Gli italiani tra paure climatiche e svolte ecocompatibili

La fotografia dell’Istat
12 Giugno 2024
6 minuti di lettura
Strada allagata durante un'alluvione causata da forti piogge

Da oltre due decenni, l’Istat monitora con attenzione la percezione degli italiani sui temi ambientali attraverso l’Indagine multiscopo “Aspetti della vita quotidiana”. Dal 2012, questo strumento si è arricchito di domande sui comportamenti ecocompatibili dei cittadini, fornendo un quadro sempre più dettagliato delle preoccupazioni e delle azioni che caratterizzano la nostra società.

Nel 2023, i cambiamenti climatici continuano a dominare le preoccupazioni ambientali degli italiani, con il 58,8% degli intervistati che li considera una priorità. Questo dato segna un aumento di 2,2 punti percentuali rispetto al 2022, confermando una tendenza decennale. Seguono l’inquinamento dell’aria, segnalato dal 49,9% della popolazione, e lo smaltimento dei rifiuti, che preoccupa il 38,9% degli italiani, sebbene in lieve calo rispetto all’anno precedente.

Preoccupazioni in evoluzione

Negli ultimi anni, la percezione dei problemi ambientali da parte degli italiani ha subito cambiamenti significativi. L’attenzione verso alcune problematiche storiche, come l’effetto serra e il buco nell’ozono, è diminuita, mentre altre, come i cambiamenti climatici, sono diventate sempre più rilevanti.

Effetto serra e buco nell’ozono

A fine anni ’90, l’effetto serra e il buco nell’ozono erano al centro delle preoccupazioni ambientali degli italiani. Nel 1998, quasi sei persone su dieci consideravano l’effetto serra un problema prioritario. Questa attenzione si è ridotta costantemente, e nel 2023 solo il 33,1% della popolazione lo indica tra le principali preoccupazioni, registrando una diminuzione di oltre 4 punti percentuali rispetto agli anni precedenti.

Questo calo può essere attribuito a vari fattori, tra cui:

  1. Maggiore consapevolezza sui cambiamenti climatici: il focus mediatico e scientifico si è spostato verso i cambiamenti climatici globali, una questione che abbraccia una gamma più ampia di fenomeni ambientali, come le temperature estreme, le alterazioni delle precipitazioni e gli eventi meteorologici estremi.
  2. Interventi di politica ambientale: gli sforzi internazionali per affrontare l’effetto serra, come il Protocollo di Kyoto e l’Accordo di Parigi, hanno portato a una percezione di maggiore controllo e gestione del problema, riducendo la sua priorità percepita tra i cittadini.
  3. Evoluzione della comunicazione scientifica: negli ultimi anni, la comunicazione scientifica ha fatto passi avanti, concentrandosi su una visione più integrata dei problemi climatici, mettendo in evidenza come l’effetto serra sia un sottoinsieme del più ampio fenomeno dei cambiamenti climatici.

Cambiamenti climatici

Contrariamente all’attenuarsi dell’attenzione sull’effetto serra, la preoccupazione per i cambiamenti climatici è aumentata drasticamente. Dal 36,0% del 1998, il numero di cittadini preoccupati è salito al 58,8% nel 2023. Questo incremento di 22,8 punti percentuali riflette una consapevolezza crescente delle implicazioni ampie e potenzialmente devastanti del riscaldamento globale.

Fattori che hanno contribuito a questa crescita includono:

  1. Incremento degli eventi climatici estremi: alluvioni, ondate di calore, incendi e tempeste sempre più frequenti e distruttive hanno messo in luce l’urgenza della crisi climatica.
  2. Movimenti globali di protesta: i movimenti come “Fridays For Future” hanno sensibilizzato le nuove generazioni e la popolazione in generale, portando le tematiche climatiche al centro del dibattito pubblico.
  3. Maggiore informazione e educazione: la diffusione di studi scientifici e rapporti (come quelli dell’IPCC) ha reso più chiari e tangibili i rischi associati ai cambiamenti climatici, spingendo una parte sempre più ampia della popolazione a preoccuparsene.

