In Svezia e Danimarca lavorano di più le donne con i figli che quelle senza

Nel 2023, il livello più basso del tasso di occupazione riguardava le donne con figli in due terzi degli Stati membri dell’Unione europea
8 Ottobre 2024
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Maternita Lavoro Canva

In due terzi degli Stati membri dell’Unione europea, nel 2023, il livello più basso del tasso di occupazione riguardava le donne con figli. Eccezioni sono Svezia e Danimarca, dove i tassi
per le donne con figli erano rispettivamente di 7,7 e 7,0 punti percentuali più alti rispetto alle donne senza bambini.

Una situazione simile, con differenze minori, è stata registrata in Croazia, Lettonia, Portogallo, Slovenia, Paesi Bassi e Finlandia. Il dato emerge nel nuovo rapporto 2024 di Eurostat riguardante l’uguaglianza e la non discriminazione nell’Ue, che presenta gli indicatori più importanti in questo settore e riflette l’impegno dell’Unione europea nei confronti di valori fondamentali quali l’uguaglianza, i diritti umani, il pluralismo, la tolleranza e l’eliminazione della discriminazione.

Figli e divario occupazionale

La pubblicazione presenta una selezione di statistiche chiave su uguaglianza e non discriminazione per l’Ue nel suo complesso. Il report analizza la situazione della popolazione, gli aspetti legati alla salute, l’istruzione, il mercato del lavoro e il reddito e condizioni di vita. E uno dei dati che maggiormente sorprende è che il divario occupazionale, in quasi tutta l’Ue, vede più uomini che donne impegnate nel mondo del lavoro. L’unico gap nel quale le donne superano gli uomini è nei contratti part time con quasi il 20% in più di donne occupate rispetto agli uomini.

Ma quando si parla di genere, un’altra differenza significativa riguarda gli uomini con figli o senza e le donne lavoratrici con o senza figli. Per quelli con figli, il divario era del 17,0%, derivante da un tasso più elevato per gli uomini (91,9 %) e da tasso più basso per le donne (74,9 %).

Per quelli senza figli, il divario era del 4,0%, con un tasso più elevato per gli uomini (83,7 %) che per le donne (79,7%).

A dimostrazione che avere un figlio implica molto più spesso l’abbandono professionale per le donne rispetto agli uomini è un altro dato: nel 2023 il tasso di occupazione più elevato è stato per uomini con bambini. Il tasso di occupazione degli uomini con bambini era superiore al 90,0% in 24 dei 27 Stati.
E, eccezione fatta di Svezia e Danimarca, il tasso di occupazione più basso si verificava in due terzi degli Stati membri.

Ma non solo maternità. Anche la disabilità contribuisce ad aumentare il divario di genere. Nello specifico, nel 2023, il divario occupazionale dei disabili nell’Ue maggiore per gli uomini (15 punti percentuali) rispetto alle donne (13 punti percentuali); questo divario è stato maggiore in due terzi degli Stati membri dell’Ue.

Indipendentemente dal sesso, il divario occupazionale per persone con disabilità era generalmente compreso tra 5 e 23 punti percentuali.

Tipologie contrattuali

Considerando misure occupazionali diverse, quali i lavoratori part time freelance, le persone che lavorano part time con contratto a tempo determinato, il divario occupazionale è stato invertito, con tassi più elevati per donne che per gli uomini.

Nel 2023, il 17,1% delle persone di età compresa tra 20 e 64 anni nell’Ue che erano occupati e lavoravano a tempo parziale. Il divario di genere più grande riguardava il tasso di occupazione di chi lavora part time: in quel caso il tasso di occupazione maschile nel 2023 era pari a 20,2 punti percentuali inferiori a quelli delle donne.

Negli Stati membri il lavoro a tempo parziale era meno diffuso in Bulgaria, dove solo l’1,4% degli occupati non lavorava a tempo pieno. Nella maggior parte degli altri Stati membri la percentuale era inferiore al 25,0%. Quote più elevate sono state osservate in Germania (28,5%), Austria (30,4%) e Paesi Bassi (39,0%).

La percentuale di lavoro a tempo parziale nell’Ue era più elevata per le donne (27,9%) rispetto agli uomini (7,7%) nel 2023, un divario di 20,2 punti percentuali. Il divario di genere più grande per quanto riguarda la quota di lavoro part-time si è registrato nei Paesi Bassi, al 42,3 punti percentuali, poiché la quota femminile era del 61,2% e quella per gli uomini era del 18,9%. Anche i divari di genere erano ampi negli altri due Stati membri dell’Ue con valori relativamente elevati di quote di occupazione a tempo parziale, con l’Austria che ha un divario di 38,6 punti percentuali e la Germania con 36,9 punti percentuali.

Il divario di genere più basso è stato registrato per la Bulgaria, pari a 0,2 punti percentuali. La Romania era l’unico Stato membro a registrare una quota più elevata di lavoro a tempo parziale tra uomini (3,6%) che tra le donne (2,9%).

Disoccupazione e salari

Nel 2023, inoltre, l’Unione Europea ha registrato 13,2 milioni di disoccupati tra i 15 e i 74 anni, con un tasso di disoccupazione complessivo del 6,1%. I giovani tra i 15 e i 24 anni rappresentavano il 21,3% dei disoccupati, con un tasso di disoccupazione del 14,5%, significativamente più alto rispetto agli adulti (5,5%) e agli anziani (4,3%). Le differenze di genere mostrano che tra i giovani il tasso di disoccupazione era 0,9 punti percentuali più alto per i maschi, mentre tra gli adulti e gli anziani era più alto per le femmine, rispettivamente di 0,9 e 0,3 punti percentuali.

In alcuni Paesi come Lussemburgo, Grecia, Croazia, Italia, Cechia, Romania e Austria, le giovani donne avevano tassi di disoccupazione più alti rispetto ai giovani uomini, mentre in Lettonia, Finlandia, Belgio, Romania, Irlanda, Germania e Austria, gli adulti maschi avevano tassi di disoccupazione più alti rispetto alle femmine.

Per quanto riguarda i salari, la media europea è stata calcolata con i dati del 2018, i più recenti e completi per analizzare tutti gli Stati membri, ed è emerso che il 15,2% degli impiegati nell’Ue erano lavoratori a basso salario.

I Paesi con la percentuale più bassa di lavoratori a basso salario erano Svezia, Portogallo e Finlandia (5% o meno), mentre Lettonia, Lituania, Estonia, Polonia e Bulgaria registravano le percentuali più alte, superando il 21%. I giovani sotto i 30 anni erano i più colpiti, con il 26,2% di loro classificati come lavoratori a basso salario, rispetto al 12,5% degli adulti tra i 30 e i 49 anni e al 13,9% degli anziani di 50 anni o più.

Il gap salariale di genere nell’Ue era del 36,2%, con le donne che guadagnavano in media il 36,2% in meno rispetto agli uomini. I Paesi con il gap salariale più basso erano Lituania, Portogallo e Slovenia, mentre Austria, Paesi Bassi, Italia, Germania, Grecia e Malta registravano i gap più alti, tutti superiori alla media Ue.

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