Come l’intelligenza artificiale selezionerà il personale di un’azienda

Secondo l’Osservatorio Hr 2025 Zucchetti, nel 2025, la quota di chi dichiara di utilizzare l’Ai per le attività recruitment ha raggiunto il 15% (+3% rispetto al 2024)
24 Aprile 2025
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Cresce l’interesse delle aziende italiane verso l’Intelligenza artificiale applicata alle Risorse umane. Nel 2025, la quota di chi dichiara di utilizzarla per le attività recruitment ha raggiunto il 15%, con un incremento del 3% rispetto all’anno precedente. Ancora più significativo è il dato di chi prevede di introdurla a breve: l’11% delle aziende afferma che lo farà quanto prima, registrando un balzo del 7% rispetto al 2024.

A riportare questi dati è il report Osservatorio Hr 2025 realizzato da Zucchetti che ha così fotografato come l’Ai stia entrando sempre più a far parte dei processi di ricerca e selezione del personale delle aziende italiane.

L’Ai in azienda

A trainare questo cambiamento sono soprattutto le grandi aziende, dove l’aumento dell’adozione dell’Ai segna un +7%, mentre le intenzioni di utilizzo crescono del +10%. Tuttavia, l’entusiasmo è accompagnato da una percezione diffusa di incertezza: il 62% delle imprese e il 70% delle grandi realtà credono che l’Ai cambierà radicalmente il lavoro delle Risorse umane, ma entrambi i dati registrano un lieve calo (-3%).

Significativo anche il dato sugli indecisi: il 25% non sa ancora come valutare l’impatto dell’Ai in ambito Hr, una percentuale in crescita (+2%), a testimonianza di come l’argomento sia ancora poco compreso. Per molti, l’Ai è oggi uno strumento di produttività individuale, più che una tecnologia integrata nei processi organizzativi.

Il rischio, come per ogni tecnologia dirompente, è quello della disillusione: aspettative troppo alte, risultati non immediati e una comprensione ancora limitata delle sue potenzialità possono rallentare il processo di adozione.

Divario Nord e Sud Italia

Il divario è particolarmente evidente nelle piccole imprese e nel Sud Italia. Nelle aziende meno strutturate si osserva un calo del 10% nella fiducia nell’impatto trasformativo dell’Ai, un aumento del 2% nei giudizi negativi e un +8% di indecisi. Viceversa, in contesti più dinamici come il settore commercio o l’area metropolitana di Milano, si registrano segnali incoraggianti: l’uso dell’Ai per analizzare curriculum e gestire annunci di lavoro tocca il 4% e il 7% rispettivamente, e nel solo milanese l’utilizzo Hr dell’Ai arriva al 23%, ben oltre la media nazionale.

L’effetto moda, però, rischia di banalizzare l’Ai, aggravando un ritardo che l’Italia non può permettersi. Serve invece un approccio pragmatico, orientato ai risultati e centrato su task specifici. In questo senso, il legame tra Ai e analisi dei dati è la chiave: il 78% delle aziende individua in quest’area il maggior potenziale dell’Ai, percentuale che sale all’86% nelle grandi organizzazioni.

Il potenziale dell’Ai nelle Hr

L’intelligenza artificiale può migliorare l’efficienza della raccolta e interpretazione dei dati Hr, generare visualizzazioni e insight, suggerire analisi predittive, e supportare decisioni strategiche. Altri ambiti promettenti sono gli annunci di lavoro e la selezione (63%, 73% nelle grandi), così come i suggerimenti per la formazione (57%, 61% grandi), in un’ottica più consulenziale.

Il vero valore aggiunto sarà nel supporto quotidiano all’Hr: creare annunci più efficaci, proporre percorsi formativi personalizzati, rilevare segnali di burnout, o proporre piani di workforce planning basati sui dati storici. Un supporto concreto per Hr e manager chiamati a rispondere a sempre più sollecitazioni interne ed esterne.

Infine, sarà fondamentale integrare l’Ai nei software gestionali per potenziarne l’efficacia, garantire la sicurezza dei dati e il rispetto del Regolamento generale sulla protezione dei dati (Gdpr). Ma la sfida non sarà solo tecnologica: l’Hr dovrà evolvere nel proprio ruolo, promuovere nuove competenze e policy, e saper guidare l’Ai per creare vero valore.

“Ciò che emerge, in estrema sintesi, è che in realtà aziende e Hr stanno mantenendo un approccio in continuità con lo scorso anno – si legge nel report -: una continuità che si può intendere come la conferma delle priorità e delle ricette con cui le aziende approcciano i processi e la digitalizzazione dell’Hr, ma che in alcuni casi può anche tradursi in attesa e prudenza davanti ai grandi fenomeni esogeni all’azienda, tutt’altro che chiari e prevedibili, o ancora peggio rischia di diventare un’interruzione alle spinte di innovazione .

E concludono: “È evidente, d’altronde, che il contesto in cui l’azienda oggi opera vive un momento di forti discontinuità, di crisi dei modelli politici ed economici consolidati dal secondo dopoguerra a oggi e di sviluppi tecnologici come l’Intelligenza artificiale che stanno ridefinendo le regole di tanti campi, organizzazione aziendale ed Hr compresi”.

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