Inquinamento dell’aria

L’inquinamento dell’aria è una preoccupazione costante da oltre vent’anni, con circa il 50% della popolazione che lo considera un problema cruciale. Questo dato è significativo perché riflette una stabilità nella percezione di questo rischio, probabilmente dovuta all’impatto diretto e visibile che la qualità dell’aria ha sulla salute e sulla qualità della vita quotidiana. Problemi respiratori, malattie cardiovascolari e altre condizioni di salute legate all’inquinamento dell’aria mantengono alta l’attenzione su questa problematica.

Smaltimento dei rifiuti e inquinamento delle acque

La preoccupazione per lo smaltimento dei rifiuti, sebbene ancora rilevante, è in leggera diminuzione, scendendo al 38,9% nel 2023, il livello più basso mai registrato. Questo calo può essere dovuto a:

  1. Miglioramenti nelle infrastrutture di gestione dei rifiuti: aumento della raccolta differenziata e iniziative di riciclaggio possono aver contribuito a ridurre la percezione del problema.
  2. Cambiamenti normativi: nuove leggi e regolamenti sulla gestione dei rifiuti hanno probabilmente aumentato la fiducia dei cittadini nella capacità delle istituzioni di gestire questa problematica.

L’inquinamento delle acque, invece, rimane una costante preoccupazione per circa il 40% degli italiani. La qualità dell’acqua ha un impatto diretto sulla salute pubblica e sugli ecosistemi, e questo spiega la sua rilevanza persistente.

L’impatto degli eventi climatici

Il 2023 è stato segnato da eventi climatici estremi che hanno avuto un impatto significativo sulla percezione degli italiani riguardo al dissesto idrogeologico. Le devastanti alluvioni che hanno colpito le Marche e la Toscana nel maggio del 2023 hanno innescato un forte aumento della preoccupazione pubblica su questo tema, facendo salire l’attenzione nazionale al 26,5%, con incrementi marcati nelle aree direttamente colpite.

Le alluvioni del maggio 2023 hanno avuto conseguenze drammatiche, con numerosi comuni colpiti da frane, smottamenti e allagamenti. Le immagini delle città sommerse dall’acqua e dei terreni devastati hanno rapidamente fatto il giro dei media, generando una forte risonanza emotiva. Questo disastro ha messo in luce la vulnerabilità del territorio italiano di fronte agli eventi climatici estremi, amplificata dalla scarsa manutenzione delle infrastrutture e dalla gestione inadeguata del territorio.

La percezione del dissesto idrogeologico è aumentata di 4 punti percentuali rispetto al 2022. In particolare, nelle Marche, la preoccupazione per il dissesto idrogeologico è salita di ben 11 punti percentuali, raggiungendo livelli di consapevolezza senza precedenti. Anche in Toscana, Umbria ed Emilia Romagna si è registrato un incremento significativo, di circa 6 punti percentuali.

La geografia della preoccupazione ambientale evidenzia un divario significativo tra le diverse regioni italiane. Le aree del Nord Italia, storicamente meno soggette a dissesti idrogeologici estremi rispetto al Centro e al Sud, hanno mostrato una maggiore sensibilità verso il problema dopo gli eventi del 2023. E ancora, al Nord, i cambiamenti climatici preoccupano il 61,2% della popolazione, contro il 51,9% del Sud. L’inquinamento delle acque è un tema sentito soprattutto nelle regioni settentrionali (40,9%) rispetto a quelle meridionali (34,0%). Al contrario, il problema dello smaltimento dei rifiuti è più acuto nel Centro e nel Sud Italia.

Le risposte delle istituzioni

In risposta agli eventi climatici estremi, le istituzioni locali e nazionali hanno avviato una serie di interventi per migliorare la resilienza del territorio. Tra questi, piani di manutenzione straordinaria delle infrastrutture idriche, campagne di sensibilizzazione sulla gestione sostenibile del territorio e incentivi per l’adozione di pratiche agricole e urbanistiche più rispettose dell’ambiente.

