a tutti gli effetti, degli investimenti per il futuro della società.

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