Inquinamento e demenza: quale legame? Lo studio

Lo studio ha trovato un'associazione statisticamente significativa tra l'esposizione prolungata a specifici inquinanti atmosferici e diagnosi di demenza
25 Luglio 2025
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Inquinamento Aria Canva

Respirare aria inquinata a lungo termine è un fattore di rischio per lo sviluppo della demenza. Dal 2022, in particolare, le ricerche su questo tema sono aumentate notevolmente. Ora, un nuovo studio molto approfondito, pubblicato sulla rivista Lancet Planet Health, rafforza ulteriormente questa connessione allarmante.

I risultati suggeriscono che ridurre l’esposizione all’inquinamento atmosferico potrebbe portare a una diminuzione significativa dei casi di demenza in tutto il mondo.

Inquinamento e demenza

Questa ricerca, una “revisione sistematica e meta-analisi”, ha esaminato 51 studi di osservazione primari pubblicati fino a ottobre 2023. Di questi, 32 sono stati inclusi nelle “meta-analisi”: sono stati combinati i dati di per ottenere un risultato più robusto, coinvolgendo una popolazione totale di oltre 26 milioni di persone.

Si stima che la malattia colpisca circa 57 milioni di persone in tutto il mondo e si prevede che il numero di casi aumenterà fino ad almeno 150 milioni entro il 2050.

Quali sono gli inquinanti più problematici per il cervello? Lo studio ha trovato un’associazione statisticamente significativa tra l’esposizione prolungata (per un anno o più) a specifici inquinanti atmosferici e una successiva diagnosi di demenza. Vediamo i principali:

  • Pm2.5 (particolato fine): Queste sono particelle minuscole, con un diametro inferiore a 2,5 micrometri, invisibili ad occhio nudo, che possono penetrare in profondità nei polmoni. Sono prodotte principalmente da traffico, industrie e riscaldamento. Lo studio ha rilevato che un aumento di 5 microgrammi per metro cubo (μg/m3 – un’unità di misura della concentrazione nell’aria) nell’esposizione è stato associato a un rischio aumentato dell’8% di sviluppare demenza. Questo dato si basa sull’analisi di 21 studi e oltre 24 milioni di persone.
  • Biossido di azoto (No2): Questo è un gas prodotto principalmente dalla combustione di carburanti, come quelli dei veicoli. Un aumento di 10 μg/m3 nell’esposizione è stato collegato a un rischio aumentato del 3% di demenza. Questo risultato deriva da 16 studi e oltre 17 milioni di persone.
  • Carbonio nero / assorbanza di Pm2.5: Conosciuto anche come fuliggine è una componente del particolato fine prodotta dalla combustione incompleta. Un aumento di 1 μg/m3 nell’esposizione ha mostrato un’associazione ancora più forte, con un rischio aumentato del 13% di demenza. Questo dato proviene da sei studi che coprono quasi 19,5 milioni di individui.
  • Altri inquinanti: Per gli ossidi di azoto (Nox), il Pm10 (particolato più grande, con diametro inferiore a 10 micrometri) e l’ozono annuale (O3), lo studio non ha trovato associazioni significative. Tuttavia, è importante notare che questi risultati si basano su un numero minore di studi e presentano una maggiore variabilità.

La demenza è una condizione che porta a un progressivo declino delle capacità cognitive, essendo l’ottava causa di morte a livello globale nel 2021. Già la “Lancet Commission” del 2024, un autorevole gruppo di esperti, aveva identificato l’inquinamento atmosferico come uno dei 14 fattori di rischio modificabili per la demenza.

Questa nuova analisi aggiunge un peso considerevole a queste prove, evidenziando che ridurre l’esposizione all’inquinamento potrebbe effettivamente diminuire i tassi di demenza. Gli autori dello studio sottolineano che standard di qualità dell’aria più severi porterebbero probabilmente benefici sostanziali per la salute, la società e l’economia. La ricerca evidenzia l’urgenza di interventi politici per contrastare l’esposizione all’inquinamento in modo equo, dato che l’inquinamento è un problema diffuso e colpisce in modo sproporzionato alcune comunità.

Il futuro della ricerca

Nonostante la metodologia rigorosa, lo studio riconosce alcune limitazioni. Ad esempio, l’inquinamento atmosferico è una miscela complessa di diversi inquinanti che spesso si presentano insieme, quindi gli effetti osservati potrebbero non essere dovuti a un singolo inquinante isolato. Inoltre, i metodi usati per stimare l’esposizione delle persone (spesso basati sull’indirizzo di casa) non sempre catturano la reale esposizione individuale, che varia molto a seconda di dove si lavora o si trascorre il tempo.

Un’altra limitazione importante è che la maggior parte degli studi inclusi proveniva da Paesi ad alto reddito. Questo significa che i risultati potrebbero non essere pienamente applicabili a tutte le popolazioni globali, e sottolinea la necessità di future ricerche in contesti sociali, culturali e geografici più diversi, comprese le differenze tra popolazioni rurali e urbane.

In sintesi, la lotta contro l’inquinamento atmosferico non è solo una questione ambientale, ma un imperativo per la salute pubblica che potrebbe proteggere milioni di cervelli in tutto il mondo.

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