L’influenza dei media e dei movimenti ambientalisti

I media hanno giocato un ruolo chiave nel sensibilizzare l’opinione pubblica sugli impatti del dissesto idrogeologico. Reportage dettagliati, interviste con esperti e testimonianze delle vittime delle alluvioni hanno contribuito a creare una maggiore consapevolezza. Inoltre, movimenti ambientalisti come “Fridays For Future” hanno continuato a mobilitare i giovani e a mantenere alta l’attenzione sui temi ambientali, esercitando una pressione costante sulle autorità per azioni concrete.

La voce dei giovani

I giovani italiani tra i 14 e i 24 anni mostrano una sensibilità particolare verso le questioni ambientali, un dato che emerge chiaramente dall’indagine condotta dall’Istat. Questo segmento della popolazione è più incline a preoccuparsi per la perdita di biodiversità, con il 31,9% che considera questo un problema rilevante, rispetto al 18,5% degli over 55. Analogamente, la distruzione delle foreste preoccupa il 24,6% dei giovani, contro il 18,4% degli adulti più anziani.

Nonostante la forte preoccupazione espressa per temi come la biodiversità e le foreste, i giovani sembrano meno inclini rispetto agli adulti ad adottare comportamenti quotidiani ecocompatibili. Solo il 53,0% dei giovani presta attenzione a non sprecare acqua, contro il 79,0% degli over 55. Una tendenza simile si riscontra nel risparmio energetico, con il 53,1% dei giovani che dichiara di fare attenzione a non sprecare energia, rispetto al 76,1% degli adulti più anziani.

Dove i giovani eccellono è nell’adozione di mezzi di trasporto sostenibili. Ben il 29,5% dei giovani sotto i 24 anni utilizza abitualmente mezzi di trasporto alternativi all’auto privata o ad altri veicoli a motore privati, una percentuale significativamente superiore al 17,3% degli over 55.

Tra i giovani, le ragazze mostrano una maggiore preoccupazione rispetto ai ragazzi per diverse questioni ambientali. Le giovani donne sono più spesso preoccupate per i cambiamenti climatici (+5,8 punti percentuali rispetto ai loro coetanei maschi), la perdita di biodiversità (+8,8 punti) e la distruzione delle foreste (+3,8 punti).

Il ruolo dell’istruzione e della consapevolezza

Il titolo di studio gioca un ruolo cruciale nella formazione delle opinioni e dei comportamenti ambientali: i laureati mostrano una maggiore sensibilità verso le problematiche ambientali rispetto a chi ha un livello di istruzione più basso. Ad esempio, il 63,9% dei laureati si preoccupa dei cambiamenti climatici contro il 52,2% di chi ha solo la licenza media. Le campagne educative e di sensibilizzazione mirate ai giovani possono quindi avere un impatto significativo nel promuovere pratiche ecocompatibili.

La partecipazione dei giovani a movimenti ambientalisti, come i “Fridays For Future”, ha evidenziato la loro capacità di influenzare l’opinione pubblica e le politiche ambientali. Dal 2019, anno di diffusione dei movimenti di protesta studentesca ispirati a Greta Thunberg, l’attenzione per la crisi climatica è aumentata significativamente, raggiungendo il 70% dei cittadini preoccupati. Questo dimostra il potere dei giovani non solo come futuri custodi dell’ambiente, ma anche come attori attivi del cambiamento.

La crescente consapevolezza degli italiani sui temi ambientali rappresenta un segnale positivo, indicando un maggiore impegno verso la sostenibilità. Tuttavia, le differenze regionali e generazionali sottolineano la necessità di politiche mirate che possano coinvolgere tutti i segmenti della popolazione in un percorso condiviso verso un futuro più verde e sostenibile.